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Ministro Grillo non molli, se cade lei cade il Ssn

di Andrea Bottega

13 GIU - Gentile direttore,
molti sono gli spunti di riflessione che il presidente Nino Cartabellotta ci ha lasciato al termine della presentazione del quarto rapporto GIMBE. Tra i tanti desidero riservare la mia attenzione a questi due: la difesa del SSN (lo scopo del rapporto) e il valore-ruolo del capitale umano che lo fa funzionare.
 
Entrambi gli aspetti non sono mai stati in pericolo come in questo momento. Il rischio di vedere trasformato il nostro modello di sanità pubblica ispirato da principi di equità e universalismo, finanziato dalla fiscalità comune, in qualcos’altro perché non più “sostenibile”, che preveda magari il ritorno a un modello mutualistico su base regionale, è ampiamente fondato se si sfogliano i grafici dell’andamento del finanziamento del fondo sanitario nazionale.
 
Non entro nei molteplici dettagli che sono stati esposti e che si possono leggere nel rapporto, ciò che importa ora è ricevere almeno i due miliardi promessi dal DEF. La presenza del Ministro Grillo con le sue dichiarazioni a difesa di questo punto, a costo del suo “posto” e della sua immagine, è da apprezzare, non solo da condividere ma da sostenere perché se cade lei allora significa che il destino del nostro SSN è segnato e l’operazione GIMBE #salviamoSSN è fallita.
 
Tutte le ricette e le terapie per salvare il SSN possono avere una validità ma, penso, nessuna può indicare la via del definanziamento, sarebbe come salassare il malato per risolvere lo stato di shock emorragico.
 
Certo, rivedere la spesa per renderla più appropriata e non finanziare servizi inutili se non dannosi è buona cosa ed è sempre possibile ma qui siamo giunti in prossimità del punto di svolta e troppi parametri (LEA, personale, investimenti, prevenzione, …) ci dicono che non bastano questi piccoli aggiustamenti per salvare il SSN.
 
L’altro punto che mi preme sottolineare, e ribadito nella relazione del presidente, è che il capitale umano è quello che maggiormente si è perso negli anni. La spesa per il personale ha contribuito non poco (-9% in 7 anni) al risanamento dei conti e la sua riduzione non è più compatibile con il sostenimento del sistema.
 
Leggiamo nel rapporto: “il prezzo del definanziamento è stato pagato soprattutto dal personale sanitario, determinando carenze negli organici, elevando l’età media, bloccando i rinnovi contrattuali e, complessivamente, demotivando la principale risorsa su cui si regge il sistema di tutela della salute”.
 
Considerazioni pesanti, più volte segnalate anche dai rappresentanti dei lavoratori.Senza i professionisti sanitari (medici e infermieri) non ci può essere salute. Chi salva le vite umane sono le persone, i professionisti, non i farmaci o l’alta tecnologia.
 
Questi sono strumenti che aiutano le scelte diagnostiche o terapeutiche ma alla base di tutto c’è il professionista che interpreta, decide, prescrive, opera, assiste e prende in carico la persona malata. Senza medici e infermieri non c’è un sistema sanitario che possa dare risposta ai bisogni dei cittadini. Questo è stato ribadito anche dal Ministro nel suo intervento suggerendo anche di lavorare tutti assieme per combattere la sfiducia che i cittadini manifestano verso il personale.
 
Penso che questi due punti siano fondamentali se vogliamo salvare il nostro SSN e che dobbiamo fare fronte comune perché ne va della garanzia di un diritto costituzionale e di un valore che è condizione di possibilità di tutti gli altri valori. Senza vita non c’è possibilità di realizzare nulla.
 
Andrea Bottega
Segretario nazionale Nursind

13 giugno 2019
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