Sicilia. La denuncia di Anio: “Spesi oltre 37 mln l’anno per amputazioni non necessarie”
Le amputazioni negli ospedali ammontano a 1249 (vedi tabella). Il Drg complessivo per un’amputazione è 30mila euro circa, mentre un trattamento di infezioni ossee costa tra gli 8 e i 12mila euro. L’Anio ha guidato 90 soggetti in un percorso diagnostico chiuso: di questi ben 84 hanno ad oggi ancora la gamba.
11 NOV - “Tagli alla Sanità? La Sicilia è la regione più ‘virtuosa’, i tagli li fa con cifre da capogiro, ma tutto passa inosservato, malgrado le conseguenze siano catastrofiche sia per le casse della regione che per i danni sociali irrecuperabili per la società che paga il conto con le loro carni. Stamattina l’Anio ha pubblicato i dati delle amputazioni curati dal proprio comitato scientifico presieduto da Vito Milissenna: ebbene nella regione siciliana, solo nel 2012, i tagli di arti inferiori in soggetti con gravi infezioni ossee ed articolari ammontano a 1249 amputati negli ospedali (
vedi tabella)”. Così il segretario nazionale dell’Associazione nazionale per le infezioni ossee,
Girolamo Calsabianca, ha commentato la situazione venutasi a creare nella regione siciliana.
Tutto questo come si traduce in termini economici? “Solo per il 2012 in Sicilia si è speso 60 mln di euro, per 1249 soggetti affetti da infezioni ossee complicate da diabete, gravi sofferenze vascolari, fratture esposte, revisioni di protesi infette o infezioni causate in sala operatoria - ha spiegato Calsabianca - I dati pubblicati dimostrano chiaramente che il trend positivo è un campanello d’allarme che merita molta attenzione”.
L’Associazione ha spiegato di aver guidato 90 soggetti in un percorso diagnostico chiuso, con l’impegnativa di pre-ricovero per amputazione dell’arto. Ecco i risultati: solamente quattro sono stati amputati, due morti per setticemia fulminante, il resto è stato inserito in percorsi multidisciplinari e sono stati curati anche in cliniche private da medici appartenenti ad Anio. In tutto sono 84 i pazienti che ad oggi hanno ancora la loro gamba.
In termini economici un trattamento di infezioni ossee se correttamente curato presso un centro specializzato, può costare tra gli 8 e i 12mila euro a soggetto, mentre una amputazione ha costi ben diversi.
Per la PA, infatti, il conto si fa presto a farlo: 30mila euro circa è il Drg complessivo per una amputazione. In Sicilia i 1249 pazienti amputati hanno un costo totale di 37 mln e 470mila euro. Senza contare i 7 mln per la fornitura delle protesi esterne per l’arto sostitutivo, 11 mln e 241mila euro per invalidità civile e accompagnamento solo il primo anno. Se moltiplichiamo queste somme poi queste somme per una media di quaranta anni, si arriva a 449.640.000: ben mezzo miliardo di euro.
Un altro milione e 748mila viene poi speso per l’incentivo per adattamento della vettura a cambio automatico, 624mila e 500 euro per ausili vari come stampelle, scarpe ortopediche, ausili per la deambulazione assistita e tutta la riabilitazione che ne consegue.
E il cittadino? Si deve tener conto anche dei mancati guadagni, perdita del posto di lavoro, danni morali e biologici. “Le cifre in gioco insomma - ha sottolineato Calsabianca - sono da tagli invidiabili a una finanziaria dell’intero Paese”.
Ai Sessanta milioni spesi in regione sono da sommare i Drg di fuga per l’ortopedia che ammontano ad altri 9 mln di euro circa. “La Regione ha ridotto drasticamente i viaggi della speranza, negando i rimborsi per spese residuali per chi ha necessita di essere trattato in centri altamente specializzati al nord d’Italia - ha proseguito il segretario nazionale Anio - con i tagli sono stati chiusi i centri specializzati che storicamente avevano il punto d’accesso all’aeroporto di Falcone e Borsellino (PA) e Fontana Rossa ( CT), trampolino di lancio per chi si spostava per curarsi nei centri d’eccellenza ed avere salva la vita”.
“È noto che in Sicilia la spesa per l’ortopedia è la spada di Damocle per la finanziaria. Nel 2008 con un impegno del Governo e dell’allora assessore Russo, si era data una concreta risposta a questa grave carenza - ha continuato Calsabianca - abbiamo collaborato con l’assessorato da associazione di volontariato, abbiamo contribuito in maniera forte finanziando insieme ad Inail Sicilia il progetto ‘Aracne’, censendo le carenze motivazionali e le necessità formative degli addetti ai lavori. Insieme alle società scientifiche si era attivato il tavolo tecnico presso l’assessorato, per individuare i punti di forza e di debolezza, valutando le strutture maggiormente recettive ed attivando percorsi multi disciplinari”.
“Anio opera in tutta Italia con grande armonia con le amministrazioni sanitarie, dove gli viene riconosciuta la grande esperienza nella gestione dei pazienti con complicanze settiche - ha dichiarato il presidente nazionale Anio,
Giuseppe Bilardo - Abbiamo appena chiuso l’accordo con la società Scientifica Estrot (European Society Tissue Regeneration in Orthopaedics Trauma), per dare la possibilità di attivare corsie preferenziali per i soggetti con gravi infezioni, inserendoli in percorsi riparativi straordinari, le mega protesi in chirurgia ortopedica ricostruttiva sono il futuro per questi soggetti, che spesso vivono l’accanimento terapeutico, aumentando i costi dei trattamenti che molte volte si chiudono con l’atto chirurgico estremo dell’amputazione”.
“La Sicilia continua a non voler collaborare, adesso basta - ha tuonato Calsabianca - Abbiamo investito negli anni scorsi 245mila euro dal nostro bilancio nazionale per dare la speranza al siciliano di non sentirsi vittima di un sistema miope, ma sono stati soldi sprecati. Abbiamo avviato l’ultimo progetto quest’anno in Sicilia per la prevenzione delle fragilità in ortopedia, e un percorso di presa in carico sanitario e sociale nei soggetti con piede diabetico, ma è l’ultimo banco di prova”.
“Nel resto d’Italia sono le altre regioni a sostenerci, per operare a braccio sostenendo tutti quei cittadini che sono affetti da questa patologia. In Italia ogni anno sono 28mila i nuovi cittadini affetti da questa patologia, al sud le cifre fanno inorridire gli economisti europei, non si comprende il motivo della mancata presa di coscienza della gravità di questa patologia. Le compagnie assicurative sono sul piede di guerra con le amministrazioni pubbliche e con gli ordini professionali, ma non è questa la strada percorribile - ha concluso Calsabianca - nel 2008 abbiamo dimostrato con le carte alla mano, come più della metà di questi costi sociali si possono risparmiare solo con la presa in carico adeguata e una coscienza clinica multidisciplinare, fondamentale per questa patologia”.
11 novembre 2013
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Regioni e Asl