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Bambini e raggi x. L’allarme degli esperti: “Più del 40% dei pediatri non informa i genitori dei rischi”. Ogni anno 4 milioni di esami pediatrici


Un’indagine frutto della collaborazione di fisici medici, pediatri e radiologi sulle radiazioni in pediatria illustrata oggi al Ministero della Salute. Il dato conferma “una scarsa conoscenza delle questioni relative alle dosi di radiazioni ionizzanti somministrate durante l’esecuzione di esami radiologici” da parte dei pediatri. E infatti il 91% dei medici intervistati richiede di essere aggiornato sul tema. Le raccomandazioni per ridurre al minimo i rischi.

06 NOV - Più della metà dei pediatri ha appreso nozioni di radioprotezione soltanto durante gli studi universitari o della specializzazione. Il 91% di essi è fortemente interessato ad approfondire la tematica non solo in ambito pediatrico ma anche circa il periodo prenatale. Il 41% nell’ultimo anno non ha informato il paziente circa i rischi connessi ad una determinata procedura radiologica, segno forse proprio di una scarsa conoscenza delle questioni relative alle dosi di radiazioni ionizzanti somministrate durante l’esecuzione di esami radiologici.
 
Questi i principali dati emersi da un’indagine tra i soci della Società italiana di pediatria nell’ambito del progetto “Radiazioni in pediatria” lanciato lo scorso giugno da tre società scientifiche - Associacione italiana di Fisica medica, Società Italiana di Pediatria e Società Italiana di Radiologia Medica - per verificare il livello di conoscenza dei pediatri in materia di radioprotezione.
 
L’indagine è stata presentata oggi al Ministero della Salute nel corso di un inconbtro promosso dall’Associazione Italiana di Fisica Medica, nell’ambito dei festeggiamenti per la III Giornata internazionale di fisica medica che si celebra sabato 7 novembre in tutto il mondo.
 
I numeri degli esami radiologici. Secondo i dati Istat la popolazione pediatrica italiana (tra 0 e 14 anni) è di circa 8,5 milioni, corrispondente al 14% dell’intera popolazione, mentre gli esami radiologici eseguiti annualmente nel nostro Paese sono quasi 40 milioni, di cui circa un decimo riguardano gli esami pediatrici.
 
Premesso che gli esami radiologici consentono ai medici di effettuare la diagnosi e decidere il corretto iter terapeutico dei loro pazienti, è risaputo – si legge in una nota dell’Aifm - che l’eccessiva esposizione alle radiazioni ionizzanti potrebbe comportare effetti dannosi alla salute nel lungo periodo e che i bambini, sia per una maggiore radiosensibilità che per una maggiore aspettativa di vita rispetto a un adulto, possono essere più facilmente soggetti al danno.Per questi motivi, il bambino, ancor più dell’adulto, deve venir tutelato e sottoposto ad esami con tecniche a basse dosi allo scopo di minimizzare il rischio.
 
La radioprotezione del paziente – prosegue la nota - deve essere il risultato del concorso di tutti gli attori coinvolti, nel rispetto di ruoli e competenze: la popolazione (pazienti), i prescrittori d’esami (Medici di base e pediatri) e gli specialisti di settore (Radiologici e Fisici medici).
 
“In realtà – dichiara Luisa Begnozzi, presidente Aifm – non è mai possibile fornire un dato certo sul rischio. Infatti la dose che un paziente assorbe durante un esame è molto variabile e dipende da diversi parametri, alcuni tecnologici, altri anatomici (età del paziente, peso, altezza, distretto anatomico esaminato, ecc.) per cui la stima della dose efficace per singolo paziente non può che essere personalizzata”.
 
Ciò che conta e quello di cui il paziente deve essere sempre consapevole – osservano gli esperti - è il rapporto beneficio/rischio, che per esami radiologici giustificati e adeguatamente ottimizzati è sicuramente a favore del primo.
 
Appropriatezza, giustificazione e ottimizzazione sono le parole d’ordine. Un esame deve essere appropriato al quesito clinico, poi occorre che sia giustificata la sua esecuzione, cioè ritenuta necessaria e non sostituibile con altre metodiche di diagnosi, e infine ottimizzato, ovvero – sottolineano i curatori dell’indagine - in grado di produrre immagini di qualità adeguata al quesito diagnostico utilizzando la minima dose al paziente.
 
Mentre la responsabilità della giustificazione – ricordano ancora gli esperti - è condivisa fra medico prescrivente e medico specialista (radiologo, medico nucleare, ..), l’ottimizzazione è a carico di quest’ultimo e del Fisco medico il quale esegue la stima della dose al paziente pediatrico e suggerisce le tecniche di esposizione da adottare per ridurre i rischi per il bambino.
 
Ma ecco le raccomandazioni per ridurre al minimo la dose di radiazioni erogata ai bambini nelle procedure radiologiche è necessario:
· eseguire l’esame solo quando sussiste un evidente beneficio
· impiegare la minima quantità di radiazioni necessaria a un’adeguata visualizzazione adattandola alle dimensioni del bambino
· limitare l’esame al solo distretto anatomico da esaminare
· evitare scansioni multiple
· utilizzare, se possibile per il quesito diagnostico proposto, metodiche alternative (come ecografia e risonanza magnetica)

06 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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