Riforma medicina territoriale. Le criticità nella bozza sul diritto alle cure nel Sulcis Iglesiente secondo OPI Carbonia-Iglesias
di Elisabetta Caredda
Il presidente Opi Lebiu chiede il coinvolgimento delle professioni sanitarie infermieristiche nell’elaborazione del Piano regionale dei Servizi sanitari per poter contribuire a geo localizzare meglio, nel e per il Sulcis Iglesiente, il fabbisogno di cure in una effettiva rete socio-assistenziale. Ciò, in considerazione anche del fatto che gli infermieri del Sulcis conoscono ex ante i bisogni e le caratteristiche della domanda di assistenza del proprio territorio.
13 DIC - La bozza tecnica relativa alla riforma della medicina territoriale che era stata
presentata dall’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, e dal Direttore Generale,
Marcello Tidore, il 24 novembre agli Ordini dei medici e delle professioni sanitarie, è ora al centro di discussione delle stesse professioni.
A riguardo il Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Carbonia-Iglesias,
Graziano Lebiu, contatta
Quotidiano Sanità per fare il punto sull’incontro sostenuto e far sintesi delle criticità rilevate dalla visione della bozza, sulle quali Opi si sta attivando per aprire una più ampia discussione. “Abbiamo delineato all’assessore – spiega Lebiu - il punto di vista infermieristico per quanto riguarda gli impatti del Piano regionale dei Servizi sanitari (PSS), che è in fase di iter, sul diritto alle cure nel Sulcis Iglesiente perché conosciamo ex ante i bisogni e le caratteristiche della domanda di assistenza del nostro territorio. Sono state condivise riflessioni forti a supporto di buone scelte di programmazione, di equa distribuzione delle risorse, di decisa tutela e sostenibilità del sistema salute pubblica riferiti agli ambiti ASSL Carbonia-Ex ASL 7-Ex USL 17-EX USL 16, dei quali comprendiamo la complessità e la variabilità dal punto di vista demografico e socio economico ma soprattutto l’elevata discordanza tra diversi indicatori tra altre aree sarde ed il Sulcis Iglesiente”.
“I numeri delle tante tabelle contenute tra le 182 pagine del PSS – prosegue il presidente Opi - raccontano molto di cosa siamo e cosa potremmo essere rispetto ai contesti assistenziali, strutturali, prestazionali, geopolitici e disvelano una realtà impietosa e una verità ineludibile: nel perimetro che insiste su Assl Carbonia non siamo ancora pronti e non siamo destinati e destinatari di pari opportunità e di trattamento, considerati quindi territorio marginale e limitrofo all'area metropolitana cagliaritana che assorbe non solo attenzioni ma soprattutto risorse e prospettive. Sono infatti 240mila le prestazioni sanitarie annue erogate da ASSL Cagliari per ASSL Carbonia! Sono infatti n. 14 le Case della Salute attive in Sardegna e solo n. 4 nel Sulcis Iglesiente. Sono infatti n. 48 le Case della Salute in attuazione in Sardegna e solo n. 1 nel Sulcis Iglesiente. Sono infatti programmati n. 35 Ospedali di Comunità e solo n. 2 nel Sulcis Iglesiente. E’ una ripartizione sostenibile? Abbiamo quindi chiesto anche per i 127mila cittadini del Sulcis Iglesiente il rispetto dei principi di universalità, uguaglianza ed equità che significano garanzie, accesso ed erogazione oggettiva delle cure e dell'assistenza in ogni ambito che abbia ha che fare con la salute”.
“Per la condizione di ristrettezza e di quasi indigenza pur non generalizzata nella nostra ex provincia di Carbonia Iglesias – sottolinea l’infermiere -, per l'opportunità di una reazione civica, politica ed economica, riteniamo necessaria una particolare attenzione alla ripartizione e alla collocazione delle strutture di assistenza appartenenti alla rete territoriale, che ad esempio riferito alla previsione di nuove Case della Salute e di Ospedali di Comunitá sono del tutto improprie. Non possiamo che ritenere contraddittoria la ripartizione e la collocazione di nuove strutture di assistenza nel nostro territorio, soprattutto nei comuni con media densità di popolazione, perché sono infatti previsti solo una nuova Casa della Salute ad Iglesias, un nuovo Ospedale di Comunità sempre ad Iglesias e ad un futuro Ospedale di Comunità a Sant'Antioco. Null'altro è realizzabile in alcuno degli altri comuni del Sulcis Iglesiente, territorio dove abitano vivono e lavorano stabilmente, turisti esclusi, 142.000 persone e che hanno tutte il medesimo diritto ad essere considerate per il relativo diritto di accesso alle cure di cui la politica ha il dovere di farsene carico. Più cittadini fragili, più disabilità, maggiori patologie croniche, indice di vecchiaia più alto rispetto al resto d’Italia, anche da essi e dal quadro epidemiologico dovrebbero discendere le scelte di programmazione sanitaria, l’efficiente distribuzione delle risorse e la sostenibilità del sistema su tutto il territorio provinciale che sconta ad oggi criticità strutturali, organizzative, gestionali e lavorative che arrivano da lontano”.
“Se la programmazione del Piano Servizi Sanitari – rileva Lebiu - si fonda anche dalla conoscenza dei territori, gli abitanti del Sulcis Iglesiente, 127mila residenti/142mila complessivi, non possono non chiedersi come mai in 1500 kmq siano previste solo n. 3 nuove strutture sanitarie (1 CDS+2 ODC) rispetto ad aree, ad esempio quella metropolitana cagliaritana, dove tra Siliqua-Decimomannu-Assemini-Elmas sono previste n. 3 case della salute e n. 3 ospedali di comunità in un un’area di 338 kmq e 36mila abitanti. Con che criterio è stata individuata questa distribuzione a scapito del nostro territorio? Un altro esempio concreto: Villamassargia ha 3500 abitanti in un territorio esteso per 91,5 kmq e nessuna struttura sanitaria prevista, Siliqua ha 3700 abitanti un territorio esteso per 184,5 kmq e previste n. 2 struttura sanitarie. Per “proprietà transitiva“, se a Siliqua A corrisponde B (in rapporto ad abitanti e kmq), a Villamassargia C, sempre in rapporto ad abitanti e kmq si può legittimamente affermare che debba sempre corrispondere B e quindi almeno una nuova struttura quale che essa sia”.
“La Programmazione Sanitaria – osserva l’infermiere - deve effettivamente prevedere il superamento della contrapposizione dualistica ospedale-territorio con la costruzione di ponti culturali organizzativi ed operativi sia verso la popolazione sana che con bisogni prevedibili o imprevisti, popolazione alla quale devono essere garantiti ogni ora, giorno, anno sostegno e diritti a chi ne ha bisogno quindi a tutti i suoi abitanti, non solo sulcitani, iglesienti o sardi ma anche stranieri, integrati o in via di integrazione, trasfertisti, lavoratori, turisti, vedasi per esempio il Comune di Calasetta che da 2900 abitanti passa ad oltre 11mila presenze da maggio ad ottobre, a fronte della desolante situazione dell’offerta strutturale e della carenza di professionisti che già impatta negativamente sulla cittadinanza residente negli altri mesi dell’anno”.
“Come infermieri dunque – conclude il Presidente Opi - vogliamo contribuire a geo localizzare meglio, nel e per il Sulcis Iglesiente, il fabbisogno di cure in una effettiva rete socio-assistenziale. Integrare e meglio distribuire nuove Case della Comunità e nuovi Ospedali di Comunità nel territorio del Sulcis Iglesiente si deve ed è possibile. In sanità e salute pubblica, tra Trapassato Remoto, quindi narrare di un fatto concluso senza riflessi sul presente, e Passato Prossimo per esprimere un’azione che tende ad avere effetti coinvolgenti e percepiti dalle persone ancora oggi e domani, siamo senza titubanza alcuna dalla parte del passato prossimo e confidiamo di avere al nostro fianco non solo i sindaci del territorio ma anche l’Assessorato e la Direzione Generale della Sanità Regione Sardegna con i quali ci siamo confrontati consegnando un documento articolato in 9 pagine per emendare in meglio il piano in trattazione”.
Elisabetta Caredda
13 dicembre 2021
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