I letti in ospedale diminuiscono. Ma i costi no. E se cambiassimo politiche?
di Bruno Schiavo
09 DIC -
Gentile Direttore,
la presentazione da parte del
presidente del Lazio Zingaretti dei programmi operativi 2013-2015 è una buona notizia. In particolare fa piacere che, dopo anni di attesa, ci sia finalmente un programma e che, anche se non conosciamo i dettagli, si abbandoni la filosofia dei tagli lineari e si punti invece su criteri selettivi.
C’è però anche una preoccupazione. Ancora una volta, non per scelta della Regione ma per imposizione governativa, quando si parla di tagli il primo bersaglio sono i posti letto.
E allora recenti esperienze molto negative mi suggeriscono qualche domanda.
La riduzione dei posti letto è, come ci viene imposto dal Governo, uno strumento idoneo per risanare il bilancio? E se così non fosse ?
La riduzione dei posti letto può rappresentare invece il risultato, alias obiettivo, di una sana gestione?
In altre parole è irrazionale pensare che la riduzione dei posti letto non sia strumento di un buon governo della sanità e che invece un’azione riformatrice risoluta che incida sulla spesa di beni e servizi, sull’appropriatezza degli accessi ospedalieri e delle prestazioni diagnostiche, sulla medicina del territorio, possa avere come conseguenza oltre al miglioramento del bilancio anche la riduzione del numero di posti letto senza penalizzare l’assistenza?
Se mi consente vorrei approfittare della grande visibilità di Quotidiano Sanità per rivolgere queste domande ai tanti che molto più di me, cardiologo, hanno competenze nel management.
E propongo qualche dato.
Non conosco i bilanci di altre ASL nazionali o regionali, so però cosa è accaduto nell’ospedale dove lavoro, il San Camillo Forlanini di Roma
L’assenza di correlazione negli ultimi dieci anni tra i costi aziendali e il numero di posti letto è preoccupante.
Alla costante e rilevante riduzione del numero di posti letto si contrappone un andamento ondivago, sostanzialmente stabile e certamente non in riduzione, dei costi di gestione che hanno raggiunto il massimo livello nel 2008 e nel 2011 (v.tabella).
Anno |
2002
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2003
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2004
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2005
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2006
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2007
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2008
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2009
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2010
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2011
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2012
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P.L. |
1608
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1464
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1448
|
1362
|
1264
|
1235
|
1127
|
1049
|
1020
|
1027
|
1020
|
Costi |
454.484
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492.848
|
505.635
|
465.958
|
464.932
|
469.224
|
524.457
|
491.278
|
514.418
|
523.074
|
498.215
|
P.L.: posti letto ordinari e DH
Costi: Euro/000
Dal 2002 i posti letto sono stati ridotti di 588 unità da 1608 a 1020, mentre i costi di gestione sono aumentati da 454 milioni di euro a 498 milioni di euro.
E’ possibile che l’onda lunga del risparmio, posto letto-dipendente, arrivi lentamente e che la riduzione dei costi che osserviamo tra il 2011 e il 2012 possa rappresentare un cambio di rotta, un segnale di ottimismo?
Mi piacerebbe che così fosse, ma in realtà esaminando il bilancio 2012 che registra un risparmio di circa 25 milioni di euro rispetto al 2011 è evidente che per raggiungere questo risultato ha avuto un ruolo rilevante la riduzione di costi che hanno scarsa correlazione col numero di posti letto: le spese di manutenzione e gli ammortamenti che hanno contribuito, in pari grado, con circa 24 milioni di euro complessivi.
Non entro nei dettagli ma tutti sanno quanto i cittadini di Roma e del Lazio abbiano pagato e stiano ancora pagando per la rasoiata inferta al San Camillo Forlanini e agli altri ospedali della Regione Lazio: le enormi difficoltà per accedere ai reparti di degenza o alle procedure chirurgiche più rilevanti, l’affollamento del pronto soccorso sono eventi quotidiani drammatici anche se non fanno più notizia. I cittadini, loro malgrado, si stanno abituando!! Ma non è giusto, anche perché non possiamo ignorare le segnalazioni della Corte dei Conti relative a gravissimi illeciti nel settore della spesa sanitaria del Lazio.
La recente storia del San Camillo Forlanini di Roma rappresenta un’eccezione o anche in altri ospedali, grandi o piccoli, è stata documentata la scarsa correlazione tra costi di gestione e numero di posti letto? Sono note a tutti ad esempio le criticità del bilancio della Campania, certamente non imputabili ad un eccesso di posti letto: è infatti la regione che in Italia con 3,9 ha sempre avuto il rapporto PL/1000 abitanti più basso.
E se fosse più razionale che invece di parlare ancora una volta di tagli si parlasse di ridistribuzione dei posti letto, anche aumentando il loro numero se necessario, in un chiaro contesto di programmazione regionale, secondo criteri trasparenti e conosciuti: domanda assistenziale, volumi di attività, appropriatezza, valutazione degli esiti?
E se fosse più razionale non ripetere i gravi errori di un recente passato?
Quien sabe?
Bruno Schiavo
Segretario Aziendale Anaao Assomed. San Camillo Forlanini, Roma
09 dicembre 2013
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