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Governo impugna legge del Veneto che obbliga i medici vincitori di concorsi a prestare servizio in Regione per almeno 3 anni


Lo ha deciso ieri il Consiglio dei Ministri. Impugnata anche la norma della stessa legge con cui gli stipendi dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Padova vengono portati al livello di quelli delle altre aziende del Servizio sanitario regionale. La replica di Zaia: "Ricorreremo in tutte le sedi".

24 GEN - Il Governo ha deciso di impugnare “la legge della Regione Veneto n. 44 del 25/11/2019, recante “Collegato alla legge di stabilità regionale 2020”, in quanto una norma riguardante il contratto di formazione specialistica dei medici contrasta con i principi fondamentali dettati dal legislatore statale in materia di «tutela della salute», in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione, e del principio costituzionale di uguaglianza sancito all’articolo 3 della Costituzione”.
 
La misura obbliga il medico che ottenga la specializzazione finanziata dalla Regione Veneto a partecipare ai concorsi banditi nella stessa regione nei 5 anni successivi e, se superati, a prestarvi servizio almeno 3 anni
 
Inoltre il Cdm ha deciso l’impugnativa anche per un’altra norma “riguardante il trattamento economico accessorio del personale sanitario invade la materia dell’ordinamento civile di cui all’art. 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione, violando altresì il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione, e i principi di coordinamento della finanza pubblica di cui all’art. 117, terzo comma, della Costituzione”
 
La misura prevede che vengano “portati al livello di quelli delle altre aziende del servizio sanitario regionale gli stipendi dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Padova, autorizzando quest’ultima a rideterminare i fondi per il personale, previa delibera della Giunta  e rispetto dei limiti di spesa”.
 
La replica della Regione. “Noi ci impegniamo perché i cittadini veneti possano continuare ad avere un servizio sanitario adeguato per qualità, formazione del personale e livelli di assistenza, ma continuiamo a trovare sulla nostra strada gli ostacoli messi dal Governo nazionale. Siamo nella situazione paradossale in cui da un lato non viene data alcuna risposta alle legittime aspirazioni del Veneto all’autonomia differenziata, dall’altro si insiste nell’ostacolare o fermare i provvedimenti che, altrettanto legittimamente, vengono presi, con i poteri a disposizione”.
 
Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta fermamente l’impugnazione da parte del Consiglio dei Ministri di due norme in materia sanitaria.
 
“Ricorreremo in tutte le sedi – prosegue Zaia – perché si tratta di due provvedimenti la cui bontà si trova nel buon senso ancor prima che nei codici. La difficoltà di reperire medici nelle nostre corsie è cronaca di tutti i giorni e l’impegno della Regione con borse di studio a sostegno degli specializzandi è uno dei grandi sforzi che sosteniamo per contenere il fenomeno. Aggiungo, inoltre, che la retribuzione adeguata per tutti i professionisti che lavorano nelle nostre strutture non è solo un fatto di giustizia; il privato non si fa problemi a offrire ottime retribuzioni ai nostri migliori medici e noi cosa facciamo? Diciamo loro che non possiamo retribuirli in maniera uguale tra le aziende? Sono interrogativi che con l’autonomia non ci porremmo neppure”.
 
“Tutelare i professionisti della sanità che sono la nostra grande risorsa e rispondere alle esigenze dei cittadini e del territorio – sottolinea l’assessore alle Politiche sanitarie, Manuela Lanzarin – sono sempre state le uniche direzioni che ci hanno mosso nel prendere provvedimenti.  È difficile pensare di contrastare la carenza di personale e dare risposte di qualità ai cittadini se, come in questo caso, c’è la contrapposizione governativa oltre le già tante difficoltà”.

24 gennaio 2020
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