Infermieri. Ecco perché va abolito l’art. 49 del codice deontologico
di Luca Sinibaldi
09 GEN -
Gentile direttore,
con rinnovata sorpresa accolgo le affermazioni della
Presidente Mangiacavalli nel suo articolo pubblicato ieri dove sottolinea “un utilizzo improprio dei professionisti per far fronte sempre alle carenze. Con la scusa che il personale non c’è e utilizzando come un’arma impropria norme deontologiche scritte per le emergenze e la tutela degli assistiti, si utilizzano professionisti per funzioni inferiori a quelle previste dal loro livello contrattuale, rendendo questa pratica non una soluzione per l’emergenza, ma un’abitudine”.
E se queste affermazioni sono fatte per mettere in chiaro che “430mila infermieri, di cui 280mila dipendenti del Ssn non resteranno a guardare lo smantellamento di un Ssn universale e uguale per tutti che ormai si sta riducendo a essere selettivo e solo per pochi, miope sulla necessità di valorizzare le competenze dei suoi professionisti ”, penso allora che 430mila infermieri potrebbero chiedere alla Presidente della Federazione dei Collegi, cui sono obbligati a pagare la quota annuale di iscrizione per esercitare, per quale motivo di quelle norme deontologiche alle quali si riferisce, sono spesso proprio i Dirigenti Infermieristici Aziendali, molti coordinatori infermieristici loro sottoposti, a farne scempio.
Potrebbero chiedersi perché la Federazione non sia mai intervenuta usando la sua dote di controllo e richiamo all’ortodossia di tali norme da parte dei loro iscritti e quindi, in relazione ai rischi da lei richiamati connessi con gli esiti delle stipule dei contratti tra le organizzazioni sidacali sulle parti decentrate del contratto, vincolate economicamente dalle regioni, quale possa mai essere la moneta di scambio per controbilanciare tali rischi, se alla fine è la stessa Federazione a lasciar fuggire i buoi dalla stalla?
Beh, io non ci sto ad osservare e ascoltare in silenzio, con la scusa che, dato il momento critico, si devono smussare a tutti i costi le tensioni, dimenticare certe divergenze (anche fondamentali) e appiattire la discussione, anche interna. Di questi atteggiamenti è piena la storia della nostra politica e ne misuriamo, in questa crisi, tutta la portata.
Credo sia arrivato il momento di spingere sull’acceleratore delle riforme…di quelle vere, che partono prima di tutto dal proprio interno, aprendo gli armadi e buttando fuor di finestra questi benedetti scheletri! Dottoressa Mangiacavalli: abolisca l’articolo 49 del Codice deontologico degli Infermieri, glielo chiedono in molti ormai. Indica gli Stati Generali della nostra professione. Gli indica ora, alle soglie di questo decantato rinnovo contruattuale, perché la discussione di ciò che siamo e vorremo essere sia franca ed aperta al mondo. Perché chi si apprestasse a rinnovare il contratto di lavoro a dei professionisti seduti a riformare e rilanciare il proprio ruolo sociale, sapesse che sta volta non ci saranno sconti e ripensamenti, circa le azioni di tutela e rivendicazione da intraprendere.
Indica ora gli Stati Generali per trovare nel culmine di questa crisi della politica l’unità identitaria, ricongiungendo il vecchio con il nuovo, dopo che più di un quinquennio di blocco del turn over ne hanno dilaniato il tessuto. Vede, alle organizzazioni sindacali e di avvocatura spetta l’onere delle rivendicazioni contrattuali e delle tutele legali ma…lo spirito che muove una identità non è un fatto meramente tecnico, soprattutto è un sentimento che va riconquistato. Solo guardandoci in faccia…a migliaia, raccontandoci le nostre esperienze spezzate, riusciremo a prendere lo slancio necessario per ridarci e ridare fiducia a questo paese. Scrivo mentre sono al lavoro di notte nei momenti di pausa, tra un campanello e l’altro, un ricovero, il prelievo per un esame urgente. Scrivo qui, su questa testata che migliaia di lavoratori del settore sanitario italiano sfogliano… e sono uno dei tanti tra loro che nonostante la fatica, gli anni, le umiliazioni, ci crede ancora!
Luca Sinibaldi
Infermiere di medicina generale (Pisa)
09 gennaio 2016
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore