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Riccio (il medico del caso Welby): “Nel nuovo Codice dei medici nessun progresso sul fine vita”

di Mario Riccio

24 MAG - Gentile direttore,
ad una prima lettura del nuovo Codice di deontologia medica non si ravvedono sostanziali progressi nell'affrontare le nuove sfide bioetiche del terzo millennio. In particolare su temi come l'informazione ed il consenso ai trattamenti sanitari così come su quello del fine vita addirittura la confusione e l'ambiguità si sono accresciute.

 
Infatti l'utilizzo di una terminologia ambigua, concetti vaghi ed una serie di perifrasi (tenere conto delle volontà del paziente, proporzionalità delle cure, dichiarazioni anticipate di trattamento invece che direttive, valutare dignità e qualità della vita del paziente, atti finalizzati a provocare la morte del paziente), contenute in particolare negli articoli 15-16-17-33-38, permettono ancora al medico di informare parzialmente il paziente sulle sue condizioni di salute, riservarsi di decidere se accettare o meno la volontà del paziente, astenersi dall'eseguire la volontà del paziente stesso ed infine anche di praticare terapie non convenzionali, come ad esempio nel caso Stamina. 

 
dott. Mario Riccio

 
Medico anestesista e rianimatore - Ospedale di Cremona

24 maggio 2014
© Riproduzione riservata


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