Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta del segretario regionale della Fimmg Antonio Santangelo indirizzata al presidente della Regione Basilicata Vito Bardi.
Egregio Presidente Bardi, il recente documento sottoscritto da tutte le regioni, compresa la regione Basilicata, recante “Prima analisi criticità e possibili modifiche nelle relazioni SSN/MMG in particolare nella prospettiva della riforma dell’assistenza territoriale determinata dal PNRR”, rischia di minare alla radice il clima di fiducia reciproca fra la Medicina Generale e l’Ente Regione, da lei presieduta e ribadita in quel breve e fugace incontro serale all’indomani dell’attacco dell’Assessore Leone alla nostra categoria nei primi tempi della pandemia.
La frase riportata nel documento: “Anche il contributo, in termini di vite umane fornito dalla medicina generale e sul quale il SSN riconosce il valore del sacrificio, avvenuto soprattutto durante la prima ondata della pandemia, è stato soprattutto dovuto ad un modello che non era in grado di fornire strumenti, spazi e organizzazione adeguati in termini di sicurezza e di indicazioni operative per questi professionisti”. Tale affermazione non solo è gravissima ma è del tutto fuorviante oltre che paradossale visto che scarica sulla medicina generale le colpe di essere andati in battaglia contro il coronavirus a mani nude. Se nonostante la proclamazione dell’emergenza internazionale sull’infezione COVID-19 da parte dell’OMS del 30 gennaio 2020, recepito dal Governo Italiano con la proclamazione dello stato di emergenza sanitaria del 1febbraio 2020, nonostante il piano pandemico non fosse mai stato aggiornato negli ultimi anni, nessuna istituzione pubblica (da nord a sud) ha pensato di fornire ai suoi medici protocolli dettagliati sulla gestione dei casi sospetti. E che dire dei Dispositivi di Sicurezza Individuali? Crede che aver fornito ai medici di famiglia 2 DPI nell’ASP e 3 nell’ASM sia stata una misura sufficiente e adeguata per consentire ai medici di svolgere la propria opera professionale?
Fortuna che c’era la FIMMG che insieme alla SIMG e a Cittadinanza Attiva ha potuto sopperire alle lacune delle istituzioni fornendo ai propri iscritti oltre che mascherine, guanti, camici monouso, maschere di protezione e disinfettante. Eppure nonostante ciò abbiamo presidiato il territorio: mentre gli ospedali, i poliambulatori delle ASL, gli uffici amministrativi delle Aziende sanitarie, perfino l’INPS e l’INAIL, bloccavano di fatto l’accesso dei cittadini, gli studi dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta e i presidi di Continuità Assistenziale sono stati sempre aperti, pur con le dovute e necessarie misure per evitare gli assembramenti. E che dire del lavoro di supporto alla piattaforma web per il monitoraggio e la sorveglianza della pandemia? Ancora oggi siamo chiamati dai cittadini (anche di sabato e domenica) per conoscere l’esito di un tampone molecolare fatto a nostra insaputa pur avendo fornito gli stessi i propri recapiti (mail e cellulare).
Ma il problema della risposta inadeguata contro la pandemia di alcuni servizi sanitari regionali è stata l’assistenza territoriale e in primis la medicina generale!!! Siamo ben consci che il documento della Conferenza delle Regioni è stato indotto dalla Regione Lombardia, ma averlo sottoscritto di fatto da tutte le regioni per certi versi è ancora più grave. Infatti nei mesi scorsi lei si è distinto per l’allarme lanciato agli altri governatori delle regioni meridionali sul rischio che le risorse del PNRR vengano sottratte di fatto alle nostre regioni a tutto vantaggio delle regioni settentrionali ed ora insieme a loro sottoscrive un documento suggerito dalla Lombardia!!! Ma possibile che nessuno l’abbia informato sulle dinamiche sottese in quel documento? Possibile che anche lei condivide l’assioma che la pandemia ha di fatto mostrato che tutti i mali della sanità siano conseguenza del rapporto di lavoro del medico di famiglia col SSN, per cui tutti i problemi si risolverebbero con il suo passaggio alla dipendenza? Nel suo intervento in Consiglio Regionale in settimana ha affermato con forza e orgoglio la sua LUCANITA’.
Personalmente ho apprezzato tale affermazione ma proprio il suo senso di appartenenza a questa terra avrebbe dovuto farla riflettere prima di dare il suo consenso a quel documento. Veramente crede che in una regione come la Basilicata che conta 31 comuni con meno di 1000 abitanti e 77 comuni con una popolazione residente inferiore a 5000 abitanti, con una conformazione oro-geografica prevalentemente di alta collina quando non montana, con una precaria infrastruttura stradale, si possa garantire l’assistenza di base con gli ordini di servizio, tipici della dipendenza? Nessuno può affermare che vada tutto bene, siamo per primi consapevoli che la medicina generale debba essere ristrutturata puntando sull’integrazione (funzionale o strutturata) con gli altri operatori sanitari a partire dagli infermieri e dagli operatori socio-sanitari.
Il potenziamento del territorio passa dall’integrazione fra medici di famiglia, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale, medici specialisti. E’ ora di creare sul territorio strutture alternative all’ospedale dove si possano affrontare e prendere in carico la maggior parte delle problematiche a basso carico assistenziale che purtroppo in assenza di alternative continuano ad intasare le liste d’attesa e i pronto soccorso. Strutture alternative dove si possano finalmente gestire attraverso la medicina di iniziativa le patologie croniche che affliggono una quota importante della nostra popolazione. Peccato che tutto ciò erano e sono nostre proposte messe nero su bianco fin dal 2010 e che purtroppo giacciono dimenticate in qualche cassetto del Dipartimento Politiche della Persona. Strutture alternative che potranno essere anche le Case della Comunità previste dal PNRR, a patto che siano INTEGRATIVE e non SOSTITUTIVE di un sistema di cure primarie basato sulla figura del medico di famiglia sempre più professionale, sempre più aggiornato, sempre più organico nel SSR, ma che conservi il rapporto di fiducia con il proprio assistito e la necessaria autonomia organizzativa per poter garantire quella prossimità alle nostre comunità (sempre più alle prese anche con il fenomeno dello spopolamento) funzionale al pieno rispetto dell’art. 32 della Costituzione.
Gentile Presidente, già in passato Le chiesi di rompere gli indugi, dia corso ad una nuova stagione di confronto con chi ogni giorno si relaziona con decine di cittadini alle prese con piccoli o grandi problemi. Si affrontino e si sciolgano i nodi che frenano lo sviluppo di una medicina generale che possa affrontare con serenità e con convinzione le sfide future. Se si perde il treno del rinnovamento legato alle risorse del PNRR allora il noto detto “NON CI RESTA CHE PIANGERE” varrà per noi comuni mortali, ma certamente non farà onore a chi ha avuto responsabilità politiche e amministrative, a chi poteva e non ha fatto.
Dr. Antonio Santangelo
Segretario Regionale Fimmg Basilicata