Allergie alimentari. La denuncia degli allergologi: “Ci sono 4 mln esami ‘farlocchi’”. Dal test del capello a quello della forza. Ecco quelli che non servono a nulla
Messi al bando alcuni esami, dal test del capello a quello della forza muscolare. “Ogni anno sono circa 4 milioni gli esami fasulli eseguiti in Italia: positivi nove volte su dieci, hanno la stessa attendibilità diagnostica del lancio di una monetina ma fanno sprecare ben 300 milioni di euro l'anno”.
21 SET - In Italia cresce al ritmo dell’ 8/10% all’anno, il ricorso a test inutili e ‘fai da te’ per la diagnosi di allergie e intolleranze alimentari: per arginare il fenomeno, in occasione di EXPO Milano 2015 la Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) presenta le prime linee guida per l’interpretazione dei test diagnostici assieme a un
vademecum per i cittadini che sospettano allergie o intolleranze alimentari e un documento guida per i ristoratori, per accogliere senza rischi i clienti allergici.
“I veri allergici – rivela la Siaaic - sono oltre 2 milioni e gli intolleranti a lattosio, nickel o altre sostanze negli alimenti sono complessivamente circa 10 milioni, ma si stima che siano almeno altri 8 milioni gli italiani “ipersensibili immaginari” che imputano a un cibo qualsiasi i sintomi più vari. Per la diagnosi esistono test validati, ma ogni anno sono circa 4 milioni gli esami fasulli eseguiti in Italia: positivi nove volte su dieci, hanno la stessa attendibilità diagnostica del lancio di una monetina ma fanno sprecare ben 300 milioni di euro l'anno.
“Un esercito di circa 20 milioni di italiani – riassume la Società di allergologia - che a torto o a ragione in un caso su due spendono centinaia di euro in test che non sono validati con i criteri della Medicina Basata sulle Evidenze Scientifiche, e che hanno la stessa attendibilità del lancio di una monetina: ogni anno sono 3-4 milioni gli esami inutili eseguiti per diagnosticare ipotetiche intolleranze e allergie, con uno spreco di ben 300 milioni di euro. Il ricorso a test come quelli del capello o della forza muscolare, del tutto privi di fondamento scientifico, cresce al ritmo del 10% all'anno e rischia di non far individuare i veri pazienti”.
Mettendo al bando gli esami più “fantasiosi”, SIAAIC offre inoltre ai cittadini “un nuovo vademecum, utile per capire come riconoscere una reale ipersensibilità e non cadere nelle costose trappole dei test inutili, e ai ristoratori un documento-guida, perché possano accogliere senza rischi gli clienti allergici”.
“Purtroppo le intolleranze alimentari, confuse per di più dalla maggioranza con le allergie vere e proprie, sono ormai una “moda” con cui si spiegano i sintomi più disparati: chi non riesce a dimagrire spesso si convince che sia per colpa di un'intolleranza, mentre nessuna di quelle reali può far ingrassare – osserva
G. Walter Canonica, presidente SIAAIC - Orticaria acuta, sintomi gastrointestinali e anafilassi sono i segni distintivi delle allergie, ma oggi basta avere una stanchezza inspiegabile, qualche difficoltà digestiva, mal di testa, dolori alle articolazioni o altri disturbi aspecifici e non facilmente inquadrabili per autodiagnosticarsi un'intolleranza alimentare “prendendo di mira” un cibo quasi a caso. I danni sono molteplici: se da un lato si spendono centinaia di euro per sottoporsi a esami senza alcuna corretta validazione scientifica che hanno un costo variabile dai 90 ai 400/500 euro, proposti ampiamente attraverso i più diversi canali di vendita, dall'altro esiste anche il rischio di sottovalutare condizioni cliniche reali come un'eventuale vera allergia o una celiachia. Ne deriva che il processo diagnostico deve essere rigoroso, secondo un iter ben preciso che non può essere improvvisato”.
Gli esperti di SIAAIC, mettendo al bando esami come il VEGA test, il test della forza e del capello e la biorisonanza, sottolineano l'inaffidabilità dei test “alternativi” che in nove casi su dieci danno un verdetto positivo per dare al paziente l'illusione di una diagnosi, ma che in realtà hanno la stessa affidabilità del lancio di una monetina. Per aiutare i medici nell'interpretazione dei test validati e consentire anche chi non è uno specialista allergologo di indicare al proprio paziente i passi giusti da fare, dove farli e a chi rivolgersi per i test, gli esperti hanno appena pubblicato le linee guida per la diagnosi delle allergie alimentari.
“Le metodiche diagnostiche attuali sono molto raffinate e ci consentono, nel caso delle allergie alimentari, di individuare con precisione a quale porzione, proteina, dell'alimento si è realmente ipersensibili – interviene
Mario Di Gioacchino, Vicepresidente SIAAIC e coordinatore delle linee guida - Questi strumenti sono essenziali, perché permettono di dare indicazioni ai pazienti più accurate rispetto al passato, migliorando nettamente la loro qualità di vita: in alcuni casi ad esempio è possibile consumare un frutto a cui si è allergici togliendone la buccia, oppure un alimento si può mangiare una volta cotto. Dipende dalle proteine specifiche che sono coinvolte nell'allergia, conoscerle oggi è possibile e significa anche sapere se il paziente è a maggiore o minor rischio di reazioni severe fino allo shock anafilattico. Le linee guida della SIAAIC vogliono indicare ai medici il corretto percorso diagnostico, il vademecum dedicato ai pazienti vuole invece essere una “guida” per riconoscere i sintomi di possibili allergie e per trovare le risposte che servono davvero”. Un semplice diario alimentare, ad esempio, è un primo e utilissimo passo per riuscire ad associare il consumo di un alimento a un'eventuale reazione; poi, occorre rivolgersi a un allergologo evitando il fai da te con i test per le intolleranze.
“Sarà lo specialista a sottoporre il paziente agli esami adeguati per capire se si tratta di un'allergia o di un'intolleranza o se pure non c'è nulla di tutto questo di cui preoccuparsi – osserva
Donatella Macchia, responsabile dell’Area Allergie Alimentari SIAAIC - Il vademecum indica anche quali risposte ci si devono attendere da un medico qualificato e quali sono i comportamenti “virtuosi” se ci si scopre allergici o intolleranti: primo su tutti, attenersi alle indicazioni dietetiche date senza cedere al fai da te. Abbiamo realizzato anche un vademecum per i ristoratori: oggi non è più pensabile che in un ristorante non vi sia almeno una persona in grado di rispondere ai dubbi e alle richieste di un cliente che dichiari un'allergia. Il nostro documento dà indicazioni per evitare contaminazioni nella preparazione, conservazione e nel servizio e fornisce utili informazioni per l'acquisto di materie prime sicure, tracciabili e ben etichettate. Tutto questo con l'obiettivo di rendere la vita di chi è realmente allergico sempre più semplice, a partire da una corretta e tempestiva diagnosi sgombrando il campo dai troppi equivoci che ci sono in questo settore”.
ELENCO DELLE METODICHE DIAGNOSTICHE ALTERNATIVE NON VALIDATE
- Test del capello: verifica delle sostanze chimiche del capello per stabilire lo stato di salute del soggetto;
- Test su cellule del sangue: valuta modifiche nelle cellule a contatto con le più varie sostanze;
- Test della forza: valuta variazioni della forza quando si manipolano alimenti nocivi;
- VEGA Test: Il paziente ha in una mano un elettrodo negativo attaccato ad un circuito cui si applica l’alimento e si tocca il paziente con l’elettrodo positivo. La variazione del voltaggio indicherebbe intolleranza all’alimento specifico;
- Biorisonanza: valutazione con un computer del campo magnetico del soggetto e delle variazioni indotte da un alimento che genera intolleranza o allergia;
- Pulse test o del riflesso cardiaco auricolare: valuta le variazioni della frequenza del polso a contatto con alimento che genera intolleranza o allergia.
21 settembre 2015
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