Tomassini (Pdl): “Anche l’Europa salvaguarda gli Ordini delle professioni sanitarie”
30 NOV - Lasciando l’auletta della Commissione Igiene e Sanità del Senato, dopo l’audizione del ministro della Salute Renato Balduzzi, il presidente Antonio Tomassini sembra soddisfatto. Ricorda l’esperienza in materia nuovo ministro, la sua presenza al ministero della Salute durante la stesura del 229, la cosiddetta “Riforma Bindi”. “Io allora ero contrario – sottolinea Tomassini – ma nella lettera a Gesù Bambino di quest’anno voglio chiedere che si realizzi la parte importante di quella riforma, quella della mutualità integrativa. In un momento di crisi economica è quello che può far vincere la battaglia della sostenibilità e penso che su questo posso fare un percorso con il ministro, che quella riforma l’ha scritta”.
L'abbiamo intervistato al termine dell'audizione.
Presidente Tomassini, nel corso dell’audizione c’è stata una sottolineatura irritale sui temi regionali. Come mai?
Trovo molto responsabile che tanti assessori regionali adesso siedano nel banco della Commissione abbiano chiesto come prima istanza di rivedere il riparto 2012, che come sapete non è stato bene accolto da tutti. Certo è una battaglia che troverà sempre qualcuno insoddisfatto, chi falsifica i dati o chi dai dati viene punito perché è troppo grande, come le Regioni che hanno molta mobilità attiva.
Discutere questo problema anche con noi credo sia importante, visto che in altre situazioni noi siamo intervenuti come arbitri tra il ministero e la Conferenza delle Regioni ed ha funzionato. Noi ci vogliamo muovere secondo criteri che non siano l’aggressione del più forte sul più debole, ma che siano criteri obiettivi sulla base di parametri certi. L’Agenas questi parametri li ha meglio di ogni altro, quindi noi daremo voce a quegli argomenti che sono i fatti e che sono argomenti testardi, come diceva Bernard Shaw.
Si è parlato molto anche di riforma degli Ordini. Pensa che ci saranno interventi drastici?
Le professioni sanitarie in Europa fanno una dovuta eccezione rispetto a tutti gli altri Ordini, perché anche l’Europa riconosce che sono particolarmente da salvaguardare, per tutelare la scelta dei cittadini ed evitare di ricorrere a professionisti incompetenti o addirittura abusivi. Il segreto sarà nel cambiare il nome e non chiamarli Ordini? Quello che è certo è che noi abbiamo bisogno di sistemi che tutelino i cittadini e individuino gli operatori che operano nel sistema. Affermato questo principio, ci sono molte soluzioni possibili.
La Commissione Igiene e Sanità aveva già licenziato un testo di riforma. Che fine farà?
Non siamo particolarmente affezionati al testo approvato in Commissione e passato già in Aula, possiamo anche riorganizzare alcuni articoli, ma i principi fondamentali vanno salvaguardati. Tutela dei cittadini, percorsi dei professionisti e uguaglianza tra le professioni, perchè oggi su 22 profili sanitari, 5 hanno un Ordine o Albo e 17 no.
Questo non è un attacco al liberismo. Trovo strano, piuttosto, che si attacchino gli Ordini professionali e non i grandi sistemi di comunicazione, o quelli delle banche e dei trasporti. Quelli sono ambiti economicamente ben più importanti, dove i cittadini non sono tutelati.
E.A.
30 novembre 2011
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