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Piemonte. Lo screening per il tumore del colon retto: un programma in grado di generare risparmi per 4 mld

di Marzia Caposio

Il programma regionale è stato avviato nel 2004 a Torino e Novara ed è stato esteso gradualmente, arrivando a coprire tutto il territorio regionale alla fine del 2009. In questi anni ha permesso di diagnosticare 1460 tumori. Nel 70% dei casi si trattava di lesioni in stadio iniziale, con una sopravvivenza a 5 anni variabile tra il 95% e l’85%.

21 NOV - Si terrà lunedì 24 Novembre 2014 il workshop sui risultati del Programma di screening della Regione Piemonte per il tumore del colon-retto – Prevenzione Serena. Si tratta di una giornata di incontro e di aggiornamento tra gli operatori, in occasione della quale vengono presentati i risultati relativi all’ultimo anno di attività.

Il programma regionale di screening per il tumore del colon retto, noto alla popolazione come 'Prevenzione Serena', è stato avviato nel 2004 a Torino e Novara ed è stato esteso gradualmente, arrivando a coprire tutto il territorio regionale alla fine del 2009. Quest’anno quindi il workshop è anche un’occasione per un primo bilancio dei primi 10 anni di attività.

La Regione Piemonte ha adottato un protocollo di screening innovativo che prevede l’invito a tutta la popolazione residente ad effettuare una sigmoidoscopia (FS) all’età di 58 anni. Coloro che rifiutano possono optare per l’esecuzione di un test per la ricerca del sangue occulto fecale ogni due anni fino all’età di 69 anni. Le persone di età compresa tra 59 e 69 anni non invitate alla FS sono invitate con cadenza biennale ad effettuare il test per la ricerca del sangue occulto fecale fino all’età di 69 anni.

Le persone invitabili ricevono una lettera di invito contenente la proposta di un appuntamento prefissato, modificabile, per la FS, o le indicazioni per ritirare in farmacia il kit per la ricerca del sangue occulto fecale. Nel programma sono coinvolti i medici di medicina generale e l’associazione dei titolari di farmacia e gruppi di volontari a livello locale.

Questo approccio permette di offrire a tutta popolazione di età compresa tra 58 e 69 anni un test di documentata efficacia, fin dalla fase di avvio del programma in ciascun dipartimento. Consente inoltre ai cittadini invitati allo screening di esercitare una scelta tra due modalità, in base alle proprie preferenze personali. Questa possibilità di scelta favorisce, ad esempio, il raggiungimento in Piemonte di livelli di partecipazione simili tra gli uomini e le donne.

Il programma di screening ha permesso in questi anni di diagnosticare 1460 tumori: nel 70% dei casi si trattava di lesioni in stadio iniziale (stadi I e II), con una sopravvivenza a 5 anni variabile tra il 95% e l’85% e caratterizzate da una elevata probabilità di guarigione, ed il trattamento ha potuto essere limitato alla sola escissione endoscopica nel 13% dei casi.

Soprattutto, grazie all’asportazione endoscopica delle lesioni che possono dare origine ad un tumore (gli adenomi del grosso intestino), l’attività del programma di sigmoidoscopia permetterà, su un arco di 15 anni dall’avvio del programma, di prevenire l’insorgenza di circa 1500 casi di cancro colorettale. Questo trend determina un consistente risparmio sui costi del trattamento per questi tumori, stimabile, al netto dei costi di funzionamento del programma di screening, in più di 4.000.000 di euro. Le 1500 persone che non si ammaleranno di tumore del colon eviteranno inoltre i disturbi e le sofferenze legati alla terapia che sarebbe stata necessaria se il tumore si fosse manifestato.

Il livello di attività del programma non è ancora omogeneo sul territorio regionale: accanto ad aree in cui tutta la popolazione bersaglio ha da anni la possibilità di accedere ai test di screening, ve ne sono altre in cui il volume di attività non è ancora sufficiente a garantire la copertura dell’intera popolazione. Un primo obiettivo degli interventi di miglioramento del programma consiste quindi nella riduzione delle diseguaglianze territoriali nell’accesso allo screening, per arrivare ad estendere a tutti i cittadini i benefici raggiunti dove l’attività del programma si è consolidata.

Anche nelle aree in cui viene garantita un’adeguata offerta di screening l’adesione della popolazione all’invito a sottoporsi allo screening resta ancora inferiore ai livelli desiderabili ed a quelli raggiunti in altre regioni. L’individuazione di strategie efficaci per aumentare la rispondenza dei cittadini all’invito costituisce quindi un ulteriore obiettivo da perseguire per incrementare i benefici del programma. La recente attivazione del centro di riferimento regionale per la formazione e promozione della qualità del programma, che vede il coinvolgimento e la collaborazione delle società scientifiche dei professionisti coinvolti nell’attuazione del programma, costituisce un passo in questa direzione.

I risultati dell’attività nel 2013
Nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2013, 47.362 residenti in Piemonte con 58 anni di età, (81.8% della popolazione bersaglio) sono stati invitati ad effettuare una FS ed il 34.1% delle persone invitate ha effettuato una FS o ha scelto di sottoporsi al test per la ricerca del sangue occulto, entro il giugno 2014. Occorre però considerare che, per il tipo di organizzazione adottata (l’offerta del test per la ricerca del sangue occulto ai non aderenti al primo invito alla FS ed a due successivi reinviti a 1 e 2 anni alle persone che non rispondono neanche a questa seconda proposta di screening), la proporzione di aderenti al programma tende ad aumentare nel tempo. Tra le persone invitate nel 2012, il 37.3% ha effettuato uno dei due test proposti e questa proporzione sale al 41.1% tra le persone invitate la prima volta nel 2011.

Nello stesso periodo 118.638 persone nella fascia di età 59-69 anni (65% della popolazione bersaglio del programma) sono state invitate da 'Prevenzione Serena' ad eseguire un test per la ricerca del sangue occulto fecale e l’adesione all’invito è stata del 48.7%.  Complessivamente sono stati diagnosticati 173 tumori: circa il 60% dei casi sono stati diagnosticati in stadio I. La quota di tumori di queste dimensioni, al di fuori dello screening, non raggiunge il 30%.

Ciò è importante perché la prognosi dei tumori piccoli è decisamente favorevole ed il trattamento può essere meno invasivo. Inoltre sono stati diagnosticati adenomi avanzati (lesioni benigne che hanno però un’elevata probabilità di trasformarsi in cancro nel corso di 5-10 anni) rispettivamente nell’1.4% dei soggetti esaminati con il test per la ricerca del sangue occulto fecale e nel 4.8% dei soggetti esaminati con la FS. Questo dato è importante perché l’asportazione di queste lesioni indica che il programma otterrà anche una riduzione di incidenza di questi tumori, come già documentato in diversi studi sperimentali.

La ricerca
Il programma piemontese si caratterizza anche per l’elevata qualità dell’attività di ricerca.
In particolare negli ultimi anni è stato completato uno studio multicentrico di valutazione della colonscopia virtuale come test di screening primario, che ha coinvolto i dipartimenti di Torino, Biella e Novara, e sono stati avviati a Torino due studi di valutazione di tecnologie innovative: la video capsula del colon ed una tecnologia endoscopica che garantisce una visualizzazione molto più completa e quindi, potenzialmente, una maggiore accuratezza dell’esame, rispetto agli endoscopi in uso.
 
Marzia Caposio
 

21 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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