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Cisl Medici: “No al nuovo piano di riorganizzazione Ssr: vuole la scomparsa degli specialisti ambulatoriali convenzionati”

Per il sindacato nel decreto sull’adozione del “Piano di riorganizzazione del Ssr”, che definisce come i futuri specialisti ambulatoriali del Ssr saranno i soggetti erogatori accreditati, si intravede la loro scomparsa: “La scelta della di politica regionale è andare sempre più spedita verso la privatizzazione”

24 OTT - Altolà della Cisl Medici Lazio e di Roma Capitale/Rieti al Decreto del Commissario ad Acta del 25 luglio 2019, n. U00303 sull’adozione del “Piano di riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del Servizio Sanitario Regionale 2019-2021” ai sensi e per gli effetti dell’art. 2, comma 88 della L. 191/2009, secondo periodo ed in particolare al riferimento sulla riorganizzazione della assistenza specialistica regionale.
 
Un no del sindacato espresso per sottolineare con fermezza la propria posizione in difesa della sanità pubblica rispetto “ad una scelta di politica regionale che viaggia sempre più spedita verso la privatizzazione”.
 
“Nel decreto della Regione Lazio, che definisce come i futuri specialisti ambulatoriali del Ssr saranno i soggetti erogatori accreditati, si intravede la chiusura del disegno che a breve farà scomparire gli specialisti ambulatoriali convenzionati dal Ssr – scrivono in una nota Luciano Cifaldi, segretario generale Cisl Medici Lazio e Benedetto Magliozzi, segretario generale Cisl medici Roma Capitale/Rieti – con un pretesto del tutto strumentale per giustificare questa ultima spallata verso la categoria degli specialisti ambulatoriali si afferma infatti che ‘...al fine di garantire l’appropriatezza delle prestazioni i soggetti erogatori devono poter disporre, infatti, dell’accreditamento nelle branche ambulatoriali nelle medesime discipline di ricovero’”.
 
Le dirette ed immediate conseguenze di questo decreto sono così delineate con chirurgica precisione: “...Sarà dato mandato alle Aziende Sanitarie di negoziare una parte del budget con i soggetti erogatori. È necessario superare il modello del nomenclatore differenziato pubblico – privato, favorendo una maggiore omogeneità nel repertorio prestazionale. Le Aziende Sanitarie, infine, devono recuperare capacità di negoziare ed indirizzare gli erogatori pubblici e privati verso le attività e servizi necessari a soddisfare il fabbisogno di prestazioni ed i bisogni di salute della popolazione residente. ...Nel corso del triennio sarà progressivamente consentito agli erogatori privati di effettuare le medesime prestazioni dei soggetti pubblici. ...Sarà effettuato l’aggiornamento del fabbisogno di prestazioni ambulatoriali al fine di consentire l’ampliamento dell’accreditamento delle branche ambulatoriali in coerenza con le discipline di ricovero ospedaliero, laddove si rilevi una incongruenza (presenza di accreditamento della disciplina di ricovero ma non della corrispondente branca ambulatoriale)”.
 
“Quanti vogliono capire capiranno quanto pretestuosa è questa motivazione – proseguono i sindacalisti – Si finge che non esista più una organizzazione a cui attingere i medici specialisti in convenzione, ben rodata nel tempo che comprende un Comitato Zonale, delle normative e delle procedure amministrative consolidate che generano graduatorie di Colleghi specialisti in attesa di assumere incarichi presso le Asl Regionali e si finge di non sapere che tutto sia già pronto e funzionante da anni per dare pronte risposte alla crisi di prestazioni specialistiche che è universalmente riconosciuta come una piaga degli ultimi anni della nostra sanità pubblica. La attuale organizzazione, unita alla fatica e alla dedizione quotidiana di tutti i Colleghi, ha assicurato negli ultimi anni la sopravvivenza dei servizi di medicina specialistica nella nostra sanità ma ora sembra che per le nuove esigenze di salute sui territori tutto ciò non esista; i Colleghi Specialisti convenzionati in attesa di ampliamenti orari saranno invisibili fantasmi e l’unica soluzione sarà negoziare il lavoro degli specialisti con le organizzazioni private con tutte le storture che spesso tale modalità si porta dietro.
 
Il piano di rientro approvato è pieno di tali indicazioni che nel prossimo triennio lasceranno sul campo moltissimi Specialisti convenzionati (che, ricordiamolo, attualmente vengono selezionati da un Comitato Zonale sulla base di una pubblica graduatoria per anzianità di servizio che significa anche esperienza sul campo) a cui verranno sempre più preferiti “soggetti erogatori” molto più “appetibili” per la politica e maggiormente redditizi per alimentare un mercato del lavoro al ribasso di prestatori d’opera sanitaria sempre più senza controllo e governance pubblica.
 
E affinché non rimanesse alcun dubbio sulla scarsa considerazione sugli specialisti convenzionati che hanno contribuito in maniera sostanziale alla tenuta della sanità regionale, il decreto si preoccupa infine, nel suo cronoprogramma di prevedere la: “...adozione di un provvedimento che attribuisca capacità negoziale per le Aziende Sanitarie di contrattare quota parte del budget con gli erogatori privati e con le Aziende Ospedaliere per il raggiungimento di obiettivi legati al contenimento dei tempi e delle liste d’attesa, nell’ambito dei livelli massimi di finanziamento previsti, annuale entro luglio di ogni anno” con buona pace del meccanismo che sinora ha garantito il reperimento di Specialisti sulla base della anzianità di servizio da graduatorie pubbliche.
 
Ebbene, aldilà di tutte le parole e gli intenti che noi rappresentanti sindacali della Cisl Medici potremo mettere in campo la realtà è tale da necessitare un impegno congiunto con altre sigle sindacali e con i consiglieri regionali che non si riconoscono in questo tentativo di abbattere una parte significativa del servizio pubblico perché con questo DCA si conferma il progressivo ed ormai rapido accantonamento degli specialisti ambulatoriali che si vuole chiaramente estromettere dal servizio sanitario regionale.
 
La Cisl Medici sa di essere in una non beata quasi solitudine nell’evidenziare quanto sta accadendo e confida nella sensibilità e nell’impegno delle altre organizzazioni sindacali a difesa della categoria e del servizio sanitario per rivendicare il rispetto per i medici che sinora hanno retto gli argini di una sanità sempre più difficile da governare”.

24 ottobre 2019
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