Liberalizzazioni. I medici dicono no all’obbligo di indicare il generico in ricetta
Contenuta nell’ultima bozza del decreto la norma prevede l’obbligo per il medico di segnalare in ricetta l’eventuale esistenza del farmaco generico, se questo costa meno. Ma i medici non ci stanno. Fimmg: “È il contrario delle liberalizzazioni”. Snami: “Logica da supermarket”.
19 GEN - “Dal momento in cui è immesso in commercio un farmaco generico, il medico, salvo che non sussistano ragioni terapeutiche contrarie nel caso specifico, inserisce in ogni prescrizione medica anche le seguenti parole: ‘o farmaco equivalente se di minor prezzo’ ovvero specifica l’inesistenza del farmaco equivalente”. Così recita il comma 9 dell’art. 14 dell’ultima bozza del decreto “Cresci Italia” pubblicata nelle ultime ore. Ma la misura non piace ai medici di famiglia che ritengono, con questa norma, di vedere limitata la loro libertà professionale di poter prescrivere il medicinale che si ritiene più efficace. “Nulla contro la validità dei farmaci generici – sostiene la Fimmg – il problema è che con questa misura si mina la libertà prescrittiva del medico”.
Per il segretario nazionale della Fimmg Giacomo Milillo la misura “non apporta alcun beneficio economico” e, inoltre, “aumenta senza ragione il già notevole impegno burocratico del medico di famiglia”. “Sono attonito – ha dichiarato Milillo - perché questa misura è esattamente il contrario delle liberalizzazioni. Questo provvedimento non modifica la spesa farmaceutica. Già esiste infatti una legge che consente la sostituibilità. Non ha benefici. Non aumenta la concorrenza, non serve ai cittadini. E' senza senso. Mi auguro che svanisca nella versione definitiva del decreto”. Il medico, spiega Milillo, “dovrebbe accertarsi ogni volta se esiste un equivalente che costa di meno e mettere quella scritta sulla prescrizione del farmaco non equivalente. Costringere il medico a questa operazione, che limita la libertà prescrittiva, è un aggravio burocratico privo di qualsiasi utilità, che serve solo a favorire, in modo non concorrenziale, le aziende dei generici. Questo significa non fare bene né all'economia del Paese né alla qualità dell'assistenza”.
Sulla stessa linea anche lo Snami. Per il presidente del Sindacato Angelo Testa, questa misura, se si dovesse tradurre in realtà significherebbe “impedirci di prescrivere un farmaco di marca che poi il paziente avrebbe deciso liberamente di acquistare ed aggiungere la differenza a suo carico rispetto al generico, seconda una logica di libero arbitrio e di libertà. Perché magari il malato ha notato in positivo la differenza rispetto al farmaco non di marca”. Per lo Snami si sta tentando “una costrizione a non prescrivere secondo scienza e coscienza ciò che si ritiene più utile ed opportuno per il proprio paziente. Che in alcuni casi, lo ribadisco con convinzione, potrebbe non essere il farmaco generico”. “I medici Snami – conclude Testa - preannunciano disobbedienza civile se una “stupidaggine” del genere dovesse passare. Siamo sicuri che è solo un incubo di mezzo inverno e che torni presto il sereno e la ragione. O si finirà per proporre ai Medici, in un logica da supermarket, di invogliare i propri pazienti al vantaggio del tre per due, la convenienza del fine articolo e l'affare dei saldi di fine stagione”.
19 gennaio 2012
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