Pronto soccorso. Nursind: “La soluzione è l’infermiere di famiglia”
Per il segretario nazionale del sindacato degli infermieri “la sola gestione dei non autosufficienti a domicilio in mano ai medici di medicina generale è fallimentare". Si apra a "strane nuove" e "meno onerose" basate sulle "grandi potenzialità e professionalità" degli infermieri.
24 FEB - “Da anni gli infermieri italiani e il sindacato Nursind lo vanno dicendo, ma la politica non ascolta: la soluzione per l’intasamento dei Pronto Soccorso è la valorizzazione e l’istituzione dell’infermiere di famiglia”. Ad affermarlo è il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, che interviene così nel dibattito sulle drammatiche condizioni dei Pronto soccorsi italiani. “L'elevato numero di codici bianchi - aggiunge Bottega - è la misura che il servizio offerto dai medici di medicina generale non è efficiente, il cittadino preferisce aspettare ore al pronto soccorso pur di ricevere una prestazione che non trova altrove” e “il fenomeno dei 'rientro’ (persone che si scompensano e rientrano più volte nella struttura ospedaliera) è il segnale che dopo la dimissione non vengono seguiti adeguatamente”.
“In questi anni – ha proseguito il segretario nazionale del Nursind - si è proceduto a tagli alle strutture ospedaliere, ai posti letto, al personale dipendente pubblico, ma non si è avuto il coraggio di rivedere la convenzione con i medici di medicina generale. Una convenzione che è un ‘tassametro’ per il Servizio sanitario nazionale che si trova spesso a pagare due volte lo stesso servizio. Infatti, mentre il paziente è in cura, magari per mesi, presso una struttura ospedaliera lo Stato che paga i medici e gli infermieri della struttura continua, nello stesso tempo, a pagare anche la quota al medico di famiglia che nel 90% dei casi non si fa mai vedere o sentire”.
Nursind sottolinea dunque come la figura dell’infermiere di famiglia, “presente in molti Paesi e prevista dal documento salute 21 della Regione dell’Oms, permette di seguire ‘in famiglia’ le persone con problemi di salute e non autosufficienti. È – spiega il Nursind – una figura di raccordo con la struttura ospedaliera, il medico di base e specialista e il distretto socio sanitario. È da anni che anche l’ordine professionale degli infermieri, Ipasvi, spinge per l’implementazione di questa figura, ma sembra che il sistema debba collassare prima che ci si accorga delle grandi potenzialità e professionalità che gli infermieri possono offrire ai cittadini”.
“In questo periodo di crisi e con la passata esperienza – conclude Bottega -, non mi apre condivisibile volere insistere, come sembra fare il ministro Balduzzi, sui medici di medicina generale. O si è disposti a provare strade nuove meno onerose e più efficaci oppure c’è da sperare che l’Europa commissari non solo l’economia ma anche il nostro sistema sanitario nazionale”.
24 febbraio 2012
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