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Il cancro nei film. Gli esperti promuovono il cinema anche se è troppo "pessimista"


I registi sottovalutano le possibilità di diagnosi e di cura. Ma il grande schermo resta, per gli oncologi, un importante strumento di sensibilizzazione e informazione. Uno studio italiano sul tema sarà presentato al Congresso della Società Europea di Medicina Oncologica (Vienna, 28 settembre-2 ottobre).

23 SET - Nei film i personaggi affetti da tumore spesso non sopravvivono alle cure, “ma fortunatamente la realtà è molto diversa e per questo invitiamo la grande scuola cinematografica italiana affinché in futuro contribuisca a fornire una visione più veritiera dello stato attuale delle cose e a consolidare un sentimento di fiducia nell’animo dei pazienti che si trovano ad affrontare questo difficile percorso”.
Ad affermarlo il presidente del Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri (Cipomo), Roberto Labianca, commentando la ricerca “ONCOMOVIES: Cancer in cinema” condotta dal team italiano guidato da Luciano De Fiore della Sapienza - e composto tra l’altro da Giovanni Rosti, Direttore dell’Oncologia di Treviso e membro del Direttivo Cipomo - che sarà presentata nel corso del prossimo congresso Esmo (European Society for Medical Oncology) in programma dal 28 settembre al 2 ottobre a Vienna.

Uno studio dedicato, appunto, all’esperienza del tumore così come rappresentata al cinema. Il tumore, infatti, se non è proprio protagonista, fa spesso da cornice alle vicende che prendono vita sul grande schermo. Però, avvertono gli esperti, spesso in modo non veritiero. “Raramente mostrano le possibilità di diagnosi, cura e sopravvivenza dei malati”. La malattia è sempre utilizzata per drammatizzare la trama. “Ma non sempre la realtà, per i pazienti, è così sconfortante. In realtà essa è fatta molto più di diagnosi, di trattamento e di sopravvivenza”, sottolineano i ricercatori. Ma a quanto sembra, “in un dramma è difficile inserire buone notizie”.

Nello studio il team guidato da De Fiore ha preso in esame 82 pellicole dove si parla di tumore (tra cui La gatta sul tetto che scotta, Erin Brockovich, Scelta d'amore, Le ultime 56 ore, L'eternità e un giorno, La prima cosa bella, Le invasioni barbariche...). Fra i personaggi, 40 donne e 35 uomini sono affetti dalla malattia. In 46 film il protagonista malato moriva (63% sul totale dei film analizzati). In 21 film il tipo di tumore non era citato. I sintomi erano raccontati nel 72% delle pellicole, mentre il riferimento a test diagnostici compariva nel 65% dei casi. La terapia più citata risultava essere la chemioterapia, seguita dai trattamenti antidolorifici. Medici e infermieri comparivano in 58 pellicole (77%).

E ancora. Hollywood non sembra focalizzarsi sui big killer (a eccezione del cancro al polmone) e anche il cancro al seno, nonostante abbia nella realtà un così forte impatto sul mondo femminile, è raramente mostrato al cinema. I mali di cui si parla più spesso sono invece leucemie, linfomi e neoplasie al cervello.

Nonostante tutte queste considerazioni, però, i ricercatori difendono il binomio cinema-tumore ritenendo che possa avere un importante impatto positivo sia sui pazienti che sui medici. “Usare il grande schermo – commenta De Fiore – può servire ad aumentare l’attenzione sul problema e sulle nuove terapie disponibili. Inoltre può aiutare gli oncologi a prendere in considerazione alcuni aspetti della patologia che a volte trascurano nel corso del percorso terapeutico, ad esempio le conseguenze che la malattia può avere sulla sessualità, il rapporto medico-paziente, gli effetti collaterali delle terapie. O anche semplicemente a fare riflettere sul significato della vita e della morte”.

Per questo Labianca, in questa occasione, ha voluto esprimere come il Cipomo si stia impegnando nell’organizzazione sul territorio nazionale di iniziative e momenti collettivi aventi l’obiettivo di sensibilizzare e far conoscere gli aspetti più importanti del mondo dell’oncologia. Anche attraverso il cinema, “strumento di comunicazione di massa come il cinema possa essere prioritario nel veicolare importanti argomenti” che “può e deve essere volano di speranza nei confronti dei pazienti”.

 
 

23 settembre 2012
© Riproduzione riservata

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