European Congress on Intrapartum Care. L'induzione del travaglio al centro del dibattito
Alle donne che vivono nei paesi industrializzati succede sempre più spesso: sono costrette o decidono di indurre il proprio parto il doppio rispetto a venti anni fa. Ma quali sono i passi in avanti che ha fatto la ricerca ultimamente? Ne hanno parlato gli esperti riuniti in Olanda.
30 MAG - L'induzione artificiale del parto è una pratica il cui uso sta significativamente aumentando negli ultimi anni: è praticata in oltre il 20% dei parti in quasi tutti i paesi industrializzati e il suo uso è più che raddoppiato negli Usa negli ultimi 20 anni (passando sal 9,5% dei parti al 23,4%). Per questi, trovare metodi più efficaci e sicuri per indurre il travaglio è diventata una priorità. Anche di questo si è discusso nel corso del primo European Congress on Intrapartum Care, che si è svolto ad Amsterdam, e in cui sono stati presentati per la prima volta in Europa i dati che mettono a confronto l'uso di un applicatore a rilascio di prostaglandine con i metodi standard di induzione del parto.
L'obiettivo dell'induzione del travaglio può infatti essere raggiunto sia con metodi meccanici(come l'uso di un catetere) che farmacologici, ad esempio tramite la somministrazione di ossitocina e prostaglandine. Sebbene la prima sia stata largamente usata in passato, recentemente sono state sollevate preoccupazioni di sicurezza per il suo uso. Le prostaglandine - ormoni che possono essere prodotti dal corpo stesso o somministrate artificialmente - invece, sono tuttora usate e raccomandate nelle Linee Guida di diversi paesi.
Tra le più usate il misoprostol, che è un farmaco la cui indicazione è nel trattamento delle ulcere gastriche, ma che viene largamente usato off-label proprio vaginalmente, per indurre il parto: nelle donne incinte, infatti, la sostanza si lega a recettori di uno strato specifico delle pareti uterine, che consiste prevalentemente di cellule muscolari, e ne causa la contrazione, cosicché viene indotto il travaglio.
Tuttavia, fino ad oggi il farmaco - come già accennato - è usato off-label, e ha talvolta alcuni problemi di dosaggio, quando le pastiglie sono usate vaginalmente. In più, quando usato in questo modo, non può essere rimosso facilmente, anche in quei casi in cui il suo uso produce iperstimolazione. Proprio per risolvere questo problema è stato sviluppato un nuovo prodotto, i cui primi positivi risultati clinici sono stati presentati proprio ad Amsterdam: un applicatore da inserire nella vagina, che può essere facilmente rimosso, e che rilascia gradatamente nel tempo una dose di 200ug di misoprostol. Il nuovo metodo ha dimostato anche di indurre più velocemente il parto, pur non aumentando in maniera sostanziale i rischi per la mamma e il bambino.
Secondo gli ideatori il farmaco potrebbe essere immesso sul mercato già dal 2014, se tutti i controlli delle autorità regolatorie andranno a buon fine.
Proprio questo nuovo metodo, come altri argomenti discussi nel corso del Congresso,fa pensare che il futuro della ricerca porterà a una maggiore sicurezza materno-fetale. "Lobiettivo è chiaro, e lo raggiungeremo" ha spiegato
Thierry Harvey, medico dell'Hopital Diaconesses di Parigi, presente al meeting internazionale, specificando: "Per il futuro dobbiamo migliorare il più possibile la sicurezza del parto sia per la mamma che per il bambino, ridurre il numero di cesarei e aumentare quello dei parti vaginali. E i risultati della ricerca che portiamo in questi convegni ci dicono oggi che tutto ciò è possibile".
Laura Berardi
30 maggio 2013
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