Intervista shock a Repubblica. Infermiere del Careggi racconta “l'eutanasia silenziosa” in ospedale
"La legge lo vieta ma i familiari ce lo chiedono". Michele, caposala dell'ospedale fiorentino e cattolico praticante, ha raccontato al quotidiano romano quello che ha definito "un fatto di tutti i giorni". "Avessimo lo scudo del testamento biologico, sarebbe tutto più semplice".
26 FEB - "La legge lo vieta ma i familiari ce lo chiedono. Così tra loro e i medici si stringe un patto di buon senso: perché in Italia deve restare un segreto?". Così Michele, caposala dell'ospedale Careggi di Firenze e cattolico praticante, ha raccontato al quotidiano
La Repubblica ciò che ha definito "un fatto di tutti i giorni".
“Come possiamo definirla? Eutanasia silenziosa – racconta Michele a La Repubblica – per noi è un fatto di tutti i giorni. La affrontiamo con grande difficoltà, ma sicuri di fare la cosa giusta". Michele, come dicevamo, è anche un cattolico praticante, va a Messa due volte a settimana e sorride di questa apparente contraddizione: "Se teniamo in vita artificialmente un paziente, siamo noi che ci sostituiamo a Dio", racconta l'infermiere.
Ogni anno, in un grande reparto come quello in cui lavora Michele, medici,infermieri e operatori sanitari hanno a che fare con almeno 30-40 casi di persone che si trovano in questa "terra di mezzo". "Dal punto di vista normativo siamo costretti a nutrire e idratare anche un vegetale. In queste condizioni un paziente puà andare avanti per mesi o per anni - spiega l'infermiere a La Repubblica -. Avessimo lo scudo del testamento biologico sarebbe tutto più semplice".
La questione è ancora più aperta in reparti come oncologia: "Sarebbe bello in quel caso dare la possibilità alla gente di scegliere quando andarsene - ha raccontato Michele -. Scegliere di morire in maniera degna, in condizioni dignitose, lasciando un bel ricordo di sè agli altri".
26 febbraio 2015
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