Elezioni Ordine dei medici in Veneto, ancora poche donne e pochi giovani
di Donatella Noventa
11 GEN -
Gentile Direttore,
si sono concluse a dicembre 2020, in quasi tutto il territorio nazionale, le elezioni per il rinnovo dei rappresentanti degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per il quadriennio 2021-2024. Si tratta delle prime elezioni dopo l’entrata in vigore del “Riordino della disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie” di cui all’Articolo 4 della Legge n. 3 del 11 gennaio 2018 che definisce gli Ordini e le relative Federazioni Nazionali Enti pubblici, non economici che agiscono quali organi sussidiari dello Stato al fine di tutelare gli interessi pubblici, garantiti dall’ordinamento, connessi all’esercizio professionale (Capo I, art. 1).
Appare interessante valutare l’ impatto che questo Riordino della disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie ha avuto sulle recenti elezioni degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli odontoiatri in particolar modo tenuto conto che “ciascun Ordine avrebbe dovuto favorire l’equilibrio di genere ed il ricambio generazionale nella rappresentanza” (Capo I, art. 2) .
Dati alla mano, vediamo cosa è successo in una delle Regioni che ha completato le elezioni: il Veneto. I risultati delle recenti elezioni ordinistiche evidenziano come in tutti e sette gli Ordini provinciali del Veneto nessuna donna riveste la carica di Presidente, come peraltro era avvenuto nel quadriennio precedente e come a memoria d’uomo non si è mai verificato in passato.
Nella carica di Vice Presidente è presente solo una donna all’Ordine di Vicenza (pari al 14%); in quella di Segretario sono presenti 3 donne (43%), a Belluno, Verona e Vicenza; ed altre tre donne, nella carica di Tesoriere, a Belluno, Rovigo e Verona (43%).
Dei 107 consiglieri eletti in tutto il territorio regionale, 76 (pari al 71%) sono uomini con una età media di 59 anni (range 32-83) e 31 sono donne (29%) con un’età media di 49 anni (range 32-67).
La percentuale delle donne Consigliere varia all’interno dei singoli Ordini Provinciali passando da un minimo di 17.6% dell’Ordine di Venezia (3 donne su 17 consiglieri),ad un massimo del 47% (8 donne su 17 Consiglieri) dell’Ordine di Vicenza, unico Ordine ad aver realizzato una sostanziale parità di genere.
Se poi questi dati riferiti al genere si confrontano con quelli del triennio precedente, il risultato appare ancora più “regressivo”. Infatti, ben due Ordini (Treviso e Venezia) non avevano e continuano a non avere nessuna donna nel Direttivo e l’Ordine di Padova che nel precedente triennio contava due donne le perde entrambe.
Anche se una donna, nella carica di Tesoriere, si affaccia all’Ordine di Rovigo (che prima non ne aveva alcuna), e negli ordini di Belluno, Verona e Vicenza sono presenti donne nelle carica di Segretario e Tesoriere, non c’è dubbio che ancora oggi nella Regione del Veneto le donne non siano ritenute “idonee” a ruoli di Presidenza e molto poco a quelli di Vice presidenza .
Per quanto riguarda il ricambio generazionale nella rappresentanza degli Ordini Professionali (citato nell’art. 2 del “Riordino della disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie”), si rileva che solo in due Ordini Provinciali (Belluno e Padova) si è verificato il ricambio totale del Consiglio direttivo i cui componenti hanno una età media rispettivamente di 61. 5 e di 55.2 anni.
Gli altri cinque Ordini Provinciali hanno confermato il precedente Presidente in carica (all’ordine di Rovigo è in carica da circa 30 anni!). In alcune di queste sedi provinciali è stato riconfermato l’intero Direttivo del precedente triennio, come nel caso dell’Ordine dei Medici di Vicenza, i cui componenti hanno una età media di 67 anni.
Gli Ordini di Rovigo, Venezia e Verona hanno riconfermato nei loro ruoli tre su quattro componenti del Direttivo la cui età media è rispettivamente di 64.2, 66 e di 62,5anni.
L’ordine di Treviso oltre al Presidente ha riconfermato il Segretario e l’età media dei componenti del Direttivo è di 63 anni.
I risultati delle elezioni dei Consigli Direttivi degli ordini dei medici Chirurghi ed Odontoiatri nella Regione del Veneto per il quadriennio 2021-2024 sembrano dunque non aver favorito né l’equilibrio di genere, né il ricambio generazionale nella rappresentanza così come auspicato dal legislatore nella Legge n. 3 del 11 gennaio 2018.
Tutto questo induce alcune riflessioni e considerazioni:
- Una professione che negli anni 2000 sta volgendo rapidamente al femminile è ancora oggi rappresentata quasi totalmente da una governance al maschile. I dati dell’OMS riportano che meno di 3 donne su 10 occupano ruoli di rilievo nella professione medica. In Veneto questo dato è addirittura sovrastimato: nessuna Presidente Donna, una unica Vice Presidente e presenza esigua di donne nei consigli Direttivi degli ordini professionali!.
- A fronte di un presunto interesse nei confronti dei giovani medici dichiarato in più occasioni dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi non vi è oggi una loro adeguata rappresentanza nei luoghi di governance . Seppur sia condivisibile che la gestione della professione debba essere in mano a persone competenti e autorevoli, è impensabile che non si possano trovare giovani colleghe/i con età media intorno ai 40 anni in grado di rivestire questi ruoli. E’ dunque evidente la presenza di uno zoccolo duro e longevo che si auto mantiene e perpetua nei posti di comando e che impedisce l’ ingresso ai giovani colleghi .
- La Legge n. 3 del 11 gennaio 2018 che riordina la disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie non sembra dunque aver portato il tanto auspicato cambiamento all’interno degli Ordini dei medici e Chirurghi. Sarà forse che questo cambiamento lo vedremo tra 8 anni considerato che l’attuale norma che prevede la possibilità di due mandati non è retroattiva? Decisamente troppi per una professione in agonia che necessita di idee e contributi innovativi.
- I risultati delle Elezioni del quadriennio 2021-2024 dei Consigli Direttivi degli Ordini Provinciali nella Regione del Veneto dimostrano il perdurare di un “sistema” che di fatto impedisce alle donne di essere presenti negli organi rappresentativi della professione medica e nei tavoli decisionali.
Questa realtà fa riflettere e allo stesso tempo mi induce ad una provocazione: dal momento che gli Ordini professionali sono organi sussidiari dello Stato, perché non pensare di introdurre anche al loro interno le cosiddette quote rosa come previsto dalla Legge Golfo-Mosca? Una legge che pur con tutti i suoi limiti ha permesso in alcuni casi di sanare situazioni altrimenti non sanabili?
Mi piacerebbe su questo aprire un dibattito ed un confronto con tutte/i coloro ne fossero interessati.
I risultati qui presentati riguardano solo il Veneto. Sarà interessante confrontarli con i dati degli altri Ordini del territorio nazionale per capire se la realtà nazionale va verso quella parità di genere e quel ricambio generazionale auspicato dal Legislatore o se viceversa confermi la realtà del Veneto con il risultato di una professione medica da anni ingabbiata in una governance immobilizzata.
Donatella Noventa
Medico di sanità pubblica
già Direttrice della UOC di Medicina dello Sport e dell'Esercizio FIsico
già Direttrice del Dipartimento di Fisiopatologia Cardiovascolare Ulss 3 Mirano (VE)
Componente del Comitato Scientifico degli Stati Generali delle Donne, Italia
11 gennaio 2021
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