Lazio. Ordine e sindacati medici contro ‘See&Treat’: “Subito incontro con Regione. Pronti a presentare denuncia”
Incontro tra i sindacati e Ordine sul nuovo ambulatorio infermieristico. C’è una “mancanza di garanzie per la tutela della salute del paziente all’interno di un percorso di diagnosi-terapia-dimissione”. Avanzata anche “la possibilità di presentare un esposto denuncia alla Procura della Repubblica”.
13 APR - L’ambulatorio “See&Treat” attivato presso il Presidio Sanitario Integrato Santa Caterina della Rosa nel Distretto Sanitario 6 dell’ASL-RMC, dedicato alle cosiddette urgenze minori e gestito soltanto da professionalità infermieristiche, continua a essere al centro dell’attenzione dell’Ordine provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Roma. Dopo le forti perplessità e preoccupazioni espresse nei giorni scorsi, il presidente dell’Ordine,
Roberto Lala, ha invitato tutte organizzazioni sindacali dei medici per ascoltare le loro osservazioni in merito e concordare eventuali iniziative da intraprendere.
All’incontro tenutosi presso la sede dell’Ordine capitolino hanno preso parte praticamente tutte le sigle rappresentative dei camici bianchi del territorio: Anaao-Assomed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Cimo, Cimop, C.I.Pe, Cisl Medici, Co.Si.P.S. Fassid, Fesmed, Fimmg, Fimp, Smi Lazio, Smi Fvm Lazio, Snami, Spes, Sumai, Uil Medici, Ugl Medici. Una partecipazione a tutto campo, a testimonianza della condivisione con la posizione di allerta assunta dall’organo istituzionale della categoria circa l’iniziativa dell’ASL Rm C, definita inappropriata, unilaterale e priva di consistenza operativa.
“La mancanza di garanzie per la tutela della salute del paziente all’interno di un percorso di diagnosi-terapia-dimissione – si legge in una nota - interamente delineato solo con competenze infermieristiche è stato il rilievo comune a tutti gli interventi”.
Ma è stato anche evidenziato “il rischio per un medico di commettere il reato di falso ideologico in atto pubblico, laddove egli si prestasse a validare e certificare ex post e a distanza le decisioni prese dall’infermiere: cioè senza aver prima e personalmente visitato il paziente”. Nonché “il rischio per lo stesso infermiere di incorrere nel reato di abuso di professione, con conseguenti ricadute su di lui di responsabilità in campo penale e civile”.
Unanime, è stata l’indicazione all’Ordine di chiedere alla Regione Lazio un "confronto urgente per esaminare congiuntamente e compiutamente tutte queste criticità, come pure i reali costi e benefici per il Servizio Sanitario Regionale".
Inoltre, sulla base di quanto emerso, è stata avanzata “la possibilità di presentare un esposto denuncia alla Procura della Repubblica, a tutela preventiva della salute dei cittadini e del medico cui dovessero essere addossate responsabilità per atti e prescrizioni non da lui valutati e decisi a priori. Infine, prospettata anche l’eventualità un ricorso alla Corte dei Conti per verificare l’effettivo “costo zero” dell’iniziativa attuata dalla Direzione Generale della ASL RmC”.
L’Ordine si "è riservato di compiere tali passi alla luce dell’esito che avrà il confronto che si appresta a chiedere con i vertici della Regione".
13 aprile 2015
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