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Veneto. Non si fermano le proteste per i tagli alla sanità convenzionata


Oltre 2 mila persone sono scese nuovamente in piazza, questa volta a Padova. Medici, operatori, personale amministrativo e privati cittadini, tra cui molti disabili, tutti concordi nel ribadire che i tagli devono essere fatti ai compensi dei funzionari e non nell’ambito dell’erogazione dei servizi.

18 MAR - Ad un mese di distanza dall'ultima manifestazione a Venezia, torna la protesta nelle piazze per i tagli alla sanità privata convenzionata. Duemila persone si sono riunite questa volta a Padova per protestare contro le politiche della Regione. In testa al corteo è stato esposto uno slogan sopra una finta bara: “Qui giace la sanità veneta”. Medici, operatori, personale amministrativo ma anche privati cittadini che usufruiscono della sanità privata tra cui molti disabili: tutti concordi nel ribadire che i tagli devono essere fatti ai compensi dei funzionari, non nell’ambito dell’erogazione dei servizi. Ad un mese di distanza dall'ultima manifestazione di piazza a Venezia, torna la protesta per i tagli alla sanità convenzionata.

Il problema è rappresentato dalla delibera regionale 2621/12 che, secondo il comitato di crisi regionale della sanità veneta, tagliando i fondi alla sanità privata con conseguente riduzione dei servizi da essa erogate, comporterà un aggravio di lavoro per le strutture pubbliche con dilatazione dei tempi di attesa delle prestazioni e dei costi complessivi del Ssr.

“A fronte dell'attività erogata dalle strutture private accreditate nel 2011 di 189 milioni e 976mila euro - ha spiegato il comitato - la Regione ha stanziato solo 140 milioni e 448mila euro per l’anno 2013/2014, comprensivi dei ticket che i cittadini pagheranno di tasca propria per un importo pari a 36milioni e 961mila euro”. Viene dunque eliminato totalmente l’incremento finanziario che veniva riconosciuto alle aziende in qualità di adeguamento tariffario per  prestazioni pagate ai prezzi di quasi vent’anni fa. Il Comitato ha infine segnalato il rischio concreto che i cittadini si vedano costretti a ricevere le prestazioni di notte, “sperando che i tempi di attesa non li rendano inutili”.

 

18 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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