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Vaccini. Vanno sostenuti non solo per difendere i fatti scientifici, ma anche la democrazia

di Antonio Panti

23 AGO - Gentile Direttore,
mi dichiaro soddisfatto di essere tra gli autori del documento della Fnomceo sui vaccini perché ha scatenato un grande dibattito che è stato sì politicizzato come sempre accade nel nostro Paese ma, in definitiva, ha costretto la gente a misurarsi con i problemi della scienza e della sanità. Ciascuno ha diritto alle proprie opinioni ma i fatti non possono essere ignorati e il preoccupante decremento delle difese vaccinali di popolazione è sotto gli occhi di tutti.

Nello stesso tempo, e qui dissento dal mio amico Luca Benci, è miglior cosa non guidare ubriaco perché convinto di  non far correr rischi a nessuno, ma la multa serve comunque a convincere i riottosi che la libertà personale trova un limite invalicabile nel diritto altrui.

Cesare Fassari ha ben espresso un concetto giuridico che diventa medico. Nella Costituzione la tutela della salute è un diritto dell’individuo “e” (preposizione con valore coniugativo e non subordinativo) un interesse della collettività. La medicina moderna rende inscindibile questo binomio, del resto già teorizzato da Ippocrate, e non si può pensare di affrontare diversamente i rischi primari ambientali.

Tuttavia i No Vax hanno dato fiato alle trombe fidando sull’ambiguità del rapporto della gente con la scienza che oscilla tra attese miracolistiche (vedi il piccolo Charles), diffidenze e delusioni. Divederei le obiezioni degli anitvaccinisti in due categorie. Le vere e proprie bufale per le quali esistono precise e documentate  risposte scientifiche che i medici dovrebbero essere  sempre in grado di conoscere e esprimere con comprensione dei legittimi dubbi della gente.

L’altra tesi, più fine, è stata esposta nel ricorso degli avvocati del medico trevigiano radiato nel ricorso al CCEPS contro tutto il Consiglio Nazionale della Fnomceo reo di aver approvato il summenzionato documento sui vaccini. Due sono le argomentazioni, la prima riguarda la libertà dei singoli garantita dalla Costituzione, cui ha risposto assai bene Fassari su questo stesso Quotidiano. L’altra riguarda il conflitto di interesse dei pediatri e dei medici in genere nel ricevere una retribuzione a prestazione e quindi nell’evidente interesse a eseguire più vaccini possibile. Anche in questo caso la risposta è ovvia: i medici sono retribuiti per curare o prevenire le malattie. Il compenso si articola in orario, quota capitaria e a prestazione a seconda della libera determinazione delle parti contraenti.

La questione però è più fine. In realtà, nel caso delle vaccinazioni, lo Stato ha interesse a raggiungere il 100% della copertura cioè il pieno effetto gregge e quindi a che i pediatri riescano a vaccinare tutti i loro iscritti fatti salvi ovviamente coloro che non possono esserlo per  la loro patologia.
 
In quest’ordine di idee i Codacons toscani hanno richiesto formalmente all’Ordine di Firenze  di procedere disciplinarmente avverso i pediatri di libera scelta (circa 200 nel nostro albo) per manifesto conflitto di interesse perché, in base a un accordo tra Regione Toscana e  FIMP regionale, accettavano di esser retribuiti a prestazione per la vaccinazione dei propri iscritti. L’esposto era rivolto anche al Procuratore della Repubblica e alla Corte dei Conti. L’Ordine era interessato in quanto il Codice Deontologico vigente detta n orme avverso il conflitto di interesse.

Non è difficile dimostrare l’insussistenza della questione sollevata dai Codacons e non varrebbe al pena di scriverne. Ma questo ennesimo attacco mi spinge a due considerazioni. La prima riguarda l’atteggiamento politico della Federazione degli Ordini che è sembrata più attenta agli aspetti  disciplinari (qualche Ordine Toscano ha proposto di agire anche contro le MNC) piuttosto che a affrontare le problematiche politiche e gli aspetti formativi della vicenda vaccinale. La seconda riguarda il ruolo sociale dei medici. A  forza di fakes news si finisce per mettere in discussione la razionalità come base della convivenza civile e della democrazia.

La battaglia sui vaccini non è soltanto la difesa dei fatti scientifici e di ciò che questi rappresentano per il bene dell’umanità, vuol dire anche lottare per la democrazia in un mondo in cui, come dice Yeats "la discordia ha preso il posto dell’armonia e tutte le cose sono poste sullo stesso livello".

Antonio Panti
Presidente Omceo di Firenze


23 agosto 2017
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