La Lombardia prenda lezioni dal Veneto e riformi la sua sanità
di Marco Fumagalli
31 MAG -
Gentile Direttore,
da più parti si levano critiche verso il sistema sanitario lombardo ed in particolare queste si concentrano sulla riforma voluta dall'ex presidente Maroni. Del resto l’organizzazione sanitaria è stata completamente stravolta dalla legge regionale 23 del 2015 che con l’equiparazione tra erogatori pubblici e privati soggetti al controllo delle ATS in qualità di committente ha creato danni enormi.
La ripartizione in ATS e ASST, oltre che essere dichiarata sperimentale dalla legge stessa, è completamente deleteria per una assenza di reale coordinamento tra le due entità e la completa inefficienza e inutilità delle ATS stesse. L’emergenza COVID 19 ha evidenziato come le ATS nulla abbiano verificato e per niente abbiano agito a tutela dei pazienti e dei dipendenti per esempio della RSA. Oltre ad essere mere entità amministrative e burocratiche le ATS allungano la catena di comando incrementando i costi di transazione.
Per questo motivo ho chiesto audizione della Azienda Zero del Veneto per comprendere meglio il diverso modello proposto. Mentre in Lombardia il potere regionale ha decentrato alle ATS molte funzioni che di fatto non vengono esercitate o lo sono in modo inefficiente, in Veneto si è assistito ad una accentramento di funzioni nell’ambito dell’azienda zero come gli accreditamenti delle strutture private, della gestione del personale, dei sistemi informatici e degli acquisti.
Qui in Lombardia solo gli acquisti e il sistema informatico sono centralizzate in ARIA con una serie di limiti dettati dal fatto che il sistema informativo gestito dalla ex Lombardia Informatica è completamente inefficiente. Basti pensare alla difficoltà di avere le agende uniche pubblico privato per ridurre le liste di attesa. Una banalità alla quale Regione Lombardia non riesce a dare risposta. Se poi pensiamo che oltre il 40 % (dati del 2017 perché avere dati aggiornati in Regione Lombardia è utopia) delle prestazioni sono effettuate da strutture private accreditate, è chiaro che non riuscire ad avere il controllo su quasi la metà di ciò che accade nel sistema sanitario, significa non gestire il sistema sanitario.
E’ per questo che è necessario spostare verso l’alto, sul modello di quanto accade in Veneto, togliendo tale potere alle ATS, la modalità di accreditamento degli enti privati in modo da poter programmare l’intervento in modo più efficiente. Perché è chiaro che in Lombardia la sanità è un business che genera enormi profitti. E se si ha a cuore la salute dei lombardi occorre che la sanità sia prevalentemente pubblica in quanto il privato persegue lo scopo di lucro. Per avere una sanità prevalentemente pubblica occorre centralizzare la programmazione e gestire gli accreditamenti privati in una logica di progressiva sostituzione con il pubblico riequilibrando la preponderanza del privato nei settori maggiormente profittevoli.
L’attività delle ATS deve essere progressivamente diminuita per le parti più strategiche convergendo verso l’alto e per quelle più specifiche di controllo e sanitarie verso il basso nelle ASST. Il progressivo smantellamento delle ATS è una necessità se si vuole ridurre la catena di comando e ridurre l’inefficienza in un sistema che con il COVID ha dimostrato tutti i suoi limiti.
Alla programmazione e gestione centrale che idealmente potremmo chiamare ATS Lombardia devono afferire:
- accentramento degli accreditamenti, in modo che si abbia il superamento dell’equiparazione del pubblico con il privato, affinché con la programmazione si possa perseguire un potenziamento della sanità pubblica utilizzando la sanità privata laddove il settore pubblico non riesca a soddisfare la domanda e comunque secondo specifiche indicazioni di operatività;
- sistema informativo unitario, è strategico che il sistema sanitario regionale abbia un sistema informativo omogeneo e standardizzato al fine di ottenere un efficientamento e una facilità nello scambio di informazioni. In questo ambito vi è la gestione dell’agenda unica pubblico – privato ed intra moenia;
- accentramento della gestione delle risorse umane con selezioni unitarie e programmazione delle assunzioni;
- gestione del contenzioso, della consulenza legale e delle pratiche assicurative;
- la redazione del Bilancio della Gestione Sanitaria Accentrata (GSA) previste dal decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 avendo cura di tenere una contabilità analitica per quanto attiene l’attività delle strutture private convenzionate oltre alla gestione finanziaria e della tesoreria per quanto riguarda la GSA;
- attività di proposta consulenza e coordinamento delle unità locali del SSR.
Le 8 ATS attualmente presenti dovrebbe venire sostituite dall’unica ATS della Lombardia per quanto attiene più specificatamente l’attività amministrativa finanziaria, trasferendo alle 27 ASST le attività più stramente sanitarie secondo lo schema nazionale che riconosce tali attività alle ex ASL. Un tema importante è la gestione della cronicità che assorbe quasi l’80 % delle risorse del sistema sanitario regionale. La cronicità deve essere gestita dalle strutture sanitarie territoriali (che in Lombardia sono denominati PRESST ma non sono mai partiti).
La presa in carico della cronicità come impostata ad oggi è completamente fallita. La presa in carico deve essere effettuata da strutture territoriali pubbliche con il coinvolgimento dei MMG in modo che il paziente cronico non venga visto come una risorsa economica per le cooperative e il grimaldello per la completa privatizzazione del sistema, ma come il fulcro di un sistema di cura che abbia nel territorio e nei suoi pazienti la sua modalità di espressione.
Per concludere la Legge 23 del 2015 è talmente fatta male che non bastano meri interventi di manutenzione ma serve una radicale riforma che non può prescindere da una maggiore centralizzazione delle attività non sanitarie e di uno sviluppo della medicina territoriale che è la grande assente del sistema sanitario regionale.
Un riassetto con l’eliminazione delle ATS e una diversa conformazione delle ASST e la realizzazione dei PRESST è quanto più facile da realizzare guardando anche alle esperienze altrui. In tal senso sarà nostra cura procedere al deposito di un progetto di legge di riforma che partendo dalla costituzione della ATS della Lombardia elimini progressivamente le ATS e sviluppi la medicina territoriale tramite il potenziamento delle ASST e dei PRESST.
Marco Fumagalli
Capogruppo M5S Regione Lombardia
31 maggio 2020
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