Bologna. Lettera aperta di Fimmg, Cimo, Snami e Fials all’Ausl: “Su emergenza Pronto soccorso ricette vecchie. Ecco le nostre proposte”
di A. Sepe, D. Gallamini, F. M. Vespa, S. Lumia, F. Biavati
I sindacati dei medici e del comparto scrivono all’Azienda sanitaria per “fornire qualche spunto di riflessione, qualche elemento che possa aiutare a capire quali sono le priorità” per risolvere le emergenze del Pronto soccorso. " Ci si chiede come si faccia e si possa sostenere - e per di più con una certa sorpresa – come non risultino ancora chiari i problemi".
10 GEN -
Qui di seguito la lettera aperta integrale dei sindacati Fimmg, Cimo, Snami e Fials indirizzata all’Ausl di Bologna.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali sono rimaste stupite dalle affermazioni della AUSL di Bologna, apparse pochi giorni fa su Repubblica e Resto del Carlino relativamente le problematiche dei Pronto Soccorso. Ci si chiede come si faccia e si possa sostenere - e per di più con una certa sorpresa – come non risultino ancora chiari i problemi! Appare del tutto lapalissiano che quel modello a cert’uni tanto caro, oramai non risulta più attuale né funzionale alla odierna gestione dei sistemi di emergenza. Speriamo, con questa lettera pubblica, di poter fornire qualche spunto di riflessione, qualche elemento che possa aiutare a capire quali sono le priorità, visto che parrebbero nebulose e difficilmente discutibili nelle sedi istituzionali per via di un confronto talvolta impossibile e ancor più spesso inutile.
Qualche spunto:
· L’Azienda non si pone di certo nelle condizioni di rispondere adeguatamente ai bisogni ed esigenze dell’ Assistenza Territoriale allorquando rifiuta l’accordo sperimentale proposto dalle organizzazioni sindacali della Medicina Generale che prevedeva l’apertura fino a 18.000 ore di ambulatori accessibili ai cittadini tutte le sere dell’anno e tutti i giorni prefestivi e festivi dalle 10 alle 18, senza un euro di spese aggiuntive per le casse dell’ AUSL, fornendo un valido punto alternativo al PS per gli accessi che li oggi inappropriatamente afferiscono. Questo modello, osteggiato dall’ azienda USL di Bologna, già a Imola viene utilizzato in questi giorni proprio per far fronte al super afflusso di pazienti!!!!
· Nei pochi ambulatori di Continuità Assistenziale esistenti che manifestano in alcuni casi inadeguatezza e fatiscenza strutturale, come recentemente riportato proprio sui quotidiani, non si registra la dovuta ancorché minima attenzione e volontà di porre in essere interventi adeguati. Valga per tutti l’esempio del Roncati dove – e bisogna darne atto - l’AUSL ha pensato di “migliorare l’illuminazione esterna”, così da garantire ai cittadini malati che quantomeno possano vedersi meglio in volto mentre attendono, magari sotto l’acqua, una visita, per mancanza di sala d’ attesa.
· La rimozione del medico presente al Pronto Soccorso Aeroportuale del Marconi, - anche questa voluta dai Premiati Dirigenti AUSL, in violazione delle linee guida ENAC – che al di là dei disagi e di disservizi in loco, produce giocoforza un ulteriore canale di afflusso di pazienti con impiego di ambulanze, costrette a portare passeggeri e viaggiatori in pronto soccorso all’ Ospedale Maggiore per eseguire prestazioni mediche che avrebbero potuto trovar risposta in loco.
· L’ espansione volumetrica del cemento armato delle strutture a fronte di una drammatica riduzione dei posti letto, che costringe il personale del pronto soccorso a non trovare punti di ricovero e deflusso dai pazienti che necessitano di ricovero e/o osservazione.
· L’ insufficienza degli organici Medici 118, con solo due automediche presenti su Bologna e comuni della prima cintura, dedicabili solo alle emergenze assolute, con impossibilità di filtro, valutazione territoriale e anticipazione di trattamento rispetto all’ingresso ospedaliero di tutti i pazienti di media severità.
· Insufficienza degli Organici dei Pronto Soccorso, con ritmi di lavoro che determinano la fuga di tantissimi professionisti, costretti a turni massacranti all’interno di un’organizzazione insopportabile, che ha costretto diversi medici del PS del Maggiore a portare in tribunale l’AUSL di Bologna che rifiutava di pagare centinaia di ore di straordinari, problema questo più volte segnalato dalle OO.SS. nelle sedi trattanti e sempre negata ed irrisolta dalla AUSL.
· Continuo mancato pagamento di centinaia di ore eccedenti al personale infermieristico del pronto soccorso, che non viene mai messo in condizioni nemmeno di recuperare tutto questo surplus orario oggi “regalato” all’ azienda.
· Guardie Inter divisionali degli ospedali di Bologna, fatte fare a medici senza contratto di lavoro strutturato, con un rapporto che di “libero professionale” non ha proprio nulla, in cui vengono addossati tutti gli oneri e nessun onore, “schiavizzati” per 20 euro orari lordi o poco più.
· L’organizzazione dei Pronto Soccorsi periferici con Medici e Infermieri costretti ad assolvere contemporaneamente le funzioni di personale di pronto soccorso e di 118, essendo obbligati ad abbandonare i pazienti presi in carico ogni qualvolta la radio 118 li chiama e comanda per interventi di soccorso in territorio.
· il continuo mancato rispetto delle normali vie di reclutamento del personale medico nell’ambito del servizio di emergenza territoriale, raggiungendo addirittura l’acquisizione di medici tramite associazioni pur di non garantire normali diritti, normali contributi previdenziali e normali tutele ai professionisti che lavorano per la sanità pubblica.
· La mancanza della costante presenza 24h del Medico di Centrale 118 per il governo clinico dei flussi provenienti dal territorio
· La mancanza di un medico di sistema che con gli infermieri gestisca la fase di accettazione, di fast track, di anticipazione clinica e intercettazione dei pazienti a maggior rischio. Si assiste solo ad un continuo tentativo di “procedurazione infermieristica” già in fase di accettazione, scaricando sugli infermieri di accettazione tutti gli oneri e le responsabilità nel tentativo di “tamponare” gli effetti di uno squilibrio tra risorse e richieste. L’ AUSL ha evidentemente pensato che fosse meglio lavorare senza piuttosto che con i Medici che chiedevano e suggerivano modalità per erogare servizi e cure più rispondenti ai bisogni clinici della popolazione. L’ AUSL ha probabilmente ritenuto prioritario impiegare energie e tempo dei propri dirigenti per progettare e attuare campagne vissute come persecutorie ed intimidatorie meglio note come “confessionali” verso i Medici di Medicina Generale additati come i demoni della prescrizione inappropriata, fino a giungere all’interessamento del Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Vien da pensare:
· quale potrebbe mai essere il motivo per il quale si osteggiano tanto le proposte mediche?
· come mai ai medici di guardia medica che chiedono di poter lavorare meglio viene negato il contatto diretto e fattivo con i cittadini, mediante ambulatori aperti e diretto rapporto medico paziente?
· che non temano forse il fatto che mettendo medici e pazienti a contatto, il grande progetto di demedicalizzazione da qualcuno voluto potrebbe saltare? Ai posteri l’ardua sentenza, nella consapevolezza che sarebbe bene non contare sul fatto che Medici, Infermieri e Cittadini possano continuare ad essere gli uni pazientemente asserviti a qualunque condizione e gli altri pazientemente oggetto di inadeguatezze strutturali e organizzative rispetto alle domande ed ai bisogni di salute di cui sono a buon diritto portatori.
Alfredo Sepe
FIALS Comparto Bologna
Daniela Gallamini
FIALS Comparto Bologna
Fabio M. Vespa
FIMMG Bologna
Salvatore Lumia
Cimo Bologna
Francesco Biavati
SNAMI Bologna
10 gennaio 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Regioni e Asl