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Puglia. Piano riordino ospedaliero. Ussmo: “Determinerà sovraffollamento ricoveri e allungamento liste d'attesa”


Questa la valutazione complessiva formulata dal sindacato dei medici ospedalieri e contenuta nel documento depositato durante l'audizione in 3a Commissione Sanità. In particolare “chiudere ospedali in città con 60.000 abitanti e che, facendo un calcolo aritmetico a 3,7 posti letto per 1.000 abitanti avrebbero meritato un nosocomio con oltre 200 posti letto, è difficile da digerire”. 

22 MAR - Il piano di riordino ospedaliero varato dalla giunta “è il terzo in poco più di un decennio, il che dimostra come tutti i governi regionali che si sono susseguiti hanno adottato il riordino come sistema per fare cassa. Così è stato con Fitto e Vendola ed adesso con il Presidente Emiliano”. Questa la valutazione formulata dall’Universo Sanità Sindacato Medici Ospedalieri (Ussmo) e contenuta nel documento depositato dal segretario regionale, Franco Lavalle, durante l'audizione in 3a Commissione Sanità. In primis il testo segnala che vi sono realtà con grande popolazione che subiscono una penalizzazione dei propri ospedali.

“Chiudere ospedali in città con 60.000 abitanti e che, facendo un calcolo aritmetico a 3,7 p.l. per 1.000 abitanti avrebbero meritato un nosocomio con oltre 200 p.l., è difficile da digerire. Perché questo porterà inesorabilmente al sovraffollamento nei ricoveri ed all’allungamento delle liste di attesa delle strutture rimaste in funzione”. Allo stesso tempo “non può essere di conforto la constatazione che vi erano reparti con un case mix molto basso, perché la scelta dei primari e degli investimenti è sempre stata operata dai Direttori Generali, che sono espressione soltanto della politica”.

In particolare il sindacato non comprende “e la motivazione per la quale una popolazione importante nel numero debba migrare in altri centri sovraffollandoli. Questo non potrà che incidere negativamente sulla qualità dell’assistenza”. Anche perché i cittadini residenti in zone disagiate o a bassa densità abitativa “hanno tutto il diritto ad essere curati ma, salvaguardando la loro sicurezza, sarebbe stato opportuno creare una rete dell’emergenza (elicottero, ambulanze, punti di primo soccorso) afferente ad un ospedale di riferimento zonale che non avrebbe dovuto essere una cattedrale nel deserto ma avrebbe dovuto ricevere adeguati investimenti, in risorse e personale, tali da garantire reparti e primari e personale di eccellenza che possano essere competitivi nell’attrarre pazienti da altre parti della regione”.

Entrando nel dettaglio del piano, inoltre, non si trovano inseriti nella grafica le Emodialisi e i Centri Trapianto, forse a causa di un refuso. “Come – sottolinea il documento sindacale - non si trovano per il Policlinico il Pronto Soccorso, la Cardiologia d’Urgenza sede della Centrale di Telecardiologia, la Centrale 118, la Sezione Detenuti, la Tipizzazione Tessutale Mancano, inoltre, una serie di UU.OO. stabilite nel vigente Protocollo d’intesa Regione Università (es. Igiene, Neurofisiopatologia, Med. Del Lavoro, Med. Legale, Patologia Clinica Univ.)”. Ed ancora il Pronto Soccorso del Giovanni XXIII. “Mancano 40 letti di neurologia, 6 letti di Ematologia per trapiantati di midollo osseo, 5 posti di Terapia Intensiva Postoperatoria in Cardiochirurgia, 8 posti di Fibrosi Cistica”.

Ussmo non comprende poi “la logica con la quale sono stati cancellati i posti letto di Chirurgia Plastica nell’IRCCS Giovanni Paolo II dopo che si era attivata la prima Breast Unit in Puglia e la U.O. in parola ne è asse portante”. Altro tema dolente riguarda le UU.OO. di Gastroenterologia pubbliche “così drasticamente ridimensionate a fronte di una disciplina che nel quinquennio 2010/14 ha visto le malattie gastointestinali, pancreatiche ed epatiche essere in Italia la seconda causa di ricovero in acuto dopo quelle cardiovascolari. E già allora, per il limitato numero di posti letto, quasi il 93% dei ricoveri avveniva su posti letto di altre discipline”. Per il sindacato è auspicabile “un ribilanciamento dei posti per questa disciplina in favore degli ospedali pubblici ai quali la gente ricorre in urgenza con grande frequenza”.

Registra parere avverso anche la chiusura dell’U.O. di Neurochirurgia del Di Venere, “nonostante gli eventi traumatici siano una prassi quotidiana e l’allungamento della vita porta a incidenti vascolari cerebrali in crescita. Troppo pochi sono i posti rimasti di neurochirurgia e nessuno nella ASL BA, la più grande della Puglia”.

Altro nodo riguarda la carenza di medici e operatori sanitari, molto grave in Puglia. “Si pensi che nell'ultimo quinquennio oltre 6 mila operatori sanitari sono andati in pensione e non sono stati sostituiti e che il nostro sistema presenta circa 20.000 addetti in meno rispetto a regioni, come l’Emilia Romagna, che hanno quasi gli stessi abitanti della Puglia. Emilia Romagna che gode, tra l’altro, di un maggior finanziamento che tra ripartizione del fondo e mobilità passiva dalle regioni del Sud raggiunge un valore di oltre 1 miliardo e seicento milioni di euro in più rispetto a quello pugliese”.

E il ricorso alle strutture private accreditate a cui potrebbe essere concesso l’utilizzo di strutture ospedaliere dismesse “non ci vede convinti sul reale risparmio della spesa perché se è vero che il posto letto in tale strutture costa meno, bisogna verificare il tipo dei ricoveri, solitamente di complessità minore, gli standard di qualità delle prestazioni e gli standard di assistenza e di personale impiegato”.

Ussmo auspica, infine, che l’edilizia sanitaria “possa attingere non al fondo della spesa sanitaria ma ad un fondo dedicato dell’edilizia pubblica. Probabilmente questo aiuterebbe molto a tenere sotto controllo la spesa”. Nel complesso si ritiene che un beneficio alla dialettica regionale in tema di sanità potrebbe derivare dall’attività del neo istituito Consiglio Sanitario Regionale. “Ad esso – conclude il documento - demandiamo l’ottimizzazione della politica sanitaria della regione nella speranza che non diventi una Fiera delle Vanità”.
 

22 marzo 2016
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