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Quant’è facile accusare di tutto l’infermiere

di Osvaldo Barba

23 MAR - Gentile Direttore,
nell'epoca in cui accostare l'infermiere a badanti, OSS e, a chi più ne ha più ne metta è diventato un tormentone che sembra non aver mai fine, oramai ci si indigna solo e soltanto ogni qualvolta ciò accade. Poi magari, giusto per non farci mancare niente, arrivano trasmissioni televisive radiofoniche dove addirittura l'infermiere viene dipinto come colui che non ha particolari funzioni assistenziali soprattutto se di primo soccorso ed è "uomo di fatica", ed allora la rete viene inondata in modo sacrosanto da dissensi e anatemi vari.
 
Ma a questo punto, come direbbe un famoso conduttore, la domanda sorge spontanea: "Ma l'infermiere, chi è costui?".
Trovo una certa analogia tra quello che accade oggi a proposito della figura arcinota ma forse "non troppo" dell'infermiere e quanto scritto da Manzoni 200 anni fa circa ne "I Promessi Sposi" a proposito del filosofo greco Carneade che il povero curato Don Abbondio apostrofò: ""Carneade! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?".
 
In sintesi: attorno alla figura dell'infermiere nella sua funzione di professionista della Salute è assolutamente insufficiente la campagna di comunicazione sociale.
 
Chi dovrebbe farla?
Ogni organizzazione sindacale rivendica, secondo le proprie strategie interne, il valore e l'importanza dell'infermiere in quello che è il "pianeta" salute visto a 360°.
Ma è chiaro che tutto ciò è sempre fine a se stesso se visto nell'ottica della competizione in termini di potere contrattuale e di campagna di fidelizzazione.
 
Non rimarrebbe altro che l'Ipasvi quale istituzione super partes deputata alla promozione, valorizzazione e soprattutto difesa dell'immagine dell'infermiere.
Naturalmente con azioni che non siano soltanto comunicati stampa che, anche se doverosi, spesso rimangono come documenti da archiviare e/o condividere sui social.
 
Non sarebbe male l'idea di iniziare a diffidare legalmente le trasmissioni o i media che utilizzano impropriamente il termine infermiere, ipotizzando di chiedere un risarcimento per danno di immagine.
Basti pensare che in tutti i fatti di cronaca, quasi mai si commettono errori nell'indicare l'autore del reato.
Nelle scuole nelle quali alcune insegnanti hanno usato violenza sui bambini mai si è detto che è stato il bidello.
Nei disastri aerei per errore umano, mai si è letto che è stata colpa dell'assistente di volo.
Ergo: perché nei fatti di cronaca che riguardano la malasanità il termine infermiere è sinonimo di "tutti"?
Evidentemente bisogna fare molto di più che dei comunicati stampa all'uopo.
E' tempo di spiegare in modo più efficace che l'infermiere è il Professionista della Salute.
 
Perché, se ancora persiste tutto quanto sopra, un dato diventa inconfutabile: nessuno o quasi, l'ha ancora capito.
Si potrà migliorare?
Come avrebbe scritto Manzoni: "Ai posteri, l'ardua sentenza"!
 
Osvaldo Barba
Consigliere Nazionale Nursind

23 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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