Centralità delle risorse umane e della leadership professionale nel gestire l’alta complessità ospedaliera e individuazione di criteri e standard minimi di riferimento per le dotazioni di personale. Una robusta azione comunicativa multicanale finalizzata ad informare e coinvolgere tutti i soggetti interessati ed a favorire i processi di cambiamento, innovazione e miglioramento nella capacità di tutela della salute del cittadino prospettati. Assicurare una visione integrata e unitaria tra Ospedale e Distretto, da sostenere anche mediante l’allineamento di tempi e modi di emanazione. Un efficace e accessibile sistema di monitoraggio e verifica sulle aree di miglioramento correlate all’implementazione degli “standard” per i servizi ospedalieri con coinvolgimento delle società scientifiche.
Queste alcune delle considerazioni più importanti messe sul tavolo dalla Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) nell’ambito della Consultazione al ministero della salute sul Dm 70 in corso di revisione. Un lavoro congiunto con CARD (Confederazione Associazioni Regionali di Distretto) e ANMDO (Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere).
l’attivazione di dipartimenti con competenza clinico-professionale estesa a tutto il sistema ospedaliero e al territorio;
la necessità di modello e criteri per favorire la mobilità di equipe e professionisti in rotazione dai centri Hub/Spoke su tutti i presidi ospedalieri;
la pianificazione di attività di teleconsulenza fornite presso i presidi ospedalieri di base dalle altre strutture ospedaliere;
l’incremento della soglia minima di posti letto attualmente dedicati alle cure intensive e semi-intensive negli ospedali di primo e secondo livello;
una revisione con incremento dei posti letto per le attività diurne (day hospital e day surgery);
l’individuazione di una funzione di telemedicina e la specificazione dei servizi da attivare all’interno di ciascuna struttura ospedaliera.
Le tre Società Scientifiche – SItI, Card e Anmdo - ritengono strategico il tema dell’integrazione fra ospedale e territorio, supportato mediante l’individuazione di: unità operative multizonali, dipartimenti transmurali ospedalieri-territoriali (es. per geriatria e longevità, salute della donna, del bambino e della famiglia, riabilitazione, salute mentale) e l’attivazione di team di assistenza integrati; modelli organizzativi strutturati in cui le reti professionali territoriali si coordinano con le reti ospedaliere.
Sul tema “percorso nascita” si propone di prevedere l’attivazione di servizi distrettuali ispirati ai modelli di “midwifery care” a garanzia dell’effettiva presa in carico della donna, del neonato e della puerpera. Andrebbero poi allestiti servizi di ospitalità atti a facilitare gli spostamenti di gestante/famiglia – residente in territori disagiati - durante il periodo del parto, compresa l’eventuale possibilità di trasferimento della gestante in alloggi in prossimità del punto ospedaliero in previsione del parto.
È stata poi sottolineata l’importanza di un piano organico di sviluppo delle reti in relazione ai dipartimenti ed ai modelli di integrazione ospedale-territorio e dell’individuazione standard per l’attività specialistica ambulatoriale. Tra gli standard ospedalieri “qualitativi” generali è stata evidenziata la rilevanza di: prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza e il contrasto della resistenza agli antimicrobici, la sistematica formazione e addestramento sulla gestione delle emergenze cliniche e di sanità pubblica (infettive, ambientali, climatiche, umanitarie, belliche…), le tecnologie sanitarie e il sistema informativo, nonché infrastrutture e modelli innovativi per strutture mobili ospedaliere e il possibile utilizzo di droni per il trasporto sanitario.