Dal doppio incarico di Silvestro alla gestione del Nursind. Ma siamo sicuri che siano questi i problemi degli infermieri?
di Cesare Fassari
Doppio incarico del presidente/senatore, trasparenza Ipasvi. E dall’altra parte gestione opaca del Nursind, il principale “accusatore” della Silvestro. Ok, la polemica è il sale del confronto. Basta che non si perda di vista il fatto che agli infermieri forse interessa di più il loro stipendio e la possibilità di far carriera
13 NOV - Da qualche settimana si stanno infittendo le polemiche tra i sostenitori dell’attuale presidente dell’Ipasvi
Annalisa Silvestro, che come è noto è anche senatrice Pd dall’inizio della presente legislatura, e settori del mondo infermieristico, primi tra tutti il sindacato di categoria Nursind guidato da
Andrea Bottega.
Tema principale della diatriba è la trasparenza nella gestione Ipasvi (e di converso anche del Nursind) e il doppio incarico di Silvestro, soprattutto oggi, all’indomani della delibera dell’Anticorruzione che sembrerebbe (i pareri legali non sono così uniformi) dover essere costretta a scegliere tra Collegi e Parlamento.
Il nostro giornale ha cercato, come è nel suo stile, di dare voce a tutte le posizioni, pubblicando articoli, commenti e lettere di vario tenore.
Solo tra ieri e oggi ne abbiamo ricevute tre (in questo caso tutte pro Silvestro e anti Nursind) delle quali ne abbiamo pubblicata una (quella del dott. Scardilli) stante la loro sostanziale omogeneità dei contenuti.
Nelle altre due la penna dei nostri lettori puntava anch’essa soprattutto sulle (presunte) contraddizioni presenti tra regole e comportamenti del Nursind e in un caso si sollecitava il Nursind a essere coerente con quanto chiesto alla Silvestro (cioè di dimettersi) facendo dimettere alcuni suoi dirigenti che risulterebbero anch’essi titolari di incompatibilità secondo la delibera dell’Anticorruzione.
Salvo slanci improvvisi di fantasia, alla luce di queste ultime lettere e commenti ricevuti mi sembra però che la storia si stia inchiodando sulle posizioni consolidate dei due schieramenti, senza aggiungere nulla alla questione contesa.
Non sta a noi dare giudizi su chi abbia ragione nella disputa. Sulla trasparenza dell’Ipasvi e del Nursind, come di molte altre organizzazioni e istituzioni italiane, si potrebbe dire molto ma mi sembra onestamente che tutti, in qualche modo e con tempi più o meno celeri, si stiano adeguando a un’esigenza di trasparenza negli atti e nelle procedure che, al di là delle regole e delle leggi, è una richiesta convinta degli italiani.
Sull’altra questione, quella dell’incompatibilità tra cariche ordinistiche (e sindacali?) e cariche politiche (in Parlamento o in altre assise istituzionali) penso che i tre presidenti di ordine (perché, è giusto ricordarlo, il dilemma riguarda anche il presidente dei medici
Amedeo Bianco e dei farmacisti
Andrea Mandelli) stiano riflettendo seriamente sul da farsi, tenendo conto sì delle pressioni della “piazza” ma soprattutto, come doveroso da parte di rappresentanti delle istituzioni, anche dell’esatta interpretazione delle norme se non altro per il fatto che la loro elezione in Parlamento è stata a suo tempo ritenuta compatibile dalla giunta parlamentare delle elezioni che è l’organo preposto a valutare eventuali incompatibilità.
Detto questo, e tornando in particolare al campo infermieristico dove le polemiche sono senz’altro più accese (lo stesso infatti non si può dire per le altre due professioni che sembrano al momento più indifferenti al problema), non me ne vogliano i lettori più accesi ma forse, pur nel rispetto delle loro animosità, penso che i problemi della categoria vadano purtroppo ben al di là di una poltrona.
Oggi gli infermieri sono una professione sanitaria che può fregiarsi di studi e titoli di altissimo livello e che è carica di responsabilità innegabili sul piano della tenuta dell’intero sistema assistenziale. Eppure i loro stipendi e la loro carriera non hanno ancora compiuto quel salto di qualità che laurea, dirigenza e nuova professionalità meriterebbero.
Una battaglia, questa, che spetterebbe alla categoria tutta, Ipasvi e sindacato (ovviamente nell’ambito dei rispettivi ruoli) con una rinnovata unità di intenti.
Consentitemi di avere dei dubbi sul fatto che le attuali polemiche interne possano aiutare a vincere questa battaglia.
C.F.
13 novembre 2014
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