Consiglio nazionale Fnomceo: “La legge sull’atto medico vada avanti. Ma si può migliorare”
Così la presidente Roberta Chersevani all’ultimo Consiglio nazionale della Federazione. Approvato un documento sui principali temi della professione: dalla formazione all’alleanza tra medici e cittadini che sarà diffuso nei prossimi giorni attraverso uno o più quotidiani nazionali. Il dibattito della giornata. IL DOCUMENTO APPROVATO.
06 LUG - "Andiamo avanti su tutti i temi che abbiamo toccato oggi. Andiamo avanti con la rinnovata alleanza con i cittadini. Continueremo ad occuparci di formazione, perché tutto parte da lì. Faremo dei gruppi di lavoro mirati su temi specifici. La
legge sull’atto medico andrà avanti e la si può migliorare, ma tutto dipende dalla nostra forza politica”. Con questi concetti, la Presidente FNOMCeO
Roberta Chersevani ha concluso i lavori del Consiglio straordinario che si è tenuto a Roma nella giornata di sabato 4 luglio, sui tanti temi che interessano la professione medica e il destino della Sanità in Italia, temi sui quali si è sviluppato un intenso dibattito con molti interventi.
La seduta è stata coordinata dal Segretario della Federazione
Luigi Conte, che ha posto in votazione un documento molto articolato, il cui titolo è già diper sé un programma di lavoro: “Per un’alleanza di tutti i medici tra loro, con i pazienti e con i cittadini”.Chersevani ha precisato: “Nella sua stesura finale, il documento terrà conto di tutti i suggerimenti che sono stati avanzati in questo Consiglio Nazionale”.
Sono intervenuti tra gli altri:
Gianluigi Spata (Como) ha annunciato l’organizzazione di un convegno a Milano il 10 ottobre a Palazzo Reale. Tema: Alimentazione e stili di vita, intolleranze alimentari (collaboreranno
Guido Marinoni e
Raimondo Ibba). Spata ha poi spiegato: “Saranno coinvolte tutte le società scientifiche e si è redatto, per la prima volta, un documento comune. E’ un’informazione che si vuole rivolgere ai medici ma soprattutto ai cittadini”.
Emanuele Vinci (Brindisi): “Il documento presentato esprime bene la condizione storica in cui viviamo. Oggi i diritti sono messi in discussione, nello specifico il diritto alla salute. Il diritto alla salute inizia dall’essere visto dal medico che propone una sensibilizzazione pubblica. Occorre un’iniziativa, una campagna mediatica rivolta ai cittadini, ai quali chiedere: da chi vuoi farti curare? Solo così si può indirizzare il consenso dei cittadini su cosa veramente i medici fanno. Ci sono poi diseguaglianze nell’accesso ai servizi. Dobbiamo affrontare la questione delle patologie ambiente correlate: ne è esempio il diabete mellito di tipo 2 su cui sono stati condotti molti studi in letteratura
Per Giancarlo Pizza (Bologna), “la proposta fondamentale è quella per la quale la FNOMCeO deve partecipare al tavolo della Conferenza Stato-Regioni. Dobbiamo essere presenti nei tavoli dove si svolgono le trattative”.
Ricorda a proposito delle ricerche sulle patologie ambiente correlate l'importante studio Moniter della Regione Emilia Romagna,
Augusto Pagani (Piacenza) si è detto d’accordo sul documento ed ha proposto alcune modifiche lessicali: invece di “medici italiani” scrivere “consiglio della FNOMCeO”; togliere l'espressione la “grande crisi della sanità italiana” poiché il nostro SSN è uno dei migliori.
Secondo Franco Lavalle (V.P Bari),“Gli Infermieri non hanno più volontà di riconoscere al medico la leadership. Essi vogliono procedere sulla strada della presa in carico del paziente e vogliono il riconoscimento della diagnosi infermieristica, nonché dell'autonomia prescrittiva dei presidi ed essere loro i docenti nel corso di laurea in Scienze Infermieristiche. E su questi punti, dobbiamo saperlo, gli infermieri non sono disposti a mediare". Lavalle ha poi ricordato che "Gli Ordini della Puglia e Matera vogliono rivolgersi alle persone, ai cittadini, per riprendere l’alleanza con i cittadini”, ed ha presentato le slides di proposte sulla futura campagna di comunicazione per i cittadini.
Antonio Panti (Firenze) ha detto che “le diseguaglianze sociali sono ormai determinanti di salute. Ci vuole maggiore attenzione della Federazione sulle trasformazioni della medicina e quello che manca è il patto con la politica. La giuridicizzazione dell’atto medico è pericolosa specialmente oggi che la medicina non si identifica più con il medico. Oggi è un’arte a disposizione di tante professioni”.
Pierantonio Muzzetto (Parma): “Forse la battaglia più importante si è stata giocata senza esserci fino infondo quando si decideva della professione. La salute è un bene produttivo e un buon funzionamento è un risparmio sociale. E’ necessario illustrare quali sono gli step delle varie competenze professionali e per fare questo ci vuole organizzazione e uniformità. Dobbiamo entrare in un’ottica politica (non partitica) per la salute. Dobbiamo pensare ad autonomie di scala e responsabilità di scala, per il riconoscimento di responsabilità reciproche, per non togliere competenze, ma riconoscerle in modo funzionale”.
Ottavio Di Stefano (Brescia) ha parlato dell'importanza della “medicina della complessità. Occorre una rivoluzione delle conoscenze, senza nessuna battaglia con gli infermieri, ma la risposta non può essere paritaria. Non è giusto parlare di atto medico in termini giuridici”.
Americo Sbriccoli (Macerata) “la Sanità è composta da tre macrosistemi: università- SSN- galassia del privato e tra questi tre mondi il rapporto è critico. Va recuperato un equilibrio e un riconoscimento di funzione"
Bruno Ravera (Salerno): “La cultura della colpa è propria del codice penale. Ci vuole un cultura dell’errore. E’ necessario stabilire rapporti molto forti con Università, anche di tipo critico. Chiedere per esempio la modifica degli studi. Il medico di oggi deve tenere conto di queste trasformazioni. La salute è un diritto inviolabile. Se si mette in discussione il diritto alla salute perché la FNOMCeO non si mobilita? La sostenibilità è un problema culturale e politico prima che economico”.
Elvio Russi (V.P. Cuneo) ha incentrato il suo intervento sul rapporto tra pubblico e privato. “Viviamo un momento in cui c’è difficoltà di riconoscimento dell’autorevolezza nel pubblico”.
Per Mauro Cappelletti (Alessandria),“L’Ordine deve diventare un garante della medicina basata sulle evidenze. Il Codice deontologico deve calarsi nella realtà e rispondere ai bisogni reali. Altrimenti, non si svolge più il ruolo che la società si aspetta”.
Maurizio Scassola (V.P. FNOMCeO – P.Venezia):“Siamo in presenza di un accelerazione dei processi della medicina. Si registrano cambiamenti forti, c’è un’evolutività che ci pone problemi di emergenza. Dobbiamo diventare un nuovo soggetto politico e sociale e dobbiamo saper adottare un modello comunicativo che riscatti per autorevolezza e non pe r contrapposizione. C’è poi un problema di sicurezza del sistema e dobbiamo saper rispondere alla domanda: cosa siamo?”
Pier Giorgio Fossale (Vercelli): “Occorre evitare confusioni dei ruoli tra medici e politica. Se la politica vuole generare diseguaglianze deve assumersene responsabilità e non delegare ai medici, che devono sottrarsi a questo gioco. Anche voler legiferare sull’Atto medico è un’invadenza ulteriore della politica”.
Eugenio Corcioni (Cosenza) ha sostenuto che “l’iniziativa sul comma 566 non si può fare senza coinvolgere i sindacati. Per quanto riguarda il diritto alla salute, noi dobbiamo rimanere ancorati all’articolo 32 della Costituzione, avendo presente che questo è ancora più necessario laddove esiste maggiore sofferenza, come nelle Regioni del Mezzogiorno”.
Enrico Ciliberto (Crotone): “La professione deve essere unitaria in modo strategico, deve mantenere alto il livello della dignità delle proprie proposte e assumere una posizione di riflessione e di dialogo su un testo che è da migliorare”.
Stefano Falcinelli (Ravenna) ha fatto una considerazione e una proposta: “le notizie di riferimento devono andare ai cittadini”, e ha lanciato la proposta di acquistare delle pagine sui giornali per far conoscere ai cittadini i contenuti del documento su cui stiamo discutendo.
Anna Maria Ferrari (Reggio Emilia): “No a una campagna che screditi il medico e che, a mio avviso, non ha uno stile adeguato. Occorre agire nella direzione di un lavoro possibile, insieme. Infermieri e medici hanno compiti diversi. Una legge sull’atto medico blinda una condizione ma preclude la sinergia. Precariato non significa solo non avere la pensione ma anche non poter accedere ai livelli minimi della professione: formazione, aggiornamento, diritto. L’Alleanza che proponiamo può impedire che tracolli il sistema”.
Salvatore Amato (Palermo)ha ricordato come “il comma 566 sia stato introdotto nella legge di stabilità passata con il voto di fiducia, senza alcuna consultazione. A seguito di questo, è uscita l’idea della legge sull’atto medico, sulla quale dobbiamo intervenire. Esiste una questione meridionale, aggravata dai piani di rientro: il Sud paga prezzi notevoli, per esempio formando giovani medici che poi se ne vanno altrove”. Amato ha lanciato l’idea di un’Assemblea nazionale che coinvolga tutti i medici italiani.
Enrico Lanciotti (Pescara) ha sostenuto che “occorre individuare dei punti fermi per trattare i contenziosi, riflettendo sul ruolo dei CTU. E’ al tempo stesso necessario la definizione e la distinzione dei ruoli tra medici e infermieri e il primo ostacolo è proprio il comma 566 e dobbiamo stare molto attenti sulla legge sull’atto medico”.
Secondo Guido Lucchini(Pordenone), “la leadership i medici se la devono conquistare sul campo. Gli infermieri già provano a farlo attraverso la raccolta dei dati sulle attività ospedaliere. E’ necessaria l’interlocuzione con la politica e con i cittadini”.
Ugo Trucco (Savona), nell’esprimere compiacimento per il documento, ha detto che “occorre formare un gruppo di lavoro ad hoc per le fasi successive indicate nel documento, per la sua attuazione. Questo è un documento di lavoro per andare avanti ed è ottima la presa di posizione sul comma 566”.
Fonte: Fnomceo
06 luglio 2015
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