Il futuro del Ssn? Integrazione, territorio e investimenti. I medici: “Senza è il collasso”
Se n’è discusso a Ravenna in una tavola rotonda organizzata dall’Ordine dei medici. Presenti i principali sindacati dei medici (dipendenti e convenzionati), il presidente dell’Aiop e l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna Carlo Lusenti. Posizioni e soluzioni diverse ma con un comun denominatore: “Mettere al centro del dibattito il tema del diritto alla Salute”.
16 SET - Quale futuro per il Servizio sanitario nazionale? Intorno a questa domanda si è districata la tavola rotonda organizzata dall’Ordine dei medici di Ravenna e che ha visto la partecipazione dei principali leader dei sindacati medici della dipendenza e dell’area convenzionata, dell’ospedalità privata e dell’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti. Un dibattito che ha cercato di rimarcare i problemi e le possibili soluzioni per uscire dall’impasse degli ultimi anni.
“Il Ssn è cambiato”, ha esordito aprendo il dibattito, il presidente dell’Ordine dei medici di Ravenna,
Stefano Falcinelli. “Dobbiamo confrontarci con i nuovi bisogni di salute. Gli ospedali dovranno essere sempre più dedicati agli acuti e occorre potenziare il territorio. Il tutto in un contesto di integrazione intra e inter professionale su cui sarebbe opportuno rilanciare un momento di confronto a 360 gradi tra i professionisti, organizzando magari una Fiuggi 2” (il riferimento è alla kermesse del 2008 tenutasi nella cittadina laziale in cui tutto il mondo professionale si trovò a confrontarsi sul futuro della categoria). Ma soprattutto “non è sufficiente difendere il Ssn, bisogna cambiarlo anche attraverso la partecipazione attiva dei professionisti nella programmazione delle scelte”. Scelte che sono però difficili da fare senza un’adeguata mole di risorse economiche.
“C’è un problema di risorse”, ha specificato il Dg della Usl di Ravenna
Andrea Des Dorides che ha ben sintetizzato con un esempio matematico la situazione: “Puntare tutto sulla lotta agli sprechi va bene, ma si arriva ad un punto dove la curva dell’efficienza tende ad appiattirsi”. Poi il Dg ha spiegato come oggi “spesso si combatte per difendere ciò che è rimasto”. Ma questo modus agendi può portare all’annullamento, per cui “bisogna cambiare”.
Il dibattito a questo punto è entrato nel vivo. A prendere la parola il presidente della Cimo-Asmd,
Riccardo Cassi che ha rammentato come negli ultimi anni il Ssn sia stato identificato come una “sacca di spreco che ha portato i Governo a mettere in atto i tagli lineari che tanti problemi stanno creando”. Per Cassi uno dei problemi principali è la frammentazione del sistema e le difficoltà dello Stato ad intervenire: “Tante volte le Regioni hanno stoppato i processi di cambiamento”. Poi un riferimento al mondo professionale. “Basta separazioni tra ospedale e territorio, servono più punti d’incontro”. E poi un riferimento alla condizione di lavoro dei professionisti: “la categoria è demotivata e poi bisogna ricostruire e recuperare il rapporto di fiducia con i pazienti”.
“Il problema maggiore del Ssn? L’assenza di politiche nazionali per la Salute”. Così ha esordito nel suo intervento il segretario dell’Anaao Assomed
Costantino Troise. “Tagli, ticket e tasse, solo questo è stato fatto in questi ultimi anni”. Basta quindi per Troise ad interventi spot: “Serve una riforma o il Ssn rischia di andare in rianimazione. Non è più possibile guardare solo agli aspetti organizzativi e perseguire la deriva aziendalista. Serve più rispetto per il lavoro perché negli ultimi 2-3 anni stiamo perdendo i pezzi. Riscriviamo un nuovo patto con le professioni. L’efficienza non serve a nulla se non produce risultati efficaci”.
Risultati che non possono essere positivi senza un’adeguata dotazione di risorse finanziarie. “Le criticità di fondo – ha spiegato il presidente dell’Aiop,
Gabriele Pelissero - del sistema sono legate alle scelte di politica economica sanitaria. Possiamo parlare di tutto ma servono più risorse. In Europa siamo quelli che spendono di meno e tagliano di più”. “Certo – ha ricordato il numero uno Aiop – rispetto ai soldi che abbiamo li spendiamo bene e otteniamo grandi risultati. Ma senza investimenti e riorganizzazioni sarà sempre più difficile uscire dal circolo vizioso che porta ad un calo dell’offerta di prestazioni. La sanità è un traino dell’innovazione e il Paese deve trovare la capacità di rifinanziare il comparto. Il Ssn è un bene comune”.
“I tagli hanno certamente inciso – ha ricordato il presidente della Fimp,
Alessandro Ballestrazzi – Si sta scommettendo sul default del Ssn e sull’arrivo del privato”. Ciò che serve per il rappresentante dei pediatri è innanzitutto il potenziamento del territorio su “cui bisogna allocare risorse”. Ma tra le priorità da affrontare Ballestrazzi annovera anche la questione del “rischio clinico e la depenalizzazione dell’atto medico”. Ma più di tutto “serve una nuova gestione perché andiamo sempre più verso un sistema integrato. I professionisti sono pronti al cambiamento”.
“Certamente uno dei primi problemi è quello del sottofinanziamento – ha spiegato il segretario del Sumai-Assoprof,
Roberto Lala – ma uno delle nostre criticità maggiori è la mancanza di programmazione e il fatto che la sanità sia derubricata agli ultimi posti nell’agenda della politica”.
“Di territorio – ha specificato Lala – si parla dall’istituzione della 833, ma ad oggi non si è fatto ancora nulla”. Anche per il leader degli specialisti ambulatoriali occorre ripensare il sistema, ma “bisogna coinvolgere i professionisti”. “Certo – ha specificato Lala che ha guardato anch’egli con favore alla proposta di una Fiuggi 2 – anche noi dobbiamo fare mea culpa. Ognuno in questi anni ha pensato per se”. Ma se Lala riconosce le defaillaince dei camici bianchi sollecita anche le Regioni a coinvolgere di più i professionisti. “In quante Regioni si è veramente innovato? Tutti dobbiamo fare autocritica e trovare un punto d’incontro per riformare il sistema”.
Per il segretario della Fimmg,
Giacomo Milillo un grande problema è “quello della resistenza al cambiamento”. E la colpa per Milillo è della politica che “ha tradito la 833”. Ma non solo, “le Regioni sono autoreferenziali e spesso sono vincolate all’ideologia”. Per il numero uno dei medici di famiglia “innovazione vuol dire prima di tutto mettere in discussione se stessi altrimenti rischiamo la decadenza. I professionisti sono a disagio e non sono contenti del proprio lavoro”. Il rischio paventato da Milillo è che si voglia costruire la sanità territoriale sul modello dell’ospedale. E poi lancia un attacco a Governo e Regioni: “Dubito vogliano sottoscrivere il Patto per la Salute”.
Pronta la replica dell’assessore alla Sanità dell’Emilia Romgna
Carlo Lusenti che ha esordito con una battuta: “Se mettiamo troppa carne sul fuoco si rischia di bruciare la casa”. Della serie, va bene criticare il sistema ma non mettiamo tutto e tutti sullo stesso piano. “Guardiamo ai risultati del nostro Ssn – ha ricordato Lusenti – siamo tra i primi nelle graduatorie europee e non mi sembra vi siano altri comparti dove siamo ai primi posti. Il Ssn è un vanto e non dobbiamo vomitarci dentro”.
I problemi però, ci sono. “In Italia – ha precisato Lusenti – il fatto è le politiche per la Salute non sono una priorità. Serve innovazione e cambiamento ma sono percorsi difficili soprattutto se non si ha chiaro il traguardo”. Una soluzione Lusenti la ricerca nella necessità di una buona politica “Dove c’è, i risultati si vedono”. Certo, anche per l’assessore occorre riformare il Ssn. “È dal ’99 che non vi si mette mano. Per 14 anni si è parlato solo di costi mentre è il diritto alla Salute che dev’essere posto in primo piano”.
16 settembre 2013
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