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Farmacie. A Napoli sciopero della fame contro ritardo pagamenti e spending review


Parla il presidente dell'Ordine di Napoli, Vincenzo Santagada, che, insieme al collega presidente di Federfarma Napoli, Michele Iorio, ha annunciato che dal 18 luglio sarà in sciopero della fame per denunciare il rischio che le farmacie della provincia siano costrette a chiudere. Già partiti i licenziamenti dei collaboratori.

13 LUG - Le farmacie di Napoli non ce la fanno più. I ritardi dei rimborsi delle Asl vanno dai 6 ai 12 mesi e hanno già costretto molti farmacisti a chiudere o licenziare i dipendenti. In questa situazione, i provvedimenti previsti nella spending review rischiano di dare il colpo di grazia alle farmacie e ai farmacisti napoletani. Che però non si arrendono e difendono non solo il proprio lavoro, ma anche il diritto dei cittadini all’accesso ai farmaci sul territorio.
Per questo il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Napoli, Vincenzo Santagada, e di Federfarma Napoli, Michele Iorio, hanno annunciato stamani la volontà di iniziare lo sciopero della fame. Una forma di protesta estrema che però, sottolinea Santagada, a differenza delle “serrate”, permette di non fermare l’erogazione del servizio ai cittadini.

Presidente Santagada, dopo lo sciopero delle farmacie indetto da Federfarma per il 26 luglio, Napoli annuncia lo sciopero della fame. Perché?
La situazione delle farmacie napoletane è drammatica, probabilmente più grave di quella dei colleghi delle altre provincie. I tagli previsti dalla spending review, infatti, si sommano a ritardo insostenibile dei rimborsi da parte delle Asl, che arriva a 12 mesi nella Asl Napoli 1 ma che è grave anche nella Asl Na2 e 3, dove si registrano rispettivamente 6 e 7 mesi di ritardo.
Una criticità che perdura da diversi anni, ma la sofferenza delle farmacie oggi è al limite. Molti colleghi non titolari stanno per essere licenziati o sono già stati licenziati, quelli impiegati full time vedranno i loro contratti ridotti a part time, due farmacie hanno già chiuso per fallimento e le altre vivono una situazione disastrata, al limite della sopravvivenza.
Ai farmacisti napoletani, in questo momento, è negato il diritto del pagamento, ma il rischio è che ai cittadini sia negato il diritto di accesso ai farmaci sul territorio.

L’allarme sulla crisi occupazionale lanciata da Federfarma è quindi reale.
E destinato ad acuirsi. Ieri 182 studenti della Facoltà di Farmacia di Napoli hanno completato l’esame di abilitazione. Circa il 60% di loro si iscriverà all’Ordine di Napoli ma è evidente che non sarà possibile inserire nel mondo del lavoro altri cento nuovi colleghi, che spesso hanno terminato il percorso di studi con molti sacrifici. Una situazione che quindi rischia di aggravare anche la fragilità sociale delle famiglie. A differenza di quanto accadeva in passato, infatti, la Facoltà di Farmacia non è più frequentata solo da studenti che provengono da famiglie legate al mondo della farmacia e dei professionisti, ma da famiglie che vivono già oggi problemi sociali ed economici e che hanno speso una quota importante di risorse per permettere ai loro figli di studiare. Si stanno negando prospettive di vita alle giovani generazioni e i licenziamenti sono ancora più gravi quando colpiscono i colleghi 50enni, per i quali sarà molto difficile rientrare nel circuito lavorativo.

Perché ha scelto una forma di protesta così estrema come lo sciopero della fame?
I farmacisti di Napoli aderiscono alla chiusura delle farmacie decisa per il 26 luglio da Federfarma nell’ambito di uno stato di agitazione in cui la categoria deve restare unita. Personalmente, però, quella della serrata non è una forma di protesta che condivido, perché significa negare il servizio ai cittadini. Credo che in questo momento di forte disagio per la popolazione, forse ancora più grave in Campania e nel Sud, i farmacisti debbano guardare con ancora più forza al territorio. Nonostante gli attacchi che stiamo subendo, non vorrei mai che il mondo della farmacia andasse a colpire ancora di più le fascia più deboli di cittadini.
In qualità di presidente dell’Ordine provinciale dei farmacisti, insieme al collega Michele Iorio, presidente di Federfarma Napoli, abbiamo quindi sentito la responsabilità di individuare uno strumento per sensibilizzare la politica senza compromettere il servizio per i cittadini.
Inizieremo lo sciopero della fame il prossimo mercoledì, 18 luglio, in occasione dell’Assemblea di Federfarma che si pronuncerà sulla serrata del 26 luglio. Non so quando lo finiremo. Mi auguro che dalla politica arrivino presto risposte.

Avete sollecitato la Regione sul problema dei ritardi di pagamento?
Ho inviato ieri una lettera al presidente Stefano Caldono per chiedere un confronto istituzionale finalizzato all’adozione di misure che possano concorrere a lenire il crescente disagio più volte manifestato dai farmacisti della provincia di Napoli e per cercare di portare avanti una programmazione sul ruolo della farmacia. Ma non abbiamo ancora ricevuto una risposta.

L’auspicio è che, oltre alla Regione, lo sciopero della fame possa sensibilizzare anche il Governo rispetto alla spending review?
Me lo auguro. Il primo obiettivo è attirare l’attenzione a livello locale, ma speriamo che il nostro messaggio arrivi oltre. Per noi, comunque, sarebbe già un grande risultato riuscire a recuperare i ritardi dei pagamenti. Questo permetterebbe ai farmacisti napoletani di avere maggiori certezze e magari di evitare almeno parte dei licenziamenti. Siamo, peraltro, alla vigilia di un concorso ordinario che è stato bandito più di 3 anni fa ma che è stato di volta in volta rinviato fino ad oggi. Ci auguriamo che non arrivi più nulla a fermare quella che, in una situazione occupazionale così difficile, rappresenta un’opportunità importante per i colleghi.
 

13 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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