Sanità insostenibile con un infermiere ogni 30 pazienti
di Benedetta Mattiacci
23 APR -
Gentile Direttore,
in questa fase di seppur lieve remissione dell’“Emergenza Coronavirus” dopo i momenti di estrema criticità per il nostro Paese, ritengo non utile lasciarsi andare a sterili recriminazioni, più logico, più efficace trarre da questa esperienza dolorosa insegnamenti per non incorrere negli errori o nelle valutazioni vissute ferme restando le più volte evidenziate falle del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Possiamo cominciare a guardare al futuro con un certo margine di serenità, con un bagaglio professionale arricchito da errori e da tragedie, con la consapevolezza che la Sanità debba prevenire prima che curare, debba evitare frammentazioni nell’erogazione dell’assistenza, debba recuperare la sua priorità assoluta, lo spirito motore, ovvero la tutela della persona e la soddisfazione dei pazienti.
Non è poco. Come affermato dall’ex Ministro alla Sanità Rosy Bindi: “Il nostro Sistema è il migliore al mondo, ma per anni trattato come una voce di bilancio. L’assistenza territoriale, considerata una cenerentola, oggi alleggerirebbe le terapie intensive”. Come non essere d’accordo?
Urge procedere ad una riflessione profonda sul futuro e sulla tenuta dell’intero sistema, sulle politiche regionali talvolta poco attente al territorio, su discrasie diffuse.
L’emergenza ha evidenziato, anche nella nostra Regione Puglia, problemi sopiti quale la chiusura di Ospedali in nome di un potenziamento territoriale incompleto, non portato a termine ma che, laddove realizzato, ha conseguito risultati positivi che avrebbe potuto raggiungere l’eccellenza con l’ottimizzazione delle risorse umane e strumentali.
Analogamente, se fosse a regime la presenza dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (figure presenti nell’ultima bozza del Patto per la Salute), aspettativa dei Cittadini come emerge dai risultati dell’Osservatorio Civico F.N.O.P.I – Cittadinanzattiva, ci sarebbero state risposte più opportune alle nuove domande di salute dei Cittadini, bisognosi di interventi sanitari a bassa intensità clinica.
Non diciamo nulla di nuovo, come O.P.I. ripetiamo quanto sosteniamo da anni, sia a livello locale che a livello regionale. Cassandra della Sanità? Comunque ci battiamo con dati di fatto quali la conoscenza dei nostri territori, i desiderata riportati in ogni occasione dai nostri Iscritti, quotidianamente a stretto contatto con le esigenze delle Persone, in ospedale o su quel territorio sul quale insistono le R.S.A., dove, l’impegno e la professionalità degli Infermieri, ai quali va il nostro plauso, non hanno permesso l’accesso al “Nemico Invisibile” altrove portatore di centinaia di morti che prescindono la professionalità degli Operatori Sanitari cui va il nostro affettuoso pensiero e la nostra piena solidarietà per il lavoro certamente svolto.
Dobbiamo riconoscerlo, le R.S.A., diffuse sull’intero territorio regionale e nazionale, sono un punto cruciale per un’assistenza finora non efficiente a causa del sottodimensionamento del personale, neppure adeguato alla bassa complessità assistenziale (si fa rilevare che esistono 3 tipi di complessità assistenziale: alta, media, bassa).
Come giudicare la sussistenza di quel diffuso rapporto di un infermiere ogni 30 pazienti, se non si possiede il dono della ubiquità? E’ una condizione non accettabile, perseguibile dalla normativa vigente!
Di fatto, alla Regione Puglia come O.P.I. abbiamo richiesto una modifica del regolamento delle R.S.A. che veda, almeno, un infermiere ogni 4/5 pazienti nelle strutture ad alta densità assistenziale; un infermiere ogni 7/8 pazienti nelle strutture a minore densità assistenziale. Con un rapporto di un infermiere ogni 30 pazienti si comprende come non sia servito e non serva a sufficienza lo spendersi professionale ed umano degli Infermieri (rammentiamo i tanti casi di infezione e di morti da COVID-19) a fronte di una politica miope che ha pensato di poter lesinare sulla spesa per il personale infermieristico, essenziale per quel ”servizio alla salute della persona” che anche nella struttura territoriale, deve trovare le giuste risposte ai bisogni di cura per il Corpo, per la Mente, per l’Anima, con il rispetto essenziale della “dignità di persona”. E’ il momento della revisione, serve il risveglio delle Regioni in materia di legislazione concorrente come la tutela della salute, la tutela e sicurezza del lavoro.
Se noi O.P.I., sino a ieri abbiamo segnalato, riportato, rappresentato, carenze e bisogni all’interno degli organismi regionali (ampio il carteggio in merito) senza il dovuto ascolto, oggi pretendiamo che da domani si cambi registro, che venga il tempo della responsabilità (per tutti i soggetti coinvolti) ed il recupero di una Sanità in grado di lavorare e di far lavorare, al servizio dei Cittadini, della persona assistita, senza scaricare limiti ed inefficienze sulle professionalità e sullo spirito altruistico degli Infermieri, da sempre al fianco dei Cittadini. Senza Infermieri, pilastro del Servizio Sanitario Nazionale, la Sanità collassa. Oggi più di ieri.
Benedetta Mattiacci
Presidente OPI Taranto
23 aprile 2020
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