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Lorenzin dica no a Obiettivo Risarcimento

di Alessandro Vergallo

28 GEN - Gentile direttore,
“Se sei vittima di un caso di malasanità hai 10 anni di tempo per reclamare quello che ti spetta. Con Obiettivo Risarcimento puoi far sentire la tua voce. Uno staff di esperti, avvocati e medici legali sarà a tua disposizione a zero anticipi e zero rischi”. E’ questo il testo dello spot della società veneta che torna “a favore della difesa del diritto inalienabile, pacifico e non negoziabile, del paziente che si ritiene vittima di prestazioni sanitarie errate” come la stessa società (che si autodefinisce “contrassicurazione”) si è premurata di precisare.
 
Comunque sia, potenziali clienti che si ritengano “vittime di malasanità” vengono incoraggiati a farsi risarcire. Come? Pare difficile pensare ad altre modalità che non siano quelle di una chiamata in causa a colpi di carte bollate, mediazione inclusa. Da chi? Lo spot non lo specifica, ma è innegabile che tra i principali “malfattori” ci siano i medici.
E un’altra considerazione è altrettanto  interessante: l’obiettivo, recita espressamente lo spot, è ottenere risarcimento. Orbene, messaggi di questo genere rischiano di ingenerare nel cittadino false speranze, e false certezze, in tema sia di giustizia, che di buona sanità.
 
False speranze, perché “oltre il 95% del contenzioso – secondo il Cergas Università Bocconi – si risolve poi con l’assoluzione del professionista sanitario”. Il che, a meno di ipotizzare congiure a danno della giustizia, significa una marea montante di imputazioni inutili e dannose.
 
False certezze, perché se è vero che le denunce sono “a zero rischi”, nell’immediato, per il portafoglio del singolo dante causa (dato che in ambito sanitario le “cause temerarie” in pratica non esistono, inghiottite dal “buco nero” di un malinteso diritto costituzionale), è altrettanto vero che non lo siano su un altro versante, quello della spesa pubblica “a fronte di un costo della medicina difensiva stimato – sempre secondo il Cergas – in circa il 10% della spesa sanitaria complessiva (circa 13 miliardi l’anno)”. Il che, inevitabilmente, traduce la perdita di fiducia del cittadino verso il medico in uno spreco di risorse a danno di tutta la collettività, e della buona sanità cui ha diritto.
 
Le “denunce facili” agiscono come una sorta di “riequilibratore sociale” di quel “rapporto asimmetrico” tra medico e paziente, che taluni vetero-analisti dei sistemi sanitari, incuranti di un’era in cui le informazioni viaggiano in tempo reale, continuano imperterriti a sostenere, motivandolo con una “differenza culturale”  (sempre più teorica) che oggi fa da base, in gran parte, ad un contenzioso che sta mettendo seriamente a rischio la sostenibilità del nostro SSN. Al rapporto asimmetrico si sono via via aggiunti, nel tempo, a guisa di incudine e di martello, tra altre elucubrazioni socio-giuridiche, da una parte l’inversione dell’onere della prova, dall’altra la natura contrattuale del rapporto tra medico e paziente, che nell’ambito del SSN, specialmente per i medici appartenenti all’area dei servizi, è quantomeno forzata, mentre permane, paradossalmente, il principio della tutela della salute come bene indisponibile.
 
Tra parentesi, tutti i suddetti principi giuridici valgono solo per il “bene salute”, mentre in tutti gli altri ambiti, compreso quello pertinente al “bene giustizia” in generale, sono del tutto inapplicati: che cosa accadrebbe se tali principi valessero anche per altre categorie di professionisti, una a caso tra tutte, quella degli avvocati? “Se sei vittima di un caso di MALAGIUSTIZIA hai 10 anni di tempo per reclamare quello che ti spetta, a zero anticipi e zero rischi” potrebbe in tal caso recitare un ipotetico spot.
 
Torniamo invece, amaramente, alla realtà: in questo clima da “caccia alle streghe”, è sempre più difficile prendere formalmente e sostanzialmente le distanze dalla “medicina difensiva”, dando torto a quei Colleghi i quali vi si rifugiano, più o meno consapevolmente, a loro volta non fidandosi di quella “alleanza terapeutica” tra medico e paziente che ormai va definitivamente perdendosi. D’altro canto, come può, oggi,  il medico operare serenamente “in scienza e coscienza” se deve costantemente rischiare, ad ogni diagnosi e ad ogni terapia, che ogni sua decisione  gli si ritorca contro, e magari lo porti alla sbarra per presunti danni di una presunta “malasanità”?
 
“Obiettivo Risarcimento” ha infine comunicato al Ministero della Salute di essere disponibile ad “offrire un contributo per migliorare le condizioni ed innovare la legislazione sia per i pazienti vittime di errori sia per i medici, spesso anche loro stessi vittime del sistema”.
 
Per quanto ci riguarda, visto il riferimento ai medici, saremmo grati al Ministro Lorenzin se volesse ritenere la generosa offerta meritevole … di essere respinta al mittente.
 
Alessandro Vergallo
Presidente Nazionale Aaroi-Emac

28 gennaio 2014
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