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Sicilia. Per tutti gli anni ’90 spesa sotto standard. Ma con federalismo 6 mld di spese oltre il benchmark

di Nicola Salerno

Le risorse per il Ssr siciliano nel corso degli ultimi 20 anni hanno sofferto di un forte overshooting: dapprima significativamente inferiori allo standard, con anni in cui la differenza è stata anche superiore ai 10 p.p. (nel 1997, -17%). Poi significativamente superiori sino ad attestarsi, tra il 2009 e il 2003, su scarti di quasi 10 punti. LO STUDIO

17 APR - Come per la Scheda "Calabria" e la Scheda "Puglia", si calcola il benchmark di spesa negli anni dal 1990 al 2013 e lo si confronta con i dati di spesa sanitaria effettiva della Sicilia. Il benchmark è basato su sei: Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Toscana, Umbria e Veneto.
Tra il 1990 e il 2002, la Sicilia ha utilizzato risorse inferiori allo standard: circa 147 milioni di Euro all’anno al di sotto dello standard che, accumulati, ammontano nel 2003 a circa 2,5 miliardi di Euro.

Dal 2001 lo scenario comincia ad invertirsi e la Sicilia comincia a utilizzare più risorse dello standard. Tra il 2003 e il 2006 la maggior spesa è di circa 951 milioni di Euro all’anno che, sommati alle minori risorse utilizzate sino al 2002, danno un cumulata negativa per circa -1,4 miliardi di Euro.
A partire dal 2007 la maggior spesa annuale rispetto allo standard si acuisce e, parallelamente, anche la cumulata delle risorse utilizzate aumenta il suo gap negativo dallo standard. Nel 2013 la cumulata raggiunge il valore di circa -6,9 miliardi di Euro.

Si può sostenere che tra il 1990 e il 2005 il Ssr della Sicilia sia rimasto sottodotato di risorse finanziarie, per poi cominciare ad assorbirne significativamente più del benchmark. Una evidenza che si ritrova, molto simile, per il Ssr della Calabria.

In una lettura di insieme, sembra che anche le risorse per il Ssr siciliano abbiano, nel corso degli ultimi 20 anni, sofferto di un forte overshooting: dapprima significativamente inferiori allo standard, con anni in cui la differenza è stata anche superiore ai 10 p.p. (nel 1997, -17%); poi significativamente superiori sino ad attestarsi, tra il 2009 e il 2003, su scarti di quasi +10 p.p..

Il grafico qui sotto descrive l'incidenza sul Pil della spesa sanitaria della Sicilia: il dato storico più due scenari di raffronto. Il primo scenario è il benchmark Italia, il secondo è il benchmark delle sei Regioni "migliori":
 
In media, tra il 1990 e il 2013, lo scarto percentuale tra la spesa standardizzata della Sicilia e il benchmark delle sei Regioni è stato di circa 2,8%: in media, ogni anno, il 2,8% della spesa siciliana poteva esser liberato e riutilizzato ad altri scopi. Se si utilizza questa percentuale come proxy dello spazio di efficientamento strutturale (per astrarre dall’overshooting della spesa registrata nel corso dell’ultimo ventennio), si può ottenere, per gli anni in cui la Sicilia è stata al di sopra del benchmark, la serie dei valori dei possibili guadagni da efficientamento. Applicata alla spesa storica del 2013, questa percentuale fornisce un gap di efficienza di circa 268 milioni di Euro.
 
Ancor più che nella Scheda “Calabria”, nei dati della Sicilia si potrebbe riconoscere la tempistica dettata dalle scadenze di politica economica degli anni Novanta.
Finché le urgenze di risanamento della finanza pubblica (per ingresso nell'Euro) hanno obbligato a un forte controllo centrale sulla spesa anche con obiettivi di riduzione, il Ssr della Sicilia ha sostenuto sacrifici più forti rispetto alla media Italia e, soprattutto, rispetto alle Regioni benchmark (si veda soprattutto il triennio 1995-1997). Dal 1990 al 2002, oltre un decennio, la Sicilia dedica al suo Ssr quasi 150 milioni di Euro in meno all'anno rispetto al benchmark delle sei Regioni. Poi, dai primi anni Duemila, finita l’urgenza e aperta la confusa transizione federalista (per certi versi ancora in corso), la spesa della Sicilia si instrada su una dinamica molto più intensa del benchmark. Dal 2007 al 2013, la Regione assorbe mediamente 700 milioni di Euro all’anno in più rispetto al benchmark delle sei Regioni.
 
Questa forte discontinuità rende complesso adesso giudicare la sovraspesa della Regione rispetto allo standard, perché tanti anni di sottodotazione - almeno dal 1990 al 2002 ma anche oltre se il riferimento va alla media Italia e non alle sei Regioni “migliori” - lasciano sicuramente il segno sull’organizzazione, sulla disponibilità di strumentazione, sulla capacità di governance e programmazione, con effetti negativi sia sull’efficienza che sulla qualità delle prestazioni. Tra l’altro, come già osservato per la Calabria, andrebbero esplorati anche gli anni precedenti il 1990, perché la sottodotazione potrebbe aver interessato non solo gli anni ’90.

In conclusione, vanno ripetute tutte le cautele di lettura e interpretazione già evidenziate per la scheda “Puglia” e la scheda  “Calabria”.
 
Da un lato gli scarti di spesa dal 2007 a oggi testimoniano l’esistenza di importanti spazi di efficientamento della spesa corrente. Dall’altro lato, bisogna aver chiaro che:

- L’Italia e le sue Regioni dedicano al Ssn meno risorse, in termini di Pil, rispetto alle realtà internazionali direttamente comparabili. Efficientamenti di spesa corrente non dovrebbero esser finalizzati a tagli tout court, ma a liberare risorse da riutilizzare e reinvestire nella sanità;
- In particolare, il riassorbimento del gap interregionale di qualità delle prestazioni, di disponibilità infrastrutturale/strumentale e di copertura dei nuovi fabbisogni socio-sanitari richiede che i risultati dell’efficientamento della gestione corrente si riversino costantemente a rinforzare i punti deboli oggi esistenti;
- La complessità dei Ssr e il rilievo sociale delle loro funzioni obbligano a fare dell’efficientamento un percorso serio e certo, ma graduale, di modo da non compromettere l’erogazione delle prestazioni;
- In più, quando le risorse utilizzate dai Ssr mostrano discontinuità temporali come quella rilevabile nel caso della Calabria e della Sicilia, il giudizio sulle correzioni di spesa da richiedere non può non tener conto delle complicanze indotte da periodi, anche lunghi, di sottodotazione finanziaria. In questo caso dagli effetti che la prolungata austerità di inzio anni Novanta può aver lasciato sulla struttura e sull'organizzazione del Ssr.
 
 
Le inefficienze di spesa attuali della Sicilia non vanno sminuite e sottovalutate, che si tratti degli oltre 700 milioni di Euro che emergono dal confronto puntuale vs. benchamrk sul 2013, piuttosto che dei quasi 270 milioni che emergono se alla spesa regionale del 2013 si applica lo scarto percentuale medio fatto registrare vs. benchmark su tutto l'orizzonte 1990-2013 (2,8%). Tuttavia, la risoluzione delle inefficienze passa anche per contestualizzazione completa delle loro possibili concause. Non facile, di certo, tradurre questo giudizio complessivo in azioni di policy incisive e nel contempo equilibrate.
 
Sarà interessante ripetere l’esercizio annualmente, per verificare i cambiamenti in corso. Lo stesso metodo di confronto può essere applicato anche a sottovoci importanti della spesa sanitaria, come la spesa farmaceutica territoriale (i Rapporti Osmed ne riportano il profilo di spesa pro-capite per fasce di età che può esser utilizzato per inizializzare l’algoritmo). Inoltre, lo scarto percentuale medio dal benchmark (2,8%) può, come proxy di caratteristiche strutturali, esser confrontato con i risultati di stime econometriche panel sui Ssr. Uno sviluppo di analisi che Reforming proporrà nelle prossime settimane.

Nicola Salerno
Reforming.it

17 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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