Cavicchi e le aziende in sanità
di Elio Borgonovi
14 GIU -
Gentile Direttore,
avevo deciso di non dar seguito alle critiche, per me preconcette per lui inconfutabili, di Ivan Cavicchi apparse su
Quotidiano Sanità del 31 maggio 2021, poiché ci sono abituato da almeno 20-25 anni. Poi ho pensato che i Lettori del suo quotidiano meritassero di sentire anche la mia voce. Inoltre lo dovevo alle decine di colleghe/i con i quali da 50 anni ho avuto, e ho l’onore e il piacere, di collaborare.
Ivan Cavicchi fa una netta distinzione tra l’impostazione di Antonio Brenna e quella degli aziendalisti bocconiani, sottolineando non di tutti gli aziendalisti e gli economisti.
Insieme ad Antonio sono stato il fondatore di AIES, ma devo dire che occupandoci di aspetti diversi dell’economia, lui micro/macro economia, io economia aziendale/management, abbiamo sempre avuto una reciproca stima. Non mi ha mai accusato, e sono sicuro fosse sempre stato il suo pensiero, di occuparmi di salute per “odore di
business… e amore del potere”.
Nel capitolo del suo libro del 2005 Cavicchi mi dedica un capitolo nel quale sostiene che il mio sia un pensiero “ideologico, retorico e caratterizzato da razionalità molto opinabile”. È ovvio che la razionalità è sempre limitata poiché la scienza per sua natura evolve e modifica le conoscenze precedenti. Inoltre dipende dai metodi utilizzati. Quella che Cavicchi definisce come una ideologia, da me è sempre stata intesa come premessa di valore da cui discende il concetto di azienda che è “attività complessa e organizzata di persone, con persone, per persone”.
L’azienda è la dimensione economica tramite cui si utilizzano risorse limitate per soddisfare bisogni e perseguire i fini di istituzioni che sono diverse: famiglie, imprese, amministrazioni pubbliche, istituzioni/organizzazioni non profit. Il fine del SSN è la tutela della salute e le aziende, che hanno la responsabilità di erogare servizi appropriati ed efficaci, sono lo strumento per utilizzare in modo efficiente le risorse che le scelte di politica per la salute mettono a disposizione.
Sono coerente con questa impostazione anche nel mio più recente libro che sarà in libreria a settembre per i tipi di
Franco Angeli al quale ho dato il titolo
Management per la salute: scienza, diritti, responsabilità sociale, efficienza. Non ho volutamente usato “Management della salute o Management sanitario” perché ho inteso ribadire la gerarchia logica, filosofica, culturale tra fini (per la salute) e strumento (le conoscenze di management).
A pag. 171 scrivo testualmente
“Le teorie e gli studi di Management, che si richiamano al positivismo scientifico, affermano che non si può migliorare ciò che non si può misurare. A questa affermazione si può, però, contrapporre quella che si richiama a etica, deontologia e motivazione intrinseca di medici, infermieri e altri professionisti e che può essere sintetizzata nei seguenti termini: Preoccupatevi di guarire chi la scienza vi consente di guarire, prendetevi cura di coloro che la scienza non vi consente di guarire, fate sentire la vostra vicinanza umana alle persone che soffrono e dimostrerete di poter migliorare continuamente raggiungendo gli indicatori di Performance a voi favorevoli”. Lascio ai lettori valutare se si tratta di ideologia oppure di retorica (in senso moderno dispregiativo e non invece nel senso antico dell’arte del parlare e dello scrivere in modo ornato ed efficace, come la definisce il dizionario
Treccani).
Se poi qualche Lettore volesse approfondire ulteriormente il mio pensiero può anche far riferimento all’editoriale di Mecosan n. 111 dal titolo
Un microrganismo ha costretto a ripensare al rapporto ordine-disordine.
Non credo che le/i 16 colleghe/i che hanno redatto il
documento di proposte sul PNRR intendano commentare le critiche di Cavicchi. Lungi da me l’idea di prendere le difese d’ufficio del documento alla cui stesura non ho partecipato e che ho letto dopo la presentazione in un Webinar organizzato da AIES lo scorso 28 maggio.
Voglio solo sottolineare che le/i colleghe/i, oltre alle critiche su ciò che manca e sui possibili rischi connessi alla attuazione, hanno il coraggio di fare proposte per dare ai cittadini in buona salute, e ai pazienti che devono recuperare la salute perché malati, la speranza di avere in futuro livelli di assistenza più elevati. Fanno proposte per rendere più forte, e non per abbattere, come sostiene Cavicchi, il SSN fondato su principi di universalità, solidarietà, equità.
Come tutte le proposte anche le loro sono opinabili, ma mi sembra sinceramente preconcetta, gratuita e infondata l’accusa di essersi appiattiti sulla posizione del Governo. Cavicchi scrive che “siccome nessuno di noi viene giù dalla montagna con la piena è evidente che la proposta n.10 del documento (cambiare lo
Skill-mix tra medici e professioni sanitarie) è null’altro che la riproposizione delle note strategie della Bocconi che da anni sta spalleggiando il corporativismo di certe professioni contro altre, fomentando così un conflitto al letto del malato e a suo totale danno sempre più insanabile”.
Nella sua furia iconoclasta contro la Bocconi, Cavicchi non si accorge che il presupposto di questa proposta è l’esatto contrario, ossia di spingere tutte le professioni a non difendere in modo corporativo i propri confini di conoscenze, capacità e competenze, ma di collaborare per ricomporle attorno ai bisogni reali dei pazienti seguendo l’evoluzione delle conoscenze.
Infine l’affermazione secondo cui “oggi a parte FIASO, il ministro Speranza e ovviamente il CERGAS Bocconi, non c’è una sola persona assennata che in sanità è disposta a tenersi le aziende” esprime una sicurezza che mi piace commentare parafrasando una frase scritta sulla maglietta di un ragazzo durante un incontro religioso di alcuni anni fa “Dio esiste. Rilassati. Non sei tu”.
A Cavicchi potrei dire solo “La scienza, la logica e la filosofia della medicina esistono. Rilassati. Non sei tu il solo a rappresentarle”. Buona riflessione ai Lettori.
Elio Borgonovi
Presidente Cergas Bocconi
14 giugno 2021
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