Patto per la Salute. Le Regioni lanciano un messaggio a Grillo: “No a dirigismi, senza collaborazione non si va da nessuna parte”
di L.F.
Sottoscritto oggi, come anticipato ieri, un documento (in allegato la versione definitiva) con le regole d’ingaggio per far partire le trattative sul Patto per la Salute. Bonaccini: “Da noi spirito collaborativo”. Saitta: “Noi siamo disponibili a fare il Patto per la Salute perché è doveroso e dobbiamo farlo in fretta ma non c’è una gerarchia: lo Stato che comanda e gli altri che eseguono. Serve collaborazione”. IL DOCUMENTO FINALE DELLE REGIONI SUL PATTO PER LA SALUTE
13 FEB - “Tra poche ore parte con il Ministero della Salute la discussione sul Patto per la Salute. Oggi verranno presentate alcune questioni, una piattaforma da cui partire perché noi vogliamo cogliere con spirito collaborativo l’idea di scrivere un Patto oggi sia necessario. Ma bisogna prenderlo a 360 gradi affrontando i tanti temi sul tappeto e credo e mi auguro e che possa essere una discussione importante anche perché la sanità rappresenta i ¾ della spesa dei bilanci regionali”. È quanto ha affermato il presidente delle Regioni, Stefano Bonaccini al termine della Conferenza di oggi dov’è stato approvato un documento con le regole d’ingaggio delle Regioni per la stesura del Patto per la Salute (vedi anticipazione di ieri).
Sui tempi (il Patto va siglato entro il 31 marzo) Bonaccini chiarisce: “Non m’impiccherei a una settimana in più o in meno, mi auguro però che non si rimandi troppo perché questa è una discussione di cui abbiamo assolutamente bisogno alla luce delle nuove sfide nel campo della tutela della cura delle persone, alla luce del festeggiamento del quarantesimo anniversario del Ssn lo scorso anno. Ripeto, non saremo noi a mettere barriere od ostacoli se servirà qualche tempo in più basta che non si vada alle calende greche che non aiuterebbe nessuno”.
“Abbiamo lavorato ad un documento unico che rappresenta le premesse di carattere politico e istituzionale per lavorare sul Patto per la Salute”, afferma il coordinatore della Commissione Salute delle Regioni, Antonio Saitta.
“Il Patto per la salute – chiarisce - riguarda il sistema sanitario, gli obiettivi di finanziamento, gli obiettivi della governance, il tema del rapporto con le Regioni. E noi chiediamo un riconoscimento per il lavoro fatto in questi anni perché non si può sempre avere un atteggiamento critico nei confronti della Regioni”.
Saitta spiega che nel documento “abbiamo evidenziato cosa dice la Corte dei conti sul contributo che il sistema sanitario ha dato all’equilibrio economico del Paese, parliamo di oltre 6 miliardi e la stessa Corte evidenzia che c’è un sottofinanziamento da cui possono derivare problemi per quanto riguarda il funzionamento dei servizi”.
“E quindi – evidenzia – abbiamo posto il problema delle risorse necessarie. Nel Patto occorrerà indicare quante risorse il Governo intende mettere nei prossimi anni per poter fare una programmazione. Il Patto richiede di ristabilire qual è il ruolo delle Regioni e qual è il ruolo dello Stato. Chiediamo anche di rivedere i meccanismi con cui le Regioni in Piano di rientro devono essere seguite, non più un insieme di tanti elementi, ma pochi indicatori sintetici”.
“Il dirigismo non ha molto senso – incalza Saitta -, le Regioni hanno dimostrato di saper fare, chiaramente in misura diversa. Noi siamo disponibili a fare il Patto per la Salute perché è doveroso e dobbiamo farlo in fretta ma non c’è una gerarchia: lo Stato che comanda e gli altri che eseguono. Ci vuole una sana e utile collaborazione perché altrimenti non si va da nessuna parte”.
Le Regioni chiedono in via preliminare che il Governo concordi sui seguenti punti:
• il Patto deve prevedere responsabilità, impegni e modalità attuative in condizioni di reciprocità: se una delle parti richiede variazioni degli impegni su punti essenziali del Patto (vedi livello di finanziamento e livelli di servizio), accertate le motivazioni e verificate le azioni alternative, o si modificano in accordo gli effetti del Patto stesso o il Patto decade per inattuabilità;
• Il Patto, nella logica di valorizzare i rispettivi ruoli e responsabilità e rispettare le autonomie regionali – le richieste di autonomia differenziata di numerose Regioni rappresentano la riposta a mancate soluzioni su tematiche di grande rilievo ed urgenza per il SSN -, deve prevedere una revisione dei meccanismi di controllo analitico dei processi e dei costi di singoli fattori produttivi e il passaggio alla individuazione di pochi, sintetici e significativi, indicatori di risultato (obiettivi di salute-LEA, equilibrio economico, tempi di pagamento…) sullo stato di salute del singolo SSR;
• il rispetto degli indicatori di risultato consente alla Regione di operare secondo le modalità programmatorie e organizzative definite a livello regionale;
• il mancato rispetto degli indicatori comporta, di contro, la piena responsabilità della regione e dei suoi organi di governo; si ritiene che gli attuali strumenti e procedure dei piani di rientro (oggi programmi operativi) e dei commissariamenti – certamente utili in una determinata fase storica – vadano rivisti e sostituiti con logiche di affiancamento e supporto alle Regioni in difficoltà, allo scopo di migliorare il livello quali-quantitativo delle attività assistenziali e le capacità di governo delle organizzazioni regionali;
• alla luce delle soluzioni ai punti sopra riportati, il Patto deve affrontare il tema della governance del SSN, dei ruoli e dei rapporti tra gli attori istituzionali coinvolti: il Governo centrale, le Regioni, le agenzie nazionali Aifa e Agenas, l’Istituto Superiore di Sanità; l’attualizzazione delle aziende sanitarie ex D. Lgs. 502/92 e la presenza di aziende intermedie tra la Regione e le Aziende Sanitarie per l’esercizio di funzioni sovra aziendali;
• sino alla definizione del nuovo Patto per la Salute, non sono modificabili gli attuali assetti istituzionali in applicazione delle nuove previsioni normative in materia di 4 Commissariamenti ad acta delle Sanità regionali; in questo quadro è necessario che venga altresì revocata/sospesa l’efficacia delle delibere del Consiglio dei Ministri del 7 dicembre 2018 di nomina dei Commissarii ad acta delle Regioni Calabria e Molise;
• il Patto deve prevedere un quadro di risorse finanziarie certe e disponibili, non modificabili unilateralmente e non condizionabili dagli andamenti finanziari complessivi, per il prossimo triennio/quinquennio: la certezza delle risorse sia in conto esercizio, da ripartire tra le Regioni senza alcun vincolo di destinazione, sia in conto capitale, rappresenta un elemento indispensabile per programmare correttamente gli interventi sui territori regionali;
• il Patto deve rimettere al centro dell’azione la formazione, qualificazione e valorizzazione del capitale umano prevedendo: a) metodologie di definizione dei fabbisogni organizzativi e formativi coerenti agli obiettivi della programmazione sanitaria nazionale e regionale; b) la semplificazione dell’accesso dei professionisti e degli operatori alla formazione ed al SSN, per una efficace e tempestiva copertura dei fabbisogni medesimi; c) strumenti contrattuali e convenzionali coerenti alla piena responsabilità regionale in materia di programmazione ed organizzazione dei servizi;
• è necessario definire se e quale debba essere il contributo e la partecipazione al SSN delle Regioni a Statuto Speciale, nel rispetto delle prerogative statutarie;
• è indispensabile la definizione – con immediata individuazione dei componenti – di un Comitato ristretto paritetico (3 rappresentanti del Governo e 3 rappresentanti delle Regioni) per verificare e monitorare l’attuazione del Patto.