Il medico scolastico non toglierà spazio ai pediatri, sarà un sostegno
04 SET -
Gentile Direttore,
in seguito alla
perplessità avanzate dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), in merito alla reintroduzione del medico scolastico, è bene fare un piccolo chiarimento per rendere note le motivazioni che ci hanno portato ad auspicare ed elaborare il ritorno di questa figura negli istituti scolastici.
Non si intende ledere alcuna professionalità, si vuole unicamente creare una figura di raccordo tra famiglie e medicina del territorio che si occupi di rafforzare la prevenzione, la sorveglianza sanitaria e la formazione dei minori sulle tematiche sanitarie di base. Viene da sé che se consideriamo la natura specifica delle mansioni del medico scolastico, rivolte unicamente bambini e ragazzi in età scolastica, i medici pediatri siano stati - nella visione politica - i professionisti presi a riferimento.
Pertanto, escludendo questo periodo di sperimentazione della misura in Regione Lazio, in prospettiva di una sua estensione a livello nazionale, i pediatri sarebbero certamente gli interlocutori naturali della politica e primi destinatari delle proposte avanzate.
C’è da considerare, inoltre, che i medici pediatri attualmente dislocati sul territorio sono già in numero esiguo se proporzionato ai molti pazienti cui devono far fronte e questo si traduce, nei fatti, in tempi di attesa talvolta estremamente dilatati anche solo per svolgere le normali attività di monitoraggio per la crescita e lo sviluppo dei bambini. Appare dunque poco realistico pensare di incrementare ulteriormente il carico di lavoro di tali professionisti chiedendo loro di effettuare una più capillare e tempestiva attività di sorveglianza rispetto a quella attuale, che già si rivela essere eccessivamente gravosa.
Per queste ragioni, riteniamo necessaria l’istituzione di una figura professionale che - selezionata prioritariamente tra le fila dei medici specializzati in pediatria - possa supportare i già presenti pediatri familiari e le stesse famiglie, dedicandosi all’educazione degli alunni sulle pratiche igieniche - ora quanto mai attuali - ed eventualmente sulle basilari procedure di sicurezza sanitaria (come manovre di disostruzione delle vie aeree e rianimazione cardiaca), alla valutazione dello stato di salute dei ragazzi per intercettare immediatamente eventuali disturbi (puntando dunque sull’importanza della prevenzione e sul diritto alla parità di accesso ai servizi sanitari pubblici) e al dialogo con i ragazzi stessi, nel caso questi avessero necessità di un parere professionale su argomenti talvolta ritenuti troppo imbarazzanti per essere affrontati con i genitori.
Appare anche evidente come tali mansioni non siano assimilabili a quelle tipicamente di competenza degli infermieri, professionisti la cui preparazione sarebbe senza dubbio utile per una più completa riuscita del progetto e il cui contributo si potrebbe valutare di inserire in una fase più avanzata.
Non ci sottrarremo al recepimento di osservazioni, considerazioni e proposte alla misura, che porterebbero senz’altro valore aggiunto, proprio perché arriverebbero da un punto di vista professionale, per questo invito tutti i medici, le associazioni nazionali e le corrispettive associazioni regionali e provinciali ad una fattiva collaborazione, tenendo conto in particolar modo dell’imminente inizio del nuovo anno scolastico che farà seguito alla crisi da Covid-19, e che porterà con sé tutte le difficoltà e i cambiamenti apportati alle nostre vite quotidiane, a partire dalle pratiche igienico-sanitarie, che non possono essere tralasciate quando si affronta la ripartenza del complesso mondo della scuola.
Roberta Lombardi
Capogruppo M5S in Consiglio regionale del Lazio
Ndr. Roberta Lombardi ha chiarito le proprie ragioni anche in una lettera inviata al presidente della Fimp, Paolo Biasci, e, per conoscenza, al segretario regionale Fimp Lazio, Teresa Ronga. Ecco la lettera
04 settembre 2020
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