Oss e infermieri. A ciascuno il suo
di Chiara D'Angelo
10 MAR -
Gentile Direttore,
vorrei replicare alla lettera di
Federica Vannucchi in merito al dibattito seguito alle dichiarazioni del Governatore della Regione Toscana, Rossi, in ordine al dichiarato intento di sostituire un gran numero di infermieri con giovani OSS. Il primo punto su cui ritengo sia doveroso fare chiarezza riguarda quello che Federica Vannucchi definisce un “fraintendimento”. A parere di chi scrive non si può in nessun caso parlare di fraintendimenti poiché la terminologia utilizzata è chiara, così come altrettanto chiaro e incontrovertibile è il significato dei termini, soprattutto e a maggior ragione se utilizzati da chi riveste alti incarichi amministrativi quali il governatore di una Regione.
Ritenendo che il governatore Rossi possegga la dovuta padronanza di linguaggio che gli compete, non posso quindi concordare con la tesi del fraintendimento, a meno di una smentita del diretto interessato che, a quanto mi risulta, non c’è.
Al di là di questo aspetto, tuttavia non marginale, entro nel merito delle opinioni espresse da Federica Vannucchi riguardo alle competenze delle diverse figure operanti nel sistema sanitario.
Dalla disamina delle mansioni (e il termine, in questo caso, ha un significato importante e preciso) previste per l’OSS con Formazione Complementare non è assolutamente sufficiente ed idonea a motivare adeguatamente lo svolgimento delle stesse con la soppressione delle competenze infermieristiche che investono, in maniera parallela ma su piani completamente diversi, gli stessi ambiti dell’assistenza sanitaria.
Queste argomentazioni hanno il grosso difetto di non tenere conto delle complessità dei sistemi, riducendoli ad approssimative semplificazioni quando essi stessi dovrebbero essere in grado, invece, di rispondere a bisogni assistenziali con grado di complessità crescente. Con un duplice deleterio effetto: ridurre il livello qualitativo complessivo della prestazione assistenziale e indurre ed incentivare confusione e disconoscenza dei ruoli, delle prerogative e delle specificità delle diverse figure che, insieme, concorrono al soddisfacimento di un bisogno del cittadino. Il senso inclusivo del termine “insieme” deve intendersi, è bene ribadirlo, come sinergia di competenze (infermieristiche) e mansioni (dell’Operatore Socio Sanitario e dell’OSS FC) e non come potenziale sostituzione delle une con le altre che, per molte ragioni in più occasioni ribadite (anche su queste pagine), è anche concettualmente un abominio.
Ciascuno nel rispetto del proprio ruolo è opportuno quindi sgombrare definitivamente il campo da tentazioni di gioco al ribasso giustificate più da motivazioni di rigore economico (anzi, di regresso economico) che di contenuti, sul cui piano le argomentazioni non sono sostenibili.
Più intelligente sarebbe, a mio modesto parere, tenere in considerazione alcune evidenze scientifiche di recente pubblicazione (studio RN4CAST) che, in totale antitesi alla impostazione che ci viene suggerita dalla Regione Toscana, dimostrano come la preparazione del personale infermieristico sia direttamente correlata alla minore incidenza di complicazioni nei pazienti, così come pure un adeguato e contenuto rapporto numerico di pazienti per infermiere.
Lo stesso studio inoltre pone l’attenzione su un aspetto mai considerato in queste riorganizzazioni creative: si pensa mai che sarebbe preferibile, anziché ridurre il numero degli infermieri e di incrementare quello degli OSS investendoli di competenze non proprie, fare in modo che gli infermieri non siano costretti a svolgere le mansioni che non rientrano fra le loro competenze (Federica Vannucchi ne cita molte e qualsiasi infermiere, leggendo la sua lettera, sicuramente avrà pensato “si beh, ma questo tocca farlo a me, non all’OSS”) per potersi invece dedicare maggiormente alle proprie specifiche competenze? Tutto questo comporta uno spreco di professionalità che viene costretta a scegliere cosa fare e cosa dover rinunciare a fare, semplicemente perché il tempo non si può espandere o rallentare.
In buona sostanza, secondo me, sarebbe il caso di pensare, prima di tutto, a far fare a ciascuno il suo, abbandonando il misero pensiero di sostituire qualcuno con qualcun altro, peraltro in maniera rocambolesca e grossolana. Quello che gli infermieri chiedono è il rispetto della loro professione, definita tale per legge, regolamentata da un codice deontologico, sottoposta al peso della responsabilità e, nonostante tutto questo, vituperata e calpestata continuamente, grazie anche a queste approssimazioni.
dott.ssa Chiara D'Angelo
Infermiera
10 marzo 2015
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore