Formazione post lauream. Federspecializzandi e Sigm: “Priorità è reperimento nuove risorse per rimpolpare la spesa”
In caso contrario, osservano gli specializzandi, il rischio è che i medici in formazione vengano usati “come merce di scambio, con il rischio di essere spostati da una parte all’altra come tappabuchi, senza tener conto della qualità di un percorso formativo medico che necessita di interventi urgenti e strutturali ma che tutti sembrano voler tenere in secondo piano”.
14 APR - Il ministero della Salute sta valutando la possibilità,
come proposto dall’intersindacale, d’inserire nelle strutture dei SSR i medici in formazione degli ultimi due anni con la possibilità da parte delle Regioni di sostenerne il costo attraverso la contrattualizzazione biennale a tempo determinato in cambio delle prestazioni assistenziali erogate. I
Giovani Medici (SIGM) e FederSpecializzandi concordano nel sostenere che la proposta presentata dall’Intersindacale potrebbe rappresentare uno strumento per immettere nuova forza lavoro di qualità a basso costo per sopperire alle strutturali carenze di organico di un Servizio Sanitario Nazionale che, "tra blocco del turnover e imposizione da parte della Corte di Giustizia europea di sanare le croniche anomalie legate a un monte orario abnorme e alla mancanza del giusto riposo compensativo tra i turni del personale strutturato, è ormai arrivato allo scompenso manifesto".
Durante una riunione al ministero, svoltsi lo scorso 8 aprile, SIGM e FederSpecializzandi si sono espresse in maniera critica rispetto alla proposta dell’Intersindacale, puntando il dito sulla situazione dei medici in formazione post lauream usati come “merce di scambio”, con il rischio di essere spostati da una parte all’altra come tappabuchi, senza tener conto della qualità di un percorso formativo medico che necessita di interventi urgenti e strutturali ma che tutti sembrano voler tenere in secondo piano.
La questione principale da risolvere per il Ministero della Salute, sottolineano, è il
reperimento di nuove risorse per risanare il capitolo di spesa destinato alla formazione medica post laurea (scuole di specializzazione e corsi di formazione specifica in medicina generale) soprattutto visti i risultati di una mancata programmazione delle risorse umane che ha portato negli ultimi anni a un’apertura della forbice tra numero di neolaureati e posti di formazione post laurea, cui è necessario porre rimedio. “Lascia ben sperare all’interno di questo scenario – osserva una nota - l’inizio di un percorso nell’ambito della pianificazione del personale sanitario, all’interno della Joint Action Helth Workforce Planning & Forecasting ma molto resta ancora da fare. Difatti il riordino realizzato con il DI 68/2015 (con la riduzione della durata di molti corsi) è stato l’inizio di un percorso di recupero fondi che, nella passata legge di stabilità, è continuato garantendo per questo triennio almeno 6.000 contratti statali che, purtroppo, restano insufficienti. Il numero dei neolaureati è crescente e avrà il suo culmine nel 2020 quando gli stessi saranno circa 17.000 a causa delle decisioni della giustizia amministrativa a seguito dei ricorsi presentati negli scorsi anni”.
L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) e FederSpecializzandi, hanno assieme ribadito e continueranno a porre all’attenzione dei colleghi, delle Istituzioni e della politica alcuni elementi:
a) La problematica attuale è figlia di una cattiva gestione e programmazione degli accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia: accelerare nell’adozione di metodologie di stima del fabbisogno (esperienze Joint Action on Health Workforce Planning & Forecasting) attraverso una pianificazione quali-quantitativa delle risorse umane in sanità.
b) Premessa indispensabile per parlare di qualità della formazione nelle reti formative regionali è l’applicazione del sistema di accreditamento delle unità operative afferenti già previsto dal DI 68/2015 ma mai entrato in vigore. Procedere in tutte le regioni all’immediato accreditamento delle UU.OO attraverso indicatori di performance che identifichino le strutture con casistiche idonee a garantire un volume e una qualità per essere riconosciuto quale centro di formazione e parimenti escludere le strutture universitarie e ospedaliere che non rispettano tali livelli formativi minimi. Con la stessa ottica si richiede l'istituzione della Scuola di specializzazione in Medicina Generale e Cure Primarie che, nell’ottica di una reale integrazione funzionale tra università, ospedale e territorio, permetta di valorizzare la qualità della formazione in Medicina Generale che oggi subisce un divario ingiustificato in termini di dignità professionale con le scuole di specializzazione, unica realtà all’interno dei Paesi dell’UE.
c) La strutturazione di un percorso formativo secondo un modello basato sulle competenze, che devono essere individuate, acquisite, valutate e poi certificate. Questo ultimo passaggio, quello della certificazione delle competenze, è l’unico meccanismo che può rendere possibile la progressiva responsabilità e autonomia. Affinché questo processo sia percorribile è importante potenziare e implementare il sistema di valutazione, sia di valutazione della formazione del singolo specializzando (assessment) con strumenti adeguati, sia di valutazione delle strutture formative, dei processi didattici e della tutorship e docenza (evaluation del processo). Si propone l’utilizzo di Competencies Framework per tipologia di scuola in cui il percorso didattico professionalizzante venga descritto in modo puntuale, garantendone il rispetto attraverso la condivisione con le unità di risk management aziendale.
d) Attivazione dei meccanismi di controllo e di verifica già previsti dalla normativa vigente attraverso un potenziamento dell’Osservatorio Nazionale sulla Formazione Medica Specialistica e degli Osservatori Regionali che devono diventare realmente organi terzi in grado di porsi in posizione di sintesi tra università e regioni. Istituzione di un Osservatorio Nazionale sulla Formazione Specifica in Medicina Generale e di Osservatori Regionali dedicati al monitoraggio della qualità formativa dei corsi di formazione in Medicina Generale.
e) Aumento delle risorse per incrementare il numero di fondi destinati alla formazione post laurea anche attraverso il reperimento di fondi aggiuntivi: necessario che tutte le “regioni-obiettivo” utilizzino i fondi strutturali del Fondo Sociale Europeo (FSE), già utilizzati con successo dalla Campania e dalla Sicilia.
f) Istituzione di una graduatoria unica nazionale di accesso alla formazione medica post-laurea, utile a minimizzare il fenomeno dell’abbandono di borse e contratti.
Questi punti saranno le basi delle proposte che le due associazioni, SIGM e FederSpecializzandi, avanzeranno al Ministero della Salute per contribuire alla discussione su modalità organizzative e qualità della formazione medica post lauream ribadendo "la necessità - conclude la nota - di un diretto coinvolgimento nei processi del tavolo politico previsto dall’art. 22 del Patto per la Salute da parte di chi opera quotidianamente nella rappresentanza delle giovani generazioni di medici".
14 aprile 2016
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