Congresso Fimmg. La relazione di Milillo: "Non più sostenibile un sistema con tutte le prestazioni a carico della fiscalità generale"
Il segretario nazionale dei medici di medicina generale ha quindi sottolineato che la sfida non è più quella di evitare la contribuzione a carico dell'assistito, ma "renderla il più equa possibile, rispettando comunque il dettato costituzionale della gratuità agli indigenti”. LA RELAZIONE
08 OTT - Non è mai stata realizzata e mai potrà esserlo in futuro lo sostenibilità di un Ssn “che fornisca tutte le prestazioni di assistenza sanitaria necessarie alla tutela della salute ponendole ad esclusivo carico della fiscalità generale, cui tutti, in teoria, dovrebbero contribuire in proporzione al loro reddito”. E’ l’amara analisi espressa dal segretario nazionale
Giacomo Milillo nella sua relazione al 70° congresso nazionale Fimmg.
A dimostrazione di ciò, sottolinea, c’è la constatazione che già oggi il cittadino “vede sempre più prestazioni a proprio totale carico e per l’assistenza sanitaria ora erogata dal Ssn è necessario prevedere un concreto contributo dell’assistito nel momento in cui usufruisce della prestazione”. La sfida non è più dunque evitare questa contribuzione, “ma renderla il più equa possibile, rispettando comunque il dettato costituzionale della gratuità agli indigenti”.
Una volta assodati questi elementi, secondo Milillo, il Ssn deve “cercare di offrire il maggior numero possibile di prestazioni appropriate, ma deve prendere atto che dovrà anche svolgere una funzione di regolamentazione capace di condizionare l’appropriatezza, e quindi rendere sinergico, l’uso delle risorse che possono provenire dalla volontaria contribuzione degli individui a Mutue o a Società di mutuo soccorso o a Fondi integrativi alimentati da meccanismi di welfare contrattuale”.
Tuttavia il segretario della Fimmg guarda con preoccupazione
all’attività di programmazione di certe Regioni “comprese alcune considerate di eccellenza; programmazione che appare più orientata alla riorganizzazione del proprio personale dipendente che alla realizzazione di modelli efficienti nell’interesse del cittadino”. Regioni che, sottolinea, “confondono l’indispensabile integrazione funzionale dei professionisti coinvolti nel processo, con la formazione di squadre subordinate a intelligenze organizzative e gestionali che ricavano la loro esperienza dall’organizzazione ospedaliera”.
Nel complesso, per un
effettivo miglioramento del sistema di governance, Milillo auspica “un rafforzamento del Ministero della Salute, naturalmente in stretta collaborazione con una Conferenza delle Regioni che da un lato sappia interloquire produttivamente con il Ministero, ma dall’altro sappia autorevolmente guidare le singole Regioni a comportamenti fra loro coerenti”.
Posizione decisa e netta anche in materia di
accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Milillo ritiene “dannoso” rimuovere ogni sbarramento, poiché si concretizzerebbero alcuni effetti nefasti, individuati in un aumento di “cattedre universitarie o per lo meno degli incaricati di insegnamento; abbandoni di studenti appartenenti a famiglie che intanto hanno inutilmente sostenuto gli alti costi; medici laureati parcheggiati in un limbo di disoccupazione assoluta, aspettando che gli si permetta di accedere ad un corso di specializzazione; medici laureati che guardano alla specializzazione come soluzione occupazionale di sopravvivenza e non come momento formativo necessario ad un inserimento, non dico garantito, ma almeno molto probabile".
Per quanto concerne la
farmaceutica, un passaggio importante sul ruolo del medico nel settore. “Il medico di medicina generale deve essere partecipe attivo al complesso e irrinunciabile meccanismo della regolazione del farmaco e non passivo esecutore, quale passo avanti nella direzione del pieno recupero del proprio ruolo nel miglioramento dell’assistenza farmaceutica”. Un recupero che secondo Milillo dovrà compiersi con una partecipazione “attiva e responsabile alla appropriatezza prescrittiva, mirando così alla qualità della prescrizione e non più, o almeno non solo al numero di confezioni prescritte; ed ancora una partecipazione attiva alla farmacovigilanza e con la realizzazione di studi di effectiveness sui farmaci immessi in commercio”.
Infine alcune valutazioni sul rinnovo dell’
Accordo collettivo nazionale e in particolare sul ruolo del medico di medicina generale. La visione della Fimmg è contenuta nella proposta di articolo 1 del prossimo Acn. “Il Mmg si qualifica come un professionista autonomo ai fini dello svolgimento di quanto previsto dal presente Accordo, in forma personale, ovvero aggregata, secondo le norme privatistico/civilistiche vigenti, anche all'esterno del Ssn; al tempo stesso egli collabora continuativamente e coordinatamente all'espletamento della funzione dei medici di medicina generale secondo gli schemi del Ssn, in regime di finanziamento pubblico ed in adesione ai principi del D.lgs n. 502 del 1992 e s.m.i. per l'espletamento delle funzioni essenziali quali descritte nel presente Accordo, che ha carattere inderogabile”.
08 ottobre 2014
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