Infermieri e Oss. Ha ragione Gostinelli, basta rivalità
di Andrea Bottega (Nursind)
18 NOV -
Gentile direttore,
mi ero riproposto di non intervenire sulla polemica che ritengo inutile e di basso profilo, forse per avere un po’ di visibilità, su una locandina contenente un errore del famigerato copia-incolla. Bastava un minimo di intelligenza per comprendere che di errore si trattava ma evidentemente sotto c’erano altri scopi.
L’inutilità della segnalazione e della polemica sarà quindi dimostrata con i fatti (ad oggi sono registrati 50 partecipanti e tutti infermieri) e sarà dimostrata la poca serietà di chi Intervengo ora perché ritengo che la
lettera di Marcella Gostinelli abbia dato la giusta direzione al dibattito su infermieri ed OSS. Pensare che il demansionamento abbia solo una rilevanza e soluzione giuridica significa avere un pensiero minuto, vedere la realtà con i paraocchi, e non comprendere la condizione di lavoro di tutta la categoria infermieristica che, come la verità, si declina in diversi modi.
Dare solo questa soluzione significa dare dei placebo agli infermieri che non comprenderanno il valore di un moto collettivo di riscatto di cui ora ce n’è quanto mai di bisogno. Il Nursind, diversamente, ha segnalato più volte la descrizione di una condizione che ci porta a negare il nostro mandato professionale e quanto previsto dalla legge 42/99 non solo nel singolo atto ma nella cultura e nella scelta organizzativa e politica. Il demansionamento ha infatti radici sia organizzative che politiche e contrattuali, non solo giuridiche.
Il pensiero che guida l’azione è molto più vasto e non a caso Nursind è stato promotore dello studio RN4CAST Italia per certificare con metodologia scientifica gli esiti delle cure infermieristiche mancate, per definire un metodo di fabbisogno del personale che sia rispettoso del nostro core professionale. Accanto ai ricorsi nei tribunali (anche noi abbiamo aperte diverse cause sul demansionamento, finanche presso la Cassazione) formiamo attraverso corsi, incontri e documenti una coscienza di categoria che ci unisca per la difesa della qualità dell’assistenza e per realizzare l’infermiere che non c’è (quello del profilo).
Nei tavoli aziendali e quello nazionale sul rinnovo del CCNL 2016-2018 cerchiamo di garantire almeno i diritti fin qui acquisiti perché pare chiaro che stanno riducendo il lavoro a una nuova forma di schiavitù dove ai lavoratori (assunti magari con le nuove forme di precariato) è chiesta sempre più flessibilità, cioè rinuncia a diritti. Si pensi alle ferie estive come risulta dalla bozza presentata all’ultimo incontro: da “quindici giorni di ferie consecutive” nel periodo 1 giugno – 30 settembre (il contratto aveva già allargato il periodo estivo di un mese) si passa a “due settimane di ferie continuative”, cioè 10 giorni di ferie (se il profilo orario è su 5 giorni) o 12 giorni (se si lavora su 6 giorni). Non parliamo poi dei permessi orari per le visite specialistiche o della cessione delle ferie a chi ne ha bisogno per problemi di salute dei figli.
Un ricatto morale tra lavoratori dove il datore di lavoro non rinuncia a nulla e diventa semplice spettatore. E’ giusto, anziché contrattare con il datore di lavoro forme di agevolazioni per garantire il diritto al lavoro e il diritto alla salute, che facciamo della “solidarietà” tra i più deboli e chi campa di solo salario? Non bastasse lo straordinario non pagato, i mancati riposi, i rientri improvvisi, gli abusi sulla pronta disponibilità (che ha una remunerazione del disagio al valore del secolo scorso), il demansionamento, la mobilità selvaggia e quant’altro.
Fare sindacato infermieristico è ben altra cosa dall’aprire contenziosi. I problemi degli infermieri sono ben altri e noi ci poniamo spesso la domanda su quali azioni forti si possano attuare per vedere remunerato adeguatamente il nostro lavoro, difesa la nostra autonomia e responsabilità, garantita la sicurezza e la qualità dell’assistenza. Sappiamo bene che senza un ampio consenso tra gli infermieri, una categoria disunità difficilmente riuscirà a contrastare le politiche marginaliste che ci vogliono relegati all’ausiliarietà.
Pertanto nessuna rivalità con altre associazioni di qualsiasi tipo e nessuna polemica. Le riflessioni sul rapporto tra le professioni sanitarie e le figure di supporto – come ben descritto da Marcella Gostinelli – è di ben altro livello che dibattere su un errore di stampa!
Dr. Andrea Bottega
Segretario Nazionale Nursind
18 novembre 2017
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