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Piemonte. Icardi: “Raschiato fondo barile, siamo già con un piede in piano di rientro”

L'assessore, in vista del dibattito sul bilancio di previsione 2020 della Regione, al via oggi in Commissione, parla di “situazione drammatica”. “è necessario rivedere completamente il sistema, se non lo faremo noi sarà Roma a farlo in nostra vece”. Secondo i dati presentati dal governatore Alberto Cirio, nel 2017 la sanità ha sforato di 107,5 milioni, nel 2018 di 302, e nel 2019 di 407. “Se i conti sono stati chiusi in pareggio è perché sono state usate tutte le risorse risparmiate negli anni, nelle disponibilità  delle Asl e della Regione”, ha detto Cirio.

05 FEB - “La situazione è drammatica e ci vede già con un piede nel prossimo piano di rientro, che però cercheremo di evitare. Ma è necessario rivedere completamente il sistema, se non lo faremo noi sarà Roma a farlo in nostra vece”. Ad affermarlo è stato l'assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, in una conferenza stampa convocata ieri in vista del dibattito sul bilancio di previsione 2020 della Regione, al via oggi in Commissione.

"Abbiamo raschiato il fondo del barile - ha affermato Icardi, incontrando i giornalisti con il governatore Alberto Cirio e i capigruppo della maggioranza - non c'è più nulla di fondi straordinari una tantum da usare a copertura delle perdite della sanità regionale. Per finanziare il settore dovremo spendere solo le risorse trasferite dal fondo sanitario regionale, che nel 2019 abbiamo sforato per 407 milioni".

"Stiamo raccogliendo i dati Azienda per Azienda - ha rimarcato Icardi - e li diffonderemo al più presto, insieme alle misure che ogni Azienda sarà chiamata a mettere in campo per stare dentro il budget assegnato. Dal fondo nazionale avremo 80 milioni in più rispetto al passato, ma non ci sarà altro a cui attingere. Sarà necessario rivedere l'intero sistema".

Ad illustrare più in dettaglio i dati è stato quindi il presidente Cirio. "La Regione ha sulle spalle un debito complessivo di 9,3 miliardi di euro, al netto dei conti della sanità. Il debito di 9,3 miliardi - ha spiegato - è formato da 4,2 miliardi collegati al decreto legge 35 del 2013 che ha consentito alle Regioni di chiedere allo Stato l'anticipo di risorse e liquidità, 3,1 miliardi di mutui vari contratti dalla Regione, 1,8 miliardi per l'acquisto dei derivati risalenti alla giunta Bresso, e 203 milioni di prestiti obbligazionari. Tutto questo si traduce in una maxi rata che la Regione ha sulle spalle da restituire al sistema bancario e allo Stato, che per il 2020 sarà di quasi 500 milioni. E nel 2021 salirà a 557 milioni di euro”.

"La sanità - ha proseguito Cirio - ha un bilancio autonomo, ma che si riflette sullo stato di salute generale delle casse della Regione. Nel 2017 si è chiuso il piano di rientro risanando i conti, ma subito dopo le Asl hanno ricominciato ad avere forte difficoltà nel sostenere i costi ricorrendo alle sole fonti ordinarie di finanziamento".

Secondo i dati presentati dal Governatore, “già nel 2017 la sanità ha sforato di 107,5 milioni, nel 2018 di 302, e nel 2019 di 407. Se i conti sono stati chiusi in pareggio è perchè sono state usate tutte le risorse risparmiate negli anni, nelle disponibilità delle Asl e della Regione. Nel 2017 sono stati usati i fondi extra del Fondo sanitario nazionale in pancia alle Asl stesse, cioè i loro risparmi. Nel 2018 si è fatto ricorso per 141 milioni agli stessi risparmi, per 80 milioni ai fondi della Gestione sanitaria accentrata destinati alle Asl che vengono solitamente usati per investimenti, per 81 milioni a una tantum come i pay back delle risorse dovute alle Regioni dalle case farmaceutiche a seguito della contrattazione tra il Ministero e l'Aifa. Nel 2019 oltre a tutte queste fonti si è usato anche il fondo di tutti i residui attivi/passivi, impiegando anche le risorse incassate negli ultimi dieci anni attraverso le sanzioni dello Spresal per violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro”.

05 febbraio 2020
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