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Diabete di tipo 2. La terapia incretinica fa venire il cancro al pancreas?


L’allarme è stato lanciato da BMJ e Channel 4: le case farmaceutiche produttrici della nuova classe di farmaci incretino-mimetici contro il diabete avrebbero nascosto i dati sul legame tra queste sostanze e gravi patologie pancreatiche. Le autorità regolatorie – compresa l’AIFA – hanno già fatto sapere di stare analizzando i dati a disposizione.

11 GIU - Le accuse sono forti e arrivano da fonti autorevoli: ci sono prove che suggeriscono che alcuni nuovi farmaci per il diabete – in particolare le terapie incretino-mimetiche – potrebbero essere collegate all’insorgenza di cancro al pancreas e di altre patologie gravi. A dirlo sono infatti il British Medical Journal e Channel 4, emittente televisiva pubblica britannica, in un’inchiesta che ha scatenato una bufera nel mondo sanitario. I dati sono stati divulgati questa settimana sia in versione cartacea che in uno speciale televisivo e dimostrerebbero come effetti collaterali potrebbero essere stati tenuti nascosti e quindi non siano stati considerati in fase di approvazione dei farmaci stessi da parte delle autorità regolatorie. Data la gravità delle accuse, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha già fatto sapere di stare analizzando con attenzione i dati emersi e di stare procedendo con cautela già da un anno nella gestione della prescrivibilità di questi farmaci.
 
A giungere alla preoccupante conclusione sono diversi studi indipendenti, che mettono in discussione le ricerche delle case farmaceutiche che producono i farmaci stessi: analizzando questi dati insieme a quelli contenuti nelle centinaia di pagine di documenti consegnati dalle industrie alle autorità regolatorie, BMJ ha scoperto dati mai pubblicati, che sembrano dimostrare “effetti collaterali infiammatori o proliferativi sul pancreas”. Inoltre, secondo la rivista britannica, le case farmaceutiche non avrebbero condotto alcuni dei test di sicurezza cruciali per valutare l’effettiva pericolosità dei farmaci. Deborah Cohen, autrice dell’inchiesta, ha puntualizzato: “Presi singolarmente i risultati di questi studi non sembrano portare a particolari conclusioni negative, ma quando considerati insieme agli altri emerge un’immagine piuttosto preoccupante, che pone quesiti sulla reale sicurezza di questa nuova classe di farmaci”.
Il redattore capo di BMJ, Fiona Godlee, ha poi aggiunto: “Il punto stesso della regolazione dei farmaci sta nel valutare insieme i rischi e i benefici di ogni farmaco. Alcuni farmaci che vengono approvati possono essere in alcune misure tossici, ma dare benefici talmente grandi che il gioco vale la candela. Ma qui alcuni dati sono stati nascosti e quindi non ad oggi un paziente da un lato non sa se il rapporto tra rischi e benefici è favorevole e dall’altro in caso non lo sia del tutto, non può decidere consapevolmente se dare il proprio consenso informato alla terapia”.
 
In realtà, non è la prima volta che si pongono dubbi su questi farmaci, che si basano sugli agonisti recettoriali dell’ormone GLP-1 (glucagon-like peptide 1), incretina che ha la funzione di controllare la glicemia vari modi e la cui azione nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 è ridotta. Altre tre pubblicazioni solo quest’anno avevano già riportato all’attenzione della classe medica il problema, portando sia l’FDA che l’EMA a lanciare una revisione dei dati che collegano la terapia con lo sviluppo dell’adenocarcinoma pancreatico.
Così come l’AIFA che ha fatto sapere di aver “letto con estrema attenzione i dati del lavoro appena pubblicato su BMJ, che sembrano confermare in pieno le cautele espresse nell'ultimo anno dall'AIFA nell'allargare indiscriminatamente la prescrivibilità di questa classe di farmaci”, come si legge in un comunicato diramato proprio a seguito del servizio televisivo e della pubblicazione sulla rivista. “L'AIFA continua a raccomandare un attento monitoraggio di sicurezza cosi come suggerito dalla elaborazione dei dati inviati dall’Agenzia in pubblicazione nelle scorse settimane che richiedono di mantenere la prescrizione solo ai pazienti che ne traggono realmente beneficio e sotto attento controllo medico”, hanno concluso.
 
Nel frattempo, mentre il mondo accademico già si divide tra chi dice che i dati negativi sono pochi e deboli e chi invece sostiene che non si possa più essere del tutto sicuri nell’uso di questi farmaci, alcuni gruppi di consumatori chiedono che le molecole siano ritirate dal mercato, in via precauzionale e mentre si attendono ulteriori riscontri. In ogni caso qualcosa in più sul tema si saprà già a fine mese, visto che i National Institutes of Health statunitensi hanno indetto un incontro della durata di due giorni proprio per discutere il legame tra diabete, incretine e cancro al pancreas.
 
Laura Berardi

11 giugno 2013
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