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Per specializzarsi in Emilia Romagna troppi ostacoli

di Umberto D'Errico

13 MAG - Gentile Direttore,
la pandemia COVID-19 ha messo in luce la debole programmazione degli anni precedenti riguardo il finanziamento di contratti di formazione specialistica da parte della Regione Emilia-Romagna, evidenziando l’urgenza di specialisti specialmente in talune branche della medicina.
 
A tal proposito già agli inizi di Aprile, la stessa Regione ha reso pubblico l’apertura di un bando volto ad assumere medici specialisti provenienti dall’estero, lasciando noi medici emiliano-romagnoli piuttosto basiti, considerato che già negli anni 2014 e 2015 i contratti di formazione finanziati dalla Regione erano meno di trenta. Ciò è inaccettabile: l’Emilia-Romagna ha accumulato “un esercito” di giovani medici non specialisti pronti a formarsi, da anni dislocati a sostegno dell’intera Regione, impegnati nei vari servizi territoriali (più che mai in queste settimane di contesto emergenziale), ma non sembra volerli valorizzare.
 
Seppur con estrema difficoltà, negli ultimi anni abbiamo visto uno sforzo da parte della Regione, nell’intento di aumentare il numero di contratti, che ha raggiunto il suo apice nel 2018, per poi perdersi drammaticamente con una progressiva diminuzione che prosegue incessantemente.
I presupposti al momento non sono certo i migliori, basti osservare come a livello nazionale, i medici in attesa di una formazione specialistica si vedano continuamente rimbalzare di bozza in bozza, di decreto in decreto, tra rilanci e abolizioni di ipotetici aumenti nel numero di contratti di formazione specialistica ben lontani dalla risoluzione dell’imbuto formativo.
 
Quest’ultimo non più soggetto a una mera questione numerica, ma necessitante di importanti riforme strutturali lungo tutto il percorso di formazione, riforme che vanno dall’ampliamento della rete formativa integrante il territorio alla revisione della posizione contrattuale dello specializzando.
 
Non solo, è ormai da tempo che l’Emilia-Romagna prende le distanze dalle restanti Regioni nelle modalità di messa a bando dei contratti di formazione specialistica, e nello specifico dei requisiti di accesso: mentre tutte le Regioni restringono la platea d’accesso ai giovani medici residenti o iscritti agli Ordini dei Medici della stessa, facilitandone il proseguimento del percorso di formazione, l’Emilia-Romagna non pone alcun requisito.
 
Ciò ha inevitabilmente comportato una disuguaglianza tra il numero di contratti di formazione a cui un medico residente in ER può accedere, rispetto a quelli di un collega proveniente da altre Regioni (che dal canto suo si ritroverà a concorrere per i contratti banditi dalla propria regione e dall’Emilia-Romagna).
 
Questa posizione svantaggiosa e deficitaria per i nostri medici residenti è supportata dai dati relativi all’ultimo concorso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione del 2019, dove il 52% dei vincitori di contratti di formazione finanziati dall’Emilia Romagna e dalle AUSL regionali proviene da un’altra regione.
 
Ci teniamo a precisare che non siamo assolutamente contro "il movimento delle menti lungo la Nazione" anzi, la situazione emergenziale che stiamo vivendo, ci riporta a valori di unità e coesione, ci ricorda come le patologie non conoscano confini, ed altrettanto la solidarietà medica. Chiediamo però di essere trattati equamente, senza penalizzazioni rispetto ai nostri colleghi del resto d’Italia. Allo stato attuale essere residenti in Emilia-Romagna, Regione in cui da anni contribuiamo con il nostro lavoro quotidiano (precario), ai fini dell’accesso ad un percorso di formazione specialistica, risulta addirittura svantaggioso, imponendoci una limitazione all’accesso dei contratti di formazione.
 
Stanchi sia di dover concorrere in difetto rispetto ai nostri colleghi nazionali, che di non ricevere risposte dalla Regione, abbiamo creato un gruppo di coordinamento e raccolto in pochi giorni già 300 firme tra medici specialisti e non specialisti, specializzandi, neoabilitati, laureati e laureandi in medicina, lungo tutta la Regione, da Piacenza a Rimini.
 
Chiediamo alla Regione Emilia-Romagna un decisivo aumento dei contratti di formazione specialistica tramite l’implementazione della rete formativa territoriale e l’introduzione immediata di requisiti che ci permettano di concorrere ad armi pari rispetto ai colleghi nazionali.
 
Chiediamo che la Regione si dimostri realmente intenzionata ad investire sui giovani medici emiliano-romagnoli, messi da parte a coprire i vuoti sanitari di un vasto territorio sempre più carente di specialisti. Chiediamo quindi alla Regione di offrirci un futuro concreto, una formazione che dovrebbe essere garantita, con la promessa di restituire una Sanità Regionale del domani più completa, preparata, e pronta a reagire.
 
Dott. Umberto D'Errico
Coordinatore gruppo MediPER - Medici per l'Emilia-Romagna

13 maggio 2020
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