Venturi: “I medici sono diventati degli impiegati. Le professioni sanitarie si devono muovere senza aspettare la politica per rivendicare autonomia e nuove responsabilità”. E scoppia di nuovo la guerra con i medici
Ecco il video integrale dell'intervento del presidente del Comitato di Settore delle Regioni al Consiglio nazionale della Fials che ha scatenato le polemiche con i medici. Al centro il ruolo delle professioni sanitarie e le nuove competenze che in Italia stentano ancora a decollare. Parole durissime quelle dell'Assessore dell'Emilia Romagna già radiato dall'Ordine dei medici di Bologna per la sua delibera sulle ambulanze senza medici e che sembrano riaprire la guerra tra le professioni
06 OTT - “Ci sono cose che le professioni possono fare senza l’aiuto del comitato di settore, senza bisogno della politica” anche perché “quando la politica ci ha messo le mani, le ha messe male, vedi il comma 566 che è apparso all’inizio come una conquista, poi per 5-6 anni non ne ha parlato più nessuno, perché era una cosa che non voleva dir niente. Servirebbe che gli ordini si mettessero tutti attorno ad un tavolo. Se i medici la smettono di volere fare delle cose che non gli competono, gli infermieri si assumono la responsabilità di fare, se c’è un accordo complessivo, ci sarebbero meno medici e mi parrebbe che fosse anche normale nel futuro”.
A parlare è l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità,
Sergio Venturi che dal Consiglio nazionale della Fials a Riccione ha affrontato senza peli sulla lingua il tema sempre caldo della valorizzazione delle professioni sanitarie. Una questione da sempre molto cara a Venturi, soprattutto se si pensa alla sua radiazione dall’Ordine dei medici di Bologna (anche se i componenti della commissione che lo radiò sono ora a processo con l’accusa di abuso di ufficio) per la sua delibera sulle ambulanze senza medici.
Di seguito altri passaggi dell'intervento di Venturi. “Quando leggo i medici che si lamentano di continuo sui loro stipendi, sono medico anch’io, medici che si lamentano e prendono 2500 euro appena assunti, poi 3mila, 4 mila, 5 mila, io dico che siamo un paese dove tutti si lamentano, mi sembra che forse non sono così sfortunati”.
“Io ho già dato, tant’è che sono stato radiato dall’ordine. Ora tocca alle professioni!”, incalza Venturi. “Sono loro che devono rivendicare. Non posso essere io ad andare in giro a dire che negli Stati Uniti l’86% delle somministrazioni delle anestesie è opera degli infermieri anestesisti. Dovete cominciarlo a dirlo voi. Come è successo negli USA e in Canada c’è bisogno che le professioni si confrontino seriamente e si mettano d’accordo”.
E ancora: “Quando mi sono laureato, i medici andavano a fare le endovenose, oggi vi fareste mai fare un prelievo da un medico? Tutte le volte io voglio un infermiere. Non c’è un interlocutore serio dall’altra parte? Allora spiegatevi ai cittadini. Perché se i cittadini li andate a prendere voi con le ambulanze e andate nelle loro case a fare l’assistenza domiciliare non sono mica stupidi”.
“Come è possibile – ha proseguito Venturi - che in Italia i medici radiologi vogliono fare delle cose che, quando vanno all’estero e vanno a vedere come funzionano gli assetti organizzativi negli ospedali, non le fanno perché si rifiutano di farle. E allora perché in Italia vogliono continuare a farle? Perché non si possono fare i referti delle ecografie da parte dei tecnici di radiologia? Insistete per quello, se volete noi una mano ve la diamo, andiamo insieme al Ministero, a dirgli che non ci stiamo più”.
“Sono le professioni – ha evidenziato - che si devono muovere e creare il loro spazio! Se ci sono meno medici, a parte le risorse che si liberano, un medico neo assunto costa 70mila euro complessivamente, un infermiere 36mila, se mi vanno via due medici ed io prendo due infermieri o tecnici, sapete quanti soldi che possiamo distribuire ai professionisti, ai medici e ai professionisti? Se questi erano minimamente intelligenti e non fossero diventati degli impiegati, perché questo è il problema dei medici.
Il medico vuole essere il burocrate, vuole essere lui a fare l’anamnesi ma per quale motivo?”.
E ancora: “Non potete pensare che sia la politica a prendere l’iniziativa perché alla politica crea fastidio. La politica non può innescare un conflitto tra le professioni ma può assecondare un processo. Adesso avete la fortuna che il nuovo segretario della Fimmg (Silvestro Scotti ndr.) che va nelle piazze a parlare con i sindaci dei Comuni, a spiegare cosa c’è oggi nella borsa del medico di famiglia. È un innovatore, magari la prossima volta chiediamogli di fare il presidente della Fnomceo. Quando gli si parla dell’infermiere di famiglia è d’accordo perché sa benissimo che da solo non ce la farà mai”.
“Ma non solo – ha puntualizzato Venturi – ci sarà un Ministro che queste cose le ascolterà volentieri, intanto perché ha voglia d’imparare”. In ogni caso sarà un processo “molto lungo ma noi siamo indietro”.
“Se volete più autonomia – ha precisato - dovete assumervi più responsabilità per cercare di modificare un’organizzazione che non ci piace, gli ordini e il sindacato devono fare la loro parte, sapendo che una parte della politica vi vuole aiutare. Voi siete tanti e la politica questa mano ve la da. In politica conta più la quantità e voi questa forza ce l’avete, quindi usatela e mettetela in campo”.
Venturi ha parlato anche della proposta delle Regioni di eliminare il divieto imposto dalla Legge di Bilancio di scorrere le graduatorie degli idonei: “Ho provato a parlarne con l’ex Ministro della Pa Bongiorno e ho cercato di far capire che cambiare la norma sarebbe stato positivo per loro, soprattutto in sanità quando io faccio un concorso per infermieri con 6000 candidati per 3 posti, poi magari ne ho 600 dopo due mesi. Ho cercato di fargli capire che era una cavolata (il blocco delle graduatorie ndr.) ma mi è stato detto che questo era un indirizzo di carattere politico e non se ne poteva discutere. Speriamo di cambiare la norma”.
Il presidente del Comitato di Settore ha poi parlato della sua proposta di unificare Aran e Sisac: “Negli anni secondo me la Sisac, che ha dei costi significativi ma non potrà mai essere strutturata come l’Aran, è diventata più una cosa che tendeva a giustificare la sua esistenza. Ha una struttura che se probabilmente confluisse in Aran e si occupasse con due rami che si occupano uno della dipendenza e una della convenzionata poteva stare in piedi. Molti sindacati, quelli dei convenzionati sarebbero d’accordo, segnalano la necessità che non ci fossero differenziazioni. Ma non so se questa cosa si farà mai”.
06 ottobre 2019
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