Pelle e sole. Scoperto l’effetto fotoprotettivo delle fragole
Estratto di fragola a diverse concentrazioni preverrebbe i danni dei raggi ultravioletti su derma ed epidermide. A dirlo uno studio italo-spagnolo, condotto su colture di fibroblasti. Il motivo dell’effetto positivo è ancora sconosciuto, ma i ricercatori sospettano sia a causa delle antocianine.
08 AGO - Una ricerca dell’Università Politecnica delle Marche, pubblicata su
Journal of Agricultural Food Chemistry, ha dimostrato il potere protettivo di un estratto di fragole su colture di cellule della pelle, contro l’azione negativa della radiazione ultravioletta ed eventuali danni al Dna.
Per giungere a questa conclusione il team italiano, in collaborazione con alcuni colleghi catalani dell’Università di Barcellona e da quelli delle Università di Salamanca e Granada, ha provato a mettere estratto di fragola a varie concentrazioni (0.05, 0.25 and 0.5 mg/ml) a contatto di alcune colture di fibroblasti. Dopo aver irradiato luce ultravioletta sui campioni gli scienziati hanno confermato il potere protettivo del frutto, soprattutto ad alte concentrazioni: nelle colture alla fragola le cellule sopravvivevano di più, erano più vitali e mostravano meno danni al Dna dovuti all’esposizione. “Abbiamo simulato per queste colture una quantità di radiazione pari alla dose che si riceve in media stando 90 minuti al sole in estate in Costa Azzurra”, ha spiegato
Maurizio Battino, coordinatore dello studio. “Questo studio dimostra che le linee cellulari possono essere protette da quelle condizioni che in genere possono provocare cancro della pelle, infiammazioni o altre malattie degenerative della cute”.
Secondo gli scienziati, sarebbero le antocianine a fornire alle fragole questo effetto fotoprotettivo. I pigmenti che danno a foglie, fiori e frutti il tipico colore rosso o bruno, hanno infatti numerose proprietà che potrebbero essere collegate al risultato. “Queste sostanze hanno importanti capacità anti-infiammatorie, antiossidanti e anti-tumorali, e agiscono modulando i processi enzimatici”, ha commentato
Sara Tulipani, dell’ateneo catalano. “Tuttavia, non abbiamo ancora prova definitiva di questa relazione. Per questo lo studio pone le basi per ricerche future, che possano valutare la bioattività e la biodisponibilità delle antocianine, sia nel caso vengano applicate sulla pelle, derma o epidermide, che nel caso vengano ingerite”.
08 agosto 2012
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