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Tar Lazio: “I medici di famiglia non devono visitare i pazienti Covid a domicilio, spetta solo alle Usca”. La Regione annuncia ricorso

Accolto un ricorso del sindacato Smi che aveva evidenziato come la Regione avesse attribuito ai medici di famiglia la funzione di visitare i pazienti affetti da Covid a domicilio. Per il Tribunale amministrativo il compito dev’essere esclusivamente affidato alle Usca. La replica: “Non si tiene conto dell’evoluzione del ruolo dei medici di famiglia nel contrasto alla pandemia. Faremo ricorso al Consiglio di Stato”. LA SENTENZA

16 NOV - “Nel prevedere che le Regioni “istituiscono” una unità speciale “ (Usca) per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero”, la citata disposizione rende illegittima l’attribuzione di tale compito ai MMG, che invece dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza domiciliare ordinaria (non Covid)”. È quanto scrive in una sentenza pubblicata oggi il Tar del Lazio che ha accolto un ricorso presentato dal sindacato Smi che sosteneva come la Regione Lazio con una serie di provvedimenti ha investito i Medici di Medicina Generale di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge (art. 8 D.L. n. 14/2020 ed art. 4-bis D.L. n. 18/2020) dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, istituite dal legislatore nazionale d’urgenza proprio ed esattamente a questo scopo”.
 
Una sentenza che certamente farà discutere anche pensando al recente accordo sui tamponi rapidi in capo proprio a medici di famiglia che potrebbero farli anche a domicilio.
 
Intanto la Regione Lazio annuncia ricorso. “Proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che è in contraddizione con le funzioni che il nuovo ACN assegna ai medici di medicina generale (MMG), tant’è che di recente è stato siglato l’accordo nazionale, non dalla sigla che ha proposto il ricorso, che permettere loro di eseguire i tamponi rapidi, dove necessario anche a domicilio. La sentenza del Tar, che rispettiamo, non tiene conto di un quadro di forte evoluzione del ruolo dei medici di medicina generale nel contrasto alla pandemia ed arriva dopo 8 mesi dalle modalità organizzative messe in atto che finora hanno consentito di essere nella cosiddetta zona ‘gialla’”. Comunica l’Unità di Crisi COVID-19 della Regione Lazio.
 
“Nel Lazio – precisa la nota - vi sono oltre 60 mila persone in isolamento domiciliare ed è tecnicamente impossibile gestirle unicamente con le USCA-R. E’ innanzitutto compito della medicina territoriale farsi carico, con i dovuti mezzi di protezione e la dovuta formazione, di questi pazienti che molte volte non sono affetti unicamente da COVID, ma anche da altre patologie croniche. Pertanto l’assunto del Tar per cui gli MMG dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza ordinaria domiciliare (non COVID) è tecnicamente impossibile in una visione olistica del paziente, vorrebbe dire che un anziano iperteso diabetico e con il COVID può avere un’assistenza domiciliare dell’MMG solo per le patologie croniche anziché per l’intero quadro clinico. Proprio in questi giorni, attraverso il Commissario nazionale per l’emergenza, si stanno distribuendo a tutti i medici i kit per i tamponi rapidi antigenici, da fare nei loro studi, o presso locali messi a disposizione dalle Asl e dei Comuni e lì dove necessario anche a domicilio ed è per questo che la Regione Lazio ha disciplinato su base volontaria e nell’ambito delle prerogative attribuite dalla legge questa modalità. Ora c’è un rischio di un danno grave e irreparabile alla rete dell’assistenza territoriale nel contrasto alla pandemia”.
 
L.F.

16 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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