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L'esperienza di Trento sulle DAT

di Fabio Cembrani

16 LUG - Gentile direttore,
sono molti anni che, nel nostro Paese, si discute e ci si accapiglia sulla materia delle direttive anticipate di trattamento (DAT) e l’inerzia dei nostri rappresentanti politici è un dato di fatto che si fatica a comprendere nelle sue reali intenzioni o, per usare una metafora tanto cara a Iankèlèvitch, un “mistero irragionevole”.

Esistono, tuttavia, esperienze locali sulle quali vale la pena di riflettere prima di approvare leggi che hanno il rischio di creare più problemi che reali vantaggi: una di queste è quella realizzata in Provincia di Trento che ha preso l’avvio nel 2013, con una delibera approvata dalla Giunta provinciale, con la quale è stato dato mandato all’Azienda provinciale per i Servizi sanitari di Trento di creare una banca dati delle DAT sulla base delle indicazioni fornite dal proprio Comitato di bioetica che ha lavorato, in questi anni, focalizzando tutte le sue energie sulla pianificazione anticipata della cura (advance care planning) che tutte le esperienze internazionali riconoscono come un formidabile strumento di umanità del care: riguardando persone ammalate che, con il sostegno attivo del team di cura, esprimono la loro decisione riguardo a trattamenti medici che si renderanno necessari per l’evoluzione naturale della malattia quando essi non avranno più la voce per farlo.
 
L’impegno del Comitato, presieduto dal Prof. Erminio Gius, si è così focalizzato in questi anni sulla predisposizione di una scheda per la raccolta delle DAT inserita negli applicativi informatici, sulla predisposizione di un Glossario per spiegare alle persone i termini di più frequente utilizzo in campo clinico e di una Raccomandazione rivolta ai professionisti e sulla realizzazione, in tutti gli ambiti territoriali della Provincia di Trento, di un Corso di formazione che ha raggiunto oltre 200 professionisti, coinvolgendo attivamente anche i medici di medicina generale.
 
Sono circa 50 le persone ammalate che hanno così già espresso la loro volontà anticipata di trattamento ma non è il loro numero che testimonia la bontà della ricaduta del lavoro fatto: è il cambiamento e l’apertura culturale dei professionisti che abbiamo registrato il vero successo dell’iniziativa pur essendo consapevoli che questo cambiamento e questa nuova apertura dovranno essere sostenuti nel tempo e rafforzati soprattutto dall’organizzazione.
 
Fabio Cembrani
Direttore U.O. di Medicina Legale
Azienda provinciale per i Servizi sanitari di Trento 


16 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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