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Cambio generazionale in sanità. La priorità è ridare agli infermieri le giuste competenze

di Ivan Cavicchi

L’implausibilità delle varie proposte in circolazione consiste nella loro palese insufficienza a rimuovere la contraddizione “dell’infermiere che non c’è”.  La “contraddizione delle contraddizioni” da cui bisognerebbe partire per definire una proposta è quella del “demansionamento”. (Seconda parte. Leggi la Prima parte)

18 GIU - Abbiamo detto che una “proposta” non si giustifica se non in relazione ai problemi che intende risolvere. Quali sono i problemi degli infermieri che oggi bisogna affrontare? O meglio :quale è la contraddizione più grande che oggi nega l’infermiere? La contraddizione, per essere pratici, vuol dire che un infermiere non può essere il suo contrario, o è infermiere o non lo è. Un infermiere non può essere un oss, se egli è anche un oss non è un infermiere. Oggi la più grande contraddizione che ha l’infermiere è che egli, per tante ragioni, in realtà “non è” un infermiere.

Egli “non è” rispetto :
•    alle norme di riferimento che lo definiscono una professione intellettuale
•    alla cronica disorganizzazione che lo costringe a fare il tappabuchi
•    allo scarso valore economico attribuito al suo lavoro
•    ai suoi titoli di studio che nella pratica sono ignorati ecc.

Oggi il principale problema dell’infermiere è essere infermiere. L’implausibilità delle varie proposte in circolazione (competenze avanzate, ricambio generazionale, ecc) consiste proprio nella loro palese insufficienza a rimuovere la contraddizione “dell’infermiere che non c’è”. Anche di recente (“Infermieristicamente”, interviste di Chiara D’Angelo) ho parlato di post ausiliarietà (un infermiere che non è quello che dovrebbe essere), di decapitalizzazione (un infermiere che non è considerato un capitale professionale), ma secondo me la “contraddizione delle contraddizioni” da cui bisognerebbe partire per definire una proposta è quella del “demansionamento” che in pratica è la conseguenza della post ausiliarietà, della decapitalizzazione, della disorganizzazione.

Il demansionamento è la contraddizione finale che se non rimossa impedirà di risolvere il problema  “dell’infermiere che non c’ è”. Ma cosa è il demansionamento? E’ un fenomeno di deprofessionalizzazione molto simile a quello che, in altri modi e in altre forme, sta interessando il medico. Una professione per essere tale cioè per non essere un mestiere esecutivo deve potere avere almeno un certo grado di autogovernabilità, cioè non può essere meramente subalterna. Oggi le politiche di sostenibilità stanno sempre più riducendo i medici e gli infermieri a mestieri esecutivi, ai medici togliendo sempre più gradi di autonomia agli infermieri impedendo di conquistarli. Per rimuovere la contraddizione del demansionamento è necessario intervenire su tutte le cause che lo provocano: il blocco del turn over, la restrizione degli organici, il blocco dei contratti, l’invarianza dei modelli organizzativi, l’indifferenza nei confronti della nuova domanda di salute e dei nuovi bisogni dei cittadini, il persistere di una visione ospedalocentrica ecc.

Rimuovere tali contraddizioni costa e spendere soldi rispetto al principio del “costo zero” è considerato automaticamente insostenibile. Non sorprende quindi se la posizione dell’Ipasvi sul demansionamento derivabile da una presidente che è nello stesso tempo una senatrice del PD sia tutto sommato di negazione del fenomeno. Per il PD/Ipasvi ammettere il demansionamento implicherebbe dichiarare per lo meno che esiste un problema di insufficienza delle politiche di sostenibilità del governo. Ma questo al governo non piacerebbe. Se si consulta il dibattito su FB della presidenza dell’Ipasvi si comprende per intero l’imbarazzo tanto della presidente della federazione dei collegi quanto quello della senatrice PD, nei confronti del demansionamento:
•    da una parte si tende a non incoraggiare la battaglia contro il demansionamento, relegando il problema al caso individuale, subordinandolo a procedure dimostrative che il singolo infermiere dovrebbe assicurare, o tentando addirittura di giustificarlo con le pratiche assistenziali ordinarie;
•    dall’altra si tende a scaricare la questione sulle spalle dei sindacati.

Ma il demansionamento esiste e come quindi quale proposta? Quella che avanzo si basa:
•    sull’impossibilità di negare il fenomeno ma solo perché il fenomeno è oggettivamente innegabile,
•    su un ragionamento pragmatico basato sul buon senso,
•    sulla necessità legata all’interesse primario del malato.

Il ragionamento è il seguente:
•    a condizioni negative di deprofessionalizzazione non impedite è empiricamente impossibile non avere problemi di demansionamento,
•    rimuovere  le cause principali che generano la deprofessionalizzazione significa avere la possibilità di prevenire il demansionamento,
•    per prevenire il demansionamento si tratta molto semplicemente di fare in modo che “l’infermiere sia l’infermiere”,
•    l’infermiere che è un infermiere è la prima garanzia per il malato.

Questo ragionamento ha delle conseguenze strategiche:
•    per fare in modo che “l’infermiere sia l’infermiere” la prima cosa da fare è disobbedire al demansionamento, cioè non subirlo, rifiutandosi di assoggettarsi alle condizioni che lo determinano,
•    la disobbedienza non può essere del singolo infermiere ma della categoria per intera e quindi organizzata come una azione collettiva,
•    l’azione collettiva per essere efficace deve poter contare su una task force composta di esperti di vario tipo ,a sostegno delle varie vertenze organizzate a scala regionale e aziendale e finanziata principalmente dai collegi,
•    organizzare una azione collettiva significa informare preventivamente coloro che sono responsabili del demansionamento, cioè le controparti del problema e chiedere loro dei tavoli negoziali.

Anziché lo shifting che sposta l’attenzione degli infermieri dal demansionamento al ricambio generazionale, sarebbe il caso di aprire a livello nazionale d’accordo collegi, sindacati e associazioni una “vertenza” che indicherei con un semplice slogan “essere infermieri oggi”, con ciò ammettendo:
•    la legittimità di una democratica controversia tra infermieri e governo,
•    la definizione dell’infermiere come dovrebbe essere,
•    i modi per essere infermieri per rispondere ai bisogni di salute delle persone e per essere diversamente sostenibili.

Il prossimo articolo sarà l’ultimo e affronterà la questione dei costi. Dove trovare i soldi per “essere infermiere oggi” e quindi diversamente sostenibili?

Ivan Cavicchi

 

18 giugno 2014
© Riproduzione riservata

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