L’impatto del tumore della prostata sulla sessualità dei pazienti è ancora sottostimato. Dopo le cure, gli uomini colpiti da questa patologia sono costretti a “subire” la nuova dimensione della sfera intima provocata dai trattamenti: il 33% accetta questa condizione, il 22% è in cerca di soluzioni, il 19% preferisce non affrontare l’argomento, per l’11% è una grande criticità, un altro 11% si definisce rassegnato e il 4% ricorre a farmaci e ad altri dispositivi (vacuum, device, protesi) per ottenere l’erezione.
I dati emergono da una ricerca condotta dalla Fondazione Istud supportata da Bayer e presentata al XXVII Congresso nazionale Siuro (Società Italiana di Urologia Oncologica) in corso a Milano. La ricerca ha utilizzato lo strumento della medicina narrativa, per ripercorrere il ‘viaggio nelle cure’ di pazienti con tumore della prostata trattati nel corso della malattia anche con il Radio 223 di Bayer.
“Dalle interviste condotte è emerso ciò che spesso non viene detto, per pudore o vergogna – spiega
Giario Conti, segretario Siuro -. Sono stati intervistati pazienti, familiari e professionisti sanitari. Uno degli ambiti più colpiti nel percorso di cura del tumore della prostata è la sessualità, tema non sempre affrontato dai professionisti sanitari. I pazienti affermano di aver ricevuto in alcuni casi informazioni poco chiare e insufficienti che li hanno portati a prendere atto in modo brusco di una sessualità troncata o differente. E’ indispensabile quindi che il paziente con tumore della prostata venga valutato con un approccio multidisciplinare, coinvolgendo anche figure come il sessuologo, lo psicologo e l’andrologo”.
Nel 2017 in Italia sono stati stimati 34.800 nuovi casi di tumore della prostata. La mortalità è in diminuzione (-2,6% per anno) da oltre un ventennio grazie alla diagnosi precoce e ai nuovi trattamenti combinati (farmaci, chirurgia, radioterapia) sempre più efficaci e meno invasivi che favoriscono la cronicizzazione della malattia.
“Nonostante questi importanti passi in avanti, l’indagine ha evidenziato che il 72% dei pazienti vive con preoccupazione la malattia e il percorso di cura - continua Conti -. Uno degli aspetti che crea più angoscia, anche se spesso non rivelato dai pazienti, è costituito proprio dalla nuova dimensione della sessualità”.
L’intervento chirurgico, la radioterapia, l’ormonoterapia incidono su diversi aspetti dell’intimità di un uomo, in particolare impattano sulla vita sessuale del paziente, compromettendone l’identità, l’autostima e il ruolo familiare e sociale. Il problema è trasversale alla maggior parte dei pazienti che hanno partecipato allo studio. Diversa la prospettiva delle donne che assistono i compagni, le quali in genere riescono ad accettare con più serenità la situazione e a scoprire un nuovo modo di vivere l’intimità.
Lo studio, realizzato fra ottobre 2016 e luglio 2017, ha coinvolto 50 pazienti con carcinoma prostatico metastatico e 50 familiari (con il contributo anche degli operatori sanitari) in quattro centri italiani.